Fvg, i grillini “a dieta” donano mezzo milione
TRIESTE. I consiglieri regionali, nonostante i tagli ai costi della politica, continuano a portarsi a casa stipendi che si aggirano tra i 6.500 e gli 8.400 euro mensili netti. Non tutti i consiglieri regionali, però, perché in Friuli Venezia Giulia si fa politica anche guadagnando meno.
La “lezione grillina” è contenuta nell’assegno da oltre mezzo milione di euro consegnato alle piccole e medie imprese locali. 504.674,95 euro per l’esattezza. Tanto sono riusciti a mettere insieme dall’inizio della legislatura i cinque consiglieri regionali del M5S decurtandosi, mese dopo mese, la paga. Sono Andrea Ussai, attuale capogruppo, Elena Bianchi, Ilaria Dal Zovo, Eleonora Frattolin e Cristian Sergo. I soldi sono stati versati in un “fondo sviluppo” delle Pmi del territorio. Un’iniziativa antiprivilegi concordata con la base e formalizzata in un emendamento approvato nel corso di una legge di assestamento di bilancio.
Il meccanismo, da cui si tengono ben alla larga i colleghi di centrodestra e centrosinistra, è piuttosto semplice. Di base i grillini prendono come tutti gli altri, dunque dai 6.500 agli 8.400 euro (ovvero, per la precisione, da 6.480 euro a 8.366 euro, visto che la cifra cambia in relazione alla provincia di provenienza dell’eletto e agli eventuali incarichi di capogruppo, presidente di Commissione e Ufficio di presidenza). Ma, invece che intascare tutto, devolvono una buona parte della somma.
In sostanza, di quello stipendio, si limitano a tenere ogni mese per sé 2.500 euro netti più un massimo di 1.000 euro di spese. Per la propria attività legislativa possono cioè usufruire di un budget con cui pagarsi gli spostamenti in auto, i mezzi pubblici, i pernottamenti e i costi telefonici. Soldi che devono rendicontare, s’intende, non forfettari. Il tetto che i grillini si son dati, per questa voce, è annuale (12 mila euro): vuol dire che un mese, a seconda delle necessità istituzionali, un consigliere può anche superare la cifra, ma deve starci dentro nell’intera annata. O può benissimo non farsi restituire niente, o molto poco, se poco ha speso.
Dando un’occhiata alla rendicontazione del 2015, il triestino Andrea Ussai, ad esempio, a gennaio si era fatto rimborsare appena 273,70 euro per l’utilizzo della macchina. E nient’altro. Con la sede del Consiglio regionale nella sua città, evidentemente, non ha avuto bisogno di alberghi o altro. I colleghi d’aula degli altri partiti, oltre all’indennità lorda di 6.300 euro (più altri 1.000 euro in caso di particolari ruoli da capogruppo, presidente di Commissione e Ufficio di presidenza), incassano anche un ulteriore “bonus” variabile dai 2.500 ai 3.600 mensili, a seconda della circoscrizione elettorale di provenienza. Soldi forfettari con cui coprire i costi per l’automezzo, il vitto, i corsi di aggiornamento, le missioni e quant’altro un eletto ritenga utile per la sua attività istituzionale.
Il mezzo milione di euro accumulato dalle buste paga dei Cinquestelle è stato raggiunto con l’ultimo bonifico di aprile, il quinto degli ultimi due anni di legislatura. Il tesoretto è già confluito nella “musina” creata per sostenere le aziende locali. I prestiti di cui possono usufruire le imprese hanno un tasso agevolato del 1,2 o del 1,3% a seconda degli importi erogati; l’operazione è in piena sintonia con l’analoga iniziativa messa in piedi dai parlamentari del movimento che versano la loro parte nel fondo del mediocredito creato dal ministero dello Sviluppo economico.
«Come abbiamo già detto in varie sedi, non troviamo giusto che i guadagni dei politici italiani siano così alti – incalza Ussai – e ricordo che l’orgoglio dei consiglieri regionali del Friuli Venezia Giulia si è risvegliato solo quando si andava a intaccare le paghe, non in altre occasioni. E poi è un periodo difficile per le famiglie, la gente non arriva a fine mese. Noi comunque non ci siamo ridotti all’osso la paga, perché prendere 2.500 euro è più che dignitoso. Purtroppo è chi guadagna ben di più, come negli altri partiti, che vive in un’altra dimensione».
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