Fvg, compensi da fame e turni extra large. Il popolo dei rider in attesa di tutele

La moda del cibo a domicilio sbarca anche in regione. A Trieste il primato degli ordini e il picco dei pony: 200 su 350 totali

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TRIESTE Dalla quattro stagioni al panino di kebab. Dal sashimi alle polpettine di ceci. La moda del cibo ordinato comodamente sul divano di casa conquista terreno anche in Friuli Venezia Giulia per la gioia dei colossi delle consegne a domicilio. La riprova? La crescita inarrestabile del numero dei “rider”, i “fattorini del cibo”, quelli che un tempo chiamavamo semplicemente “porta pizze” e che oggi sfrecciano da una parte all’altra delle città in bici o in scooter con le loro voluminose borse termiche dalle scritte ben riconoscibili sulle spalle.

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Un “esercito” di lavoratori spesso sottopagati, costretti a osservare turni massacranti e far fronte pure ad eventuali spese di riparazione dei mezzi di trasporto. Il compenso può variare: qualcuno lavora con paghe orarie, la maggior parte invece viene retribuita a cottimo: tante consegne fai, tanto prendi. In media al rider finiscono 3,50-4 euro a consegna, tenendo conto che le piattaforme strappano al ristoratore dal 22 al 25% sul costo del menù consegnato. Chi è più cortese e puntale, peraltro, può contare pure su qualche mancia. Una situazione ai limiti dello sfruttamento, sulla quale è intervenuta proprio in questi giorni la Corte d’Appello di Torino, riconoscendo la subordinazione del rapporto di lavoro dei “riders” e sancendo il loro diritto ad una somma più alta, calcolata sulla retribuzione prevista dal contratto collettivo logistica-trasporto merci.

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La sentenza dei giudici piemontesi è stata accolta con soddisfazione anche dai “fattorini del cibo” operativi in Fvg. Circa 350, secondo le stime, dei quali 180-200 concentrati su Trieste (tra affiliati ai grossi gruppi e semplici pony arruolati dalla pizzeria o dal kebabbaro sottocasa). È soprattutto nel capoluogo regionale, infatti, che il trend sta decollando alla grande. Lo dimostra un dato su tutti: a Trieste, stando ai report delle piattaforme dei colossi del “food delivery”, si effettua un numero di consegne superiore a quello registrato complessivamente nel resto della regione. E a riprova di quanto sia interessante il mercato triestino, in città sbarcherà a fine febbraio anche Deliveroo, una delle realtà più importanti a livello nazionale, che andrà ad aggiungersi alle altre tre super realtà già presenti: Foodracers, Just Eat (che però per le consegne si affida a sua volta a PonyU) e Uber Eats.

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A testimoniare la “fame” di fattorini per effetto del successo della moda del cibo a domicilio, ci sono anche i tanti annunci pubblicati sui siti specializzati in ricerca di personale. I candidati, in genere, sono giovani, molti studenti o disoccupati in attesa di un lavoro più stabile. Non mancano però anche i sessantenni, che si muovono muniti di scooter. A Trieste, dove il sistema ha raggiunto dimensioni importanti, la maggior parte delle consegne viene effettuata da under 30 che si spostano in bici, con le mega box-frigo sulle spalle, come nelle gradi metropoli. La richiesta di una consegna avviene via app, via mail o con la classica telefonata.

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Come detto, in attesa dello sbarco di Deliveroo nel capoluogo regionale, sono tre i colossi attivi in Fvg. Nessuna di queste opera su Gorizia, dove l'abitudine di ordinare cibo a domicilio non è diffusa e viene comunque gestita in autonomia dai ristoratori. In Friuli l’ordine via app o telefono viene frenato anche dalla facilità di muovere l'automobile e di trovare parcheggio: è più semplice salire in auto, farsi un paio di chilometri e ritirare direttamente la pizza ancora fumante. Discorso diverso, evidentemente a Trieste dove Just Eat ha affilato 151 pubblici esercizi, contro i 4 di Pordenone e 22 di Udine. Foodracers supporta 31 locali a Trieste, 48 in provincia di Udine e 16 in quella di Pordenone. Uber Eats lavora solo su Trieste con 30 pubblici esercizi, incluso McDonald's, la sua punta di diamante. —


 

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