Fvg in bilico tra giallo e arancione. Migliorano alcuni parametri nella bozza del monitoraggio dell'Iss: indice Rt sotto l'1.0. Fedriga: "Non abbassiamo la guardia"

TRIESTE In Friuli Venezia Giulia, nella settimana dal 23 al 29 novembre, l'indice Rt, che pone l'accento sul livello di contagiosità del virus tra la popolazione, è passato da 1,09 della settimana precedente (con intervallo 1,04-1,13) a 0,92 (con intervallo 0,89-0,96), con una contrazione del numero di focolai di trasmissione attivi che passa da 2.297 del report precedente a 1.856 di quello attuale.
Non solo. La percentuale di tamponi positivi (escluse le attività di screening e di retesting) si è attestata al 27,7 % (4.009 su 14.452) contro il 34,3 % (3.793 su 11.704) del periodo tra il 16 e il 22 novembre. Inoltre, la percentuale di tamponi positivi nell'ambito territoriale rispetto al totale è scesa al 28,4% (contro il 35,9%) e quella nell'ambito ospedaliero rispetto al totale al 22,6% (contro il 26,4%). Si è infine registrato un calo sul versante del tempo medio trascorso tra la data d'inizio dei sintomi e la diagnosi di Covid-19. Lo conferma la Regione Friuli Venezia Giulia, sulla base dei dati contenuti nella bozza di report settimanale sul monitoraggio della Fase 2 dell'emergenza sanitaria stilato dall'Istituto superiore di sanità.
"I dati dell'Istituto superiore di sanità, e in particolare la riduzione dell'indice Rt a 0,92, evidenziano i passi in avanti compiuti in Friuli Venezia Giulia nella lotta al Covid-19, ma non devono portare a un abbassamento della soglia di attenzione da parte dei cittadini, poiché il sistema sanitario si trova ancora sotto pressione." ha commentato il governatore Massimiliano Fedriga.
"In questo contesto di forte incertezza - prosegue il governatore - è pertanto fondamentale evitare contatti non necessari con persone non conviventi, momenti di aggregazione e, in generale, ogni situazione che possa favorire la diffusione del virus." "Comprendo bene i sacrifici che stanno compiendo i cittadini - conclude Fedriga - ma l'emergenza ci impone di stringere ancora i denti per superare assieme, come comunità, questo momento difficile."
Lo studio rimarca un calo del 20,5 per cento dei casi nella settimana dal 23 al 29 novembre rispetto alla settimana precedente (4.934 contro 6.024) che evidenzia quindi un trend settimanale in diminuzione o stabile. Similmente, i casi riportati giornalmente alla sorveglianza integrata Covid-19 hanno fatto registrare una contrazione del 13 per cento (3.851 casi per data diagnosi/prelievo contro i 4.428 della settimana precedente).
L'analisi compiuta sulla situazione della pandemia in Friuli Venezia Giulia sottolinea, infine, un ulteriore miglioramento della già elevata capacità e qualità del monitoraggio dell'epidemia: nel 99,8% (rispetto al 93,4%) dei casi viene segnalata la data di inizio sintomi e il 100% dei casi per cui si rende necessario il ricovero è portato all'attenzione del Ministero della salute.
Sull'altro fronte, però, meno buona è la fotografia del rapporto della Fondazione Gimbe, che pone il Fvg ai primi posti nel Paese come incremento percentuale dei nuovi casi. La Fondazione evidenzia una crescita del 130% nel periodo che va dal 6 al 28 novembre rispetto a quello che va dal 14 ottobre al 6 novembre. Si tratta di un dato che, stando al rapporto, è inferiore solo a quello di Basilicata (167%) e Calabria (139%). Il dato del Rt del periodo che va dal 16 al 22 novembre, pari a 1,07, è in calo rispetto all'1,51 del periodo compreso tra il 26 ottobre e il 1 novembre.
Tra gli altri dati presi in esame c'è la variazione delle persone attualmente positive che tra il 6 e il 28 novembre è stata di 627 per 100 mila abitanti, contro una media nazionale di 525. I ricoverati con sintomi nello stesso periodo sono aumentati di 336 unità e i ricoverati in terapia intensiva di 9. Per quel che riguarda l'ospedalizzazione, secondo la Fondazione Gimbe, su dati Agenas, all'1 dicembre i posti letto occupati in area medica in Fvg sono al 50%, contro una media italiana del 48% e con il limite di sicurezza fissato al 40%; i dati relativi all'occupazione delle terapie intensive vedono un tasso di occupazione del 35% (quello nazionale è del 41%), con la soglia di sicurezza fissata al 30%.
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