Fvg, la grande corsa al ripristino dei tagli ai vitalizi
Serracchiani, Riccardi e Tondo promettono la “dieta” bis. M5S, Lega, Bini e Fdi puntano sul sistema contributivo
Il Palazzo sede della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia in piazza Unità d'Italia a Trieste
TRIESTE. Debora Serracchiani assicura: se nel 2018 in Friuli Venezia Giulia vincerà il centrosinistra, gli ex consiglieri di Palazzo si ritroveranno il vitalizio tagliato come già da inizio 2015. E così anche garantiscono Riccardo Riccardi per Forza Italia e Renzo Tondo per Autonomia responsabile.
Movimento 5 Stelle, Lega Nord, Fratelli d'Italia e Progetto Fvg vanno invece oltre. E promettono, in caso di conquista di piazza Oberdan, di proporre il ricalcolo secondo il sistema contributivo: una sforbiciata del 40%, non proprio un ritocchino.
Il tema riemerge nei giorni in cui da un lato a Roma si inabissa il tentativo di intervenire retroattivamente sulle pensioni pubbliche degli ex parlamentari (ma ci sarebbero state conseguenze anche sui consiglieri delle Regioni), dall’altro l’Ufficio di presidenza dell’aula Fvg è costretto a infilare nel bilancio interno di previsione 2018-20 un capitolo di spesa che tenga conto, a partire dal secondo semestre 2018, degli importi a tempo pieno degli oltre 200 vitalizi in essere (l’elenco che compare nel sito della Regione contiene 209 nomi, ma non sono stati cancellati alcuni deceduti), giacché il 30 giugno prossimo scadrà il dettato della legge 2 del 2015, l’intervento scattato nel marzo di quell’anno che ha ridotto gli assegni mensili lordi dal 6% al 15% (con maggiorazione del 50% per chi gode di doppio vitalizio), da un minimo di 36 a oltre 800 euro in meno al mese.
Franco Iacop ne ricorda in una nota l’approvazione, che si aggiunge alla riforma generale che a inizio mandato ha abrogato i vitalizi per gli attuali consiglieri, e non dimentica il contenzioso aperto con 52 ex che si sono opposti al taglio della legge 2. «Contro questi ricorsi - spiega il presidente del Consiglio - stiamo resistendo in tribunale, ma senza avere ancora ottenuto nessuna sentenza rispetto alla procedura». Un’altra precisazione riguarda l’ipotesi di proroga, «non giuridicamente sostenibile», della norma in essere: «Secondo i pronunciamenti della Corte costituzionale e della Cassazione, la misura deve essere contingente, straordinaria e individuale. Quindi è necessario che allo scadere della legge 2 il Consiglio regionale, se ritiene, approvi una nuova norma in cui siano specificati questi contenuti».
Ma che succederà davvero dopo le elezioni? Serracchiani ribadisce la linea del Pd («Rispondiamo con i fatti agli attacchi di chi gioca sul terreno del populismo e della demagogia»), di giunta e maggioranza: «Abbiamo fatto da subito quello che avevamo promesso, senza tanto clamore: abbiamo abolito per sempre i nostri vitalizi e poi abbiamo chiesto un contributo di solidarietà agli ex consiglieri regionali». Affinché questo contributo continui a essere trattenuto, prosegue la presidente, «chi verrà dopo di noi dovrà motivare adeguatamente il provvedimento e dargli un’altra scadenza. Se la maggioranza di centrosinistra sarà confermata, è chiaro che così sarà fatto».
Lo assicura anche Sergio Bolzonello, il possibile successore: «Io rientro con orgoglio tra quei politici che non avranno il vitalizio e faccio parte di una giunta e di un’assemblea intervenute nel 2013 in questa direzione: la linea è tracciata e non c’è nessuna volontà di tornare indietro». Il candidato del Pd prosegue: «In questi cinque anni abbiamo abolito quelli che possiamo considerare privilegi, e lo abbiamo fatto nel perimetro della legge. Resta ancora in piedi il ricorso di alcune decine di ex consiglieri che evidentemente non hanno la sensibilità di capire il momento storico in cui viviamo».
La posizione delle altre forze politiche che puntano alla Regione? Elena Bianchi chiarisce che il Movimento 5 Stelle «non ha mai cambiato idea: i vitalizi degli ex vanno sottoposti al ricalcolo contributivo». Lo crede anche Massimiliano Fedriga: «Se non ci si è preoccupati del rischio incostituzionalità della legge Fornero, credo che ci debba essere il coraggio di allineare vecchie e nuove pensioni della politica». E pure Sergio Bini di Progetto Fvg pensa all’uniformità: «Non ci devono essere differenze per chi presta un servizio pro tempore. I consiglieri regionali, come tutti i cittadini, si dovranno meritare una pensione che sia conseguente ai contributi previdenziali versati». Di «pensioni proporzionali ai versamenti» parla anche Luca Ciriani (Fdi). Un simile intervento taglierebbe gli assegni di quasi la metà. E potrebbe appunto finire nel mirino della Corte costituzionale.
Riccardi e Tondo immaginano invece il bis del contributo di solidarietà. «Penso che sarà necessario intervenire a luglio, perché il disagio segna distanze ancora troppo significative nella nostra società», dichiara il candidato forzista ricordando di avere votato per l’abolizione del vitalizio e aver «sempre sostenuto che le condizioni economiche di chi fa politica debbano essere le stesse della vita prima dell’impegno pubblico». «Sono per mantenere quel contributo», dice anche Tondo citando un suo storico intervento nel merito delle spese della politica: il taglio dei consiglieri regionali da 60 a 49.
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