Fvg, il 10% dei regionali in pensione in 4 anni

Previste 337 uscite sino alla fine del 2018. Il direttore generale Roberto Finardi: «Non prevediamo di coprire tutti questi posti»
Il direttore generale della Regione, Roberto Finardi, con Debora Serracchiani
Il direttore generale della Regione, Roberto Finardi, con Debora Serracchiani

TRIESTE. Un quadriennio da oltre 300 probabili uscite. Da fine 2015 sino alla conclusione del 2018 la Regione saluterà qualcosa come 337 dipendenti: in tanti, infatti, dovrebbero andare in pensione. Si tratta di poco più del 10% del totale degli assunti al 31 dicembre scorso: 3.210, di cui 2.631 a tempo indeterminato. Numeri che ieri il direttore generale dell’ente, Roberto Finardi, ha snocciolato - affiancato dall’assessore al Personale Paolo Panontin - durante l’audizione davanti ai componenti della Prima commissione del Consiglio regionale. Tutti questi addii, a quanti ingressi corrisponderanno? «Per quest’anno il tetto concesso, nel rapporto fra costo e risorse, è al massimo del 60% – le parole poi a margine di Finardi -, nel prossimo dell’80% e a salire». Ciò significa che l’ente potrà al massimo spendere per le eventuali new entry il 60% di quello che pagava per il personale in uscita nell’anno in corso, cioè per 65 unità (nel 2016 dovrebbero essere 61, nel 2017 92 e nel 2018 ben 119). Ciò significa anche che, in pratica, con il costo risparmiato ad esempio per il pensionamento di due dirigenti, la Regione potrebbe comunque assumere un numero più elevato di profili C o D, evidentemente meno onerosi.

Ma le variabili sulla forza lavoro non mancano: «Useremo queste disponibilità con la massima cautela - chiarisce subito il direttore generale della Regione -. I numeri delle prossime uscite sono abbastanza certi. Non immaginiamo di coprirli tutti questi posti, considerato poi che siamo in una fase in cui è in atto la riforma delle autonomie locali. I dipendenti delle Province verranno in parte assorbiti nelle Uti, ma è pensabile che anche la Regione debba assorbirne qualcuno. Certo, ci saranno delle esigenze imprescindibili, con profili che andremo a garantire». Quanto alle future assunzioni, Finardi conclude ricordando le procedure in essere dei concorsi «per le categorie C e D, le cui graduatorie saranno un bacino importante da usare eventualmente per coprire dei posti».

L’audizione di ieri ha visto i protagonisti ribadire alcuni impegni strategici collegati in ogni caso alla volontà di arrivare a stabilizzazioni ed entrate in organico: «Ridurre il lavoro precario» è uno degli obiettivi, è stato ripetuto in più passaggi. Inoltre, per la programmazione dei fabbisogni, «si punta a un respiro pluriennale che consideri in modo puntuale i posti vacanti». Chi approderà in Regione lo farà dopo aver superato selezioni che avranno fra i criteri chiave la conoscenza delle nuove tecnologie informatiche. Si interverrà, in generale, con «attenzione al contenimento dei costi» ma nel contempo «favorendo il ricambio generazionale». Così, la carta d’identità della Regione potrà forse esibire un’età media più bassa dei 52 anni attuali del personale non dirigente e dei 56 della parte dirigenziale. Ricordate anche le “cifre” degli ultimi anni: nel 2011 gli assunti erano stati 15 e i cessati dal servizio 95, nel 2012 rispettivamente 23 e 87, nel 2013 39 assunti e 27 uscite e infine nel 2014 il rapporto è stato di 27 a 67.

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