Fvg, assistenza ai migranti: in un anno 9mila visite
TRIESTE. Sono più di 9mila le visite mediche effettuate nell'ultimo anno in Friuli Venezia Giulia per l'assistenza sanitaria ai profughi. I dati della Direzione regionale salute si riferiscono al periodo fra maggio 2015 e aprile 2016, cioè ai primi 12 mesi di funzionamento del protocollo sul trattamento dei migranti. I dati parlano per esattezza di 9.307 controlli, a loro volta così suddivisi nei territori delle Aziende sanitarie: 1.347 nella "Triestina", 1.633 nella "Bassa friulana - Isontina", 2.391 nella "Alto e Medio Friuli" (che ha competenze per il Tarvisiano), 3.198 nella "Friuli centrale" (dove c'è l'ex caserma Cavarzerani di Udine) e 738 nella "Friuli occidentale".
All'interno di questi numeri, le visite a minori non accompagnati si restringono a 733: si tratta quasi sempre di 16-17enni. Di nuclei con figli piccoli ne arrivano invece pochissimi: il 99% degli interventi riguarda uomini giovani, senza famiglia al seguito.
Le visite avvengono negli hub di prima accoglienza o dopo l'inserimento nell'accoglienza diffusa, ma sono svolte anche tra i profughi ancora in strada. I controlli sono eseguiti una sola volta per la maggioranza dei soggetti, ma capita che siano ripetuti nel caso di persone costrette a ripari di fortuna e quindi a condizioni di salute precarie. Per questa ragione i medici ritengono che, più della visita, siano l'offerta di un letto, vestiti puliti e una corretta alimentazione il punto di partenza della prevenzione rispetto a persone che solo in pochissimi casi hanno manifestato patologie rilevanti.
Secondo le stime della Regione, i costi sanitari sostenuti nell'ultimo anno dal Fvg per i profughi ammontano a 400mila euro, fra prime visite e assistenza successiva, quando il migrante ottiene una tessera sanitaria provvisoria per accedere al servizio con le stesse modalità ed esenzioni dei residenti. Secondo l'assessore regionale all’immigrazione, Gianni Torrenti, l'esborso è «irrilevante, pari allo 0,01% di un Servizio sanitario regionale che ci costa 2,1 miliardi all'anno. Si consideri peraltro che il Fvg incassa 8 milioni all'anno dall'iva sui 35 euro che Roma versa giornalmente per ogni richiedente: la somma copre abbondantemente i 4,5 milioni impiegati in totale per l'accoglienza, sanità inclusa».
L'assessore alla Salute, Maria Sandra Telesca, precisa a sua volta che «ricoveri e cure farmacologiche sono rari: spendiamo soprattutto per visite di controllo e vaccini», che nell'ultimo anno sono stati somministrati ai profughi in quattromila dosi, di cui metà per l'antipolio.
La profilassi è considerata centrale dalle linee d'intervento nazionali e Telesca annuncia «la prossima assunzione di dieci nuovi assistenti sanitari, che rinforzeranno l'organico dei Dipartimenti di prevenzione: l'impegno che dedicheranno ai migranti in termini di ore costerà 150mila euro all'anno». La Direzione sanità sta inoltre mettendo a punto un protocollo regionale sulle vaccinazioni: l'assessore sottolinea che «servirà solo ad avere omogeneità rispetto a quanto le singole Aziende stanno già facendo per vaccini e screening antitubercolari». Oltre all'immediata ricerca della tbc, i medici presteranno particolare attenzione alla poliomelite, ancora diffusa in Afghanistan e Pakistan.
Quanto alle vaccinazioni, per risparmiare risorse, il sistema prevede che esse comincino non dentro gli hub e quindi prima di un possibile trasferimento, ma dopo il passaggio del migrante all'accoglienza diffusa, quando tutti gli adulti saranno trattati con almeno una dose di vaccino per poliomelite, difeterite, tetano, pertosse, morbillo, parotite e rosolia. La profilassi partirà da zero o completerà trattamenti mancanti e richiami, qualora il richiedente asilo possa documentare le pregresse vaccinazioni.
Nel caso la permanenza si prolunghi, con l'inserimento del profugo nel sistema di protezione, saranno effettuati esami del sangue comprendenti anche le malattie sessualmente trasmissibili e si applicherà per intero il calendario vaccinale per i residenti in Fvg, utilizzato invece fin da subito per i profughi in tenera età. Esso prevede il completamento di tutti i cicli e l'aggiunta di quelli per epatite, pneumococco, meningococco e varicella. I trattamenti saranno certificati, affinché il migrante non li ripeta, in seguito a eventuale spostamento in altra regione o all'estero non debba sottoporsi a nuovi esami.
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