Fvg, il centrodestra si aspetta un pieno di seggi in regione
UDINE. Sono solo simulazioni, ma sembrano miele per il centrodestra. Tanto più che arrivano dal campo nemico, quello di un Pd tramortito dall’ipotesi circolata a Roma di correre in 85 collegi uninominali nelle regioni del Nord Italia senza riuscire a portare a casa nemmeno un seggio. Una catastrofe dem di cui, più che il Movimento 5 Stelle, approfitterebbero - con il meccanismo del Rosatellum 2.0 - berlusconiani, leghisti e dintorni.
Vincere, se non trionfare, con un sistema elettorale “inventato” dal centrosinistra: chi l’avrebbe mai detto?
In Friuli Venezia Giulia il centrodestra unito se la ride, almeno a leggere le previsioni. Quelle segrete commentate nelle stanze dei partiti e quelle che in queste ore stanno diffondendo i sondaggisti. Nello scenario più favorevole sarebbe un “cappotto”. Il centrodestra – lo teme, ma realisticamente se lo aspetta, pure buona parte delle truppe Pd, non a caso ultimamente molto agitate non solo per la complicata partita della Regione – può vincere tutti i 7 confronti testa a testa, gli uninominali: e aggiungendo il proporzionale, mettere insieme complessivamente 14 parlamentari su 20. Un po’ più prudenti altre simulazioni, che riguardano però solo la parte maggioritaria della legge, quella che in Fvg assegnerà appunto 7 seggi.
L’istituto ixè di Roberto Weber, in merito ai 5 collegi per l’elezione alla Camera, ne assegna 3 al centrodestra e uno ciascuno a dem e grillini. Il sito Youtrend accorcia ancor più le distanze: finirebbe 3-2 per il centrodestra sul centrosinistra nei 5 confronti camerali e non è escluso il pareggio nei 2 al Senato. Numeri comunque sempre favorevoli all'opposizione. E non sorprende che stiano crescendo le ambizioni di chi, in caso di porta più stretta direzione Roma, avrebbe puntato tutto sul Consiglio regionale. I nomi sono sempre i soliti, ma più di qualcuno, date le premesse, cercherà ora di accreditarsi per un seggio romano.
Forza Italia ha in testa alla lista Massimo Blasoni, il vicecoordinatore vicario che aspira da sempre a un posto in Parlamento, e Sandra Savino, uscente con un solo mandato alla spalle che dovrebbe avere il via libera per il bis, sempre che non si ritenga di assegnarle un ruolo in Regione, lì dove il centrodestra è convinto di poter tornare al governo.
Stesso discorso per l’ex sindaco di Gorizia Ettore Romoli, già al Senato e alla Camera, un big che si può permettere di scegliere se correre ancora per la capitale o ritagliarsi a sua volta uno spazio in giunta. Tra gli altri, qualche amministratore locale come Renato Carlantoni, reduce da due mandati da sindaco a Tarvisio, e Fabio Marchetti, appoggiato dal centrodestra unito a Codroipo, mentre nel Pordenonese scalpita Elio De Anna, che potrebbe pure dare pure una mano alla collega di gruppo Mara Piccin per la riconferma in piazza Oberdan, in una competizione interna peraltro difficile visto il sicuro inserimento in lista dei sindaci uscenti di Sacile Roberto Ceraolo e di Spilimbergo Renzo Francesconi.
Passando alla Lega Nord, nessun dubbio che Massimiliano Fedriga, capogruppo in carica del Carroccio alla Camera, sia in pole position, nell’attesa di definire la questione della candidatura a presidente della Regione. Papabili anche il vicesindaco di Trieste Pierpaolo Roberti, la maroniana Vannia Gava, vicesindaco a Sacile, la consigliera regionale di Gemona Barbara Zilli (che preferirebbe restare a Trieste, il sogno sarebbe un incarico di giunta), l’ex segretario della Lega udinese Daniele Moschioni e i due padani di lungo corso, l’ex bossiano di ferro Mario Pittoni, che punta a far valere il suo impegno nel settore dell’istruzione, e il presidente di una Provincia di Udine al tramonto, Pietro Fontanini.
I partiti minori e le liste civiche. Guardano a Roma anche gli esponenti dei partiti minori e delle civiche. Tra i Fratelli d’Italia c’è Luca Ciriani, in uscita dal Consiglio dopo vent’anni filati. In Autonomia responsabile ci sono Renzo Tondo, in quota Fitto, e Valter Santarossa, responsabile regionale del movimento di Stefano Parisi.
Tutti “giochi” che si faranno nel contesto di un doppio dossier: politiche e regionali. Con il centrodestra che dividerà l’esercito ma che, visti il vento a favore e le difficoltà di un Pd che appare lontano dall’allargare il campo, ha tanti aspiranti ma più di un posto a disposizione. Al netto di qualche possibile candidatura paracadutata dal livello nazionale, come accadde nel 2013 con Bernabò Bocca, il “visitor” pidiellino voluto da Silvio Berlusconi.
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