Fvg, bonus antipovertà in ritardo: la Cgil bacchetta la Regione
TRIESTE. Il Pd non ha dubbi. Il Mia, il reddito di cittadinanza dell’era Serracchiani, è una risposta anche a chi accusa il partito di non essere di sinistra. Ma la Cgil incalza ancora sulle «troppe» domande ferme. E, con il segretario regionale Villiam Pezzetta, chiede alla Regione di fare chiarezza pure sulle 5mila pratiche avviate senza patto d'inclusione.
La filosofia del provvedimento è condivisa. Ma se il Pd, a convegno l'altra sera al Savoia di Trieste, sottolinea numeri e portata del sostegno al reddito in tempi di crisi, il sindacato non minimizza sui ritardi. Tanto più diffusi da quando la misura regionale si è integrata al nazionale Sia.
Innanzitutto i numeri. Nella serata promossa dai dem è stato illustrato il monitoraggio della Regione sul periodo che va dall'avvio della riforma, ottobre 2015, a fine agosto dell'anno scorso. La spesa è stata di 48 milioni, risorse necessarie a sostenere 14.102 nuclei familiari (di cui 4.234 a Trieste e 1.030 nel Basso Isontino) per 38.400 persone coinvolte in regione.
Tra le altre statistiche, i nuclei familiari con figli rappresentano il 58% (ma a Trieste il 50% è senza figli) in un quadro in cui i beneficiari (il 42% dei quali si è rivolto ai servizi sociali per la prima volta) sono per il 56% nati in Italia e per il 62% hanno cittadinanza italiana. Inoltre, per il 45% sono disoccupati, per il 34% occupati, per il 9% casalinghe, per l'8% pensionati.
Quanto all'Isee, il 60% di chi riceve l'assegno sta sotto i 3mila euro, il 26% viaggia tra i 3mila e i 5mila euro, il 14% tra i 5mila e i 6mila euro. Infine, i patti di inclusione, vale a dire l'adesione dei richiedenti ai percorsi formativi e occupazionali sostenuti dalla Regione, riguardano il 67,6% del totale, e dunque un beneficiario su tre non ha sottoscritto l’intesa.
La fotografia rafforza le convinzioni della segretaria del Pd Fvg Antonella Grim: «A chi ci accusa di non essere più di sinistra diciamo che siamo i primi ad aver introdotto anche in Italia un provvedimento contro la povertà e in Fvg una misura di inclusione e sostegno al reddito».
«Nessuno come il Fvg - aggiunge la segretaria provinciale Adele Pino - ha dimostrato di impegnarsi per i più fragili». Di «orgoglio e soddisfazione» parla poi Maria Grazia Cogliati Dezza, responsabile del forum Sanità e welfare del Pd di Trieste, che ha definito «leggenda metropolitana» l'accusa di un aiuto rivolto prevalentemente agli stranieri.
«Nessun assistenzialismo», assicura a sua volta Ileana Piazzoni, deputata Pd in commissione Affari sociali, «mentre il M5S fa pubblicità ingannevole: ricalcano modelli europei, ma si differenziano profondamente per la platea di riferimento».
Come migliorare il Mia? Grim punta su «una maggiore efficacia del patto di inclusione», mentre il presidente della commissione sanità in Consiglio Franco Rotelli ipotizza per la prossima legislatura un innalzamento della soglia di accesso.
Ma dalla Cgil non mancano, sul presente, le critiche. Pezzetta non si accontenta più di rassicurazioni: i pesanti ritardi, anche di diversi mesi, nell'erogazione del reddito d'inclusione, innescati dalla sovrapposizione, a partire da settembre 2016, del Mia regionale con il Sia nazionale, hanno raggiunto proporzioni ritenute allarmanti.
«L'introduzione del Sia a livello nazionale è stata sicuramente un passo avanti per il Paese - rileva il segretario regionale -, ma in Friuli Venezia Giulia la sua entrata in scena è stata causa di un forte rallentamento delle procedure, con centinaia e probabilmente migliaia di domande bloccate e un elevato numero di persone che hanno beneficato del Mia nel 2016 costrette a rinunciare a un sostegno che si è rivelato prezioso, in un contesto generale ancora fortemente segnato dalla crisi e dalla disoccupazione».
Fin qui i ritardi. Sotto accusa, però, finiscono anche le tante pratiche avviate pur in assenza della firma del relativo patto d'inclusione. «Quello che era stato concepito anche come un intervento di politica attiva del lavoro - conclude il segretario regionale Cgil - è stato spesso gestito come una misura esclusivamente assistenziale».
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