Futuro Museo del mare ai box Il ministero si fa attendere

Magazzino 26, il Mibact tace. Dei 50 milioni, con i quali il ministero deve finanziare la prima fase di riqualificazione del Porto vecchio, al momento non c’è traccia. Più esattamente: dopo due mesi, Roma non ha ancora riscontrato la delibera 1380, approvata dalla giunta Fedriga nella seduta del 23 luglio, con cui la Regione recepiva le modifiche sollecitate dal Comune nella destinazione delle risorse.
L’antefatto. Tra giugno e luglio Dipiazza aveva chiesto al governatore che i 50 milioni, di derivazione centrale ma di “filtraggio” regionale, fossero così ripartiti: 14 milioni di euro per le opere di urbanizzazione, 33 milioni per la realizzazione del Museo del mare, 3 milioni per il restauro del pontone Ursus. Rispetto alla precedente “edizione”, c’era una variazione molto importante: il Museo del mare sarebbe sorto nel Magazzino 26, non più nei Magazzini 24-25.
Il cambio di programma avrebbe però avuto una vittima illustre, ovvero la sede dell’Icgeb (Istituto di ingegneria genetica e biotecnologie), l’organismo scientifico internazionale presieduto da Mauro Giacca, che in un primo tempo avrebbe dovuto traslocare da Padriciano in Porto vecchio. Era prevista una spesa di 10 milioni, insufficiente per coprire l’intera operazione, che avrebbe avuto occorrenza di altri 6-7 milioni. Giacca aveva appreso della mesta notizia, mentre era in vacanza tra North e South Dakota: «Non ci avevano avvertito, una grave perdita per la città», era stato il laconico commento.
Il piatto forte della tavolata Mibact diventa chiaramente un Museo del mare a tutto Magazzino 26, sul quale si concentrano i due terzi della posta ministeriale. I Lavori pubblici hanno già impostato il progetto, che prevede di allestire i cinque livelli del più grande hangar di Porto vecchio (circa 35 mila metri quadrati) su sei temi portanti: storia e mitologia, pesca, navi&cantieri, navigazione e arti marinaresche, sport, esplorazioni ed ecosistemi.
Il documento, mandato in Regione e allegato alla delibera giuntale, prevede che solo due realtà saranno “ammesse” nel 26, ovvero l’Immaginario scientifico (che può contare su un proprio finanziamento di 2,5 milioni) e il Museo dell’Antartide.
Però l’assessore Giorgio Rossi non ha escluso, che, in una chiave progettuale ampliata, anche altri contributi possano partecipare alla grande “matrioska” del Porto vecchio, a cominciare dalle masserizie degli esuli istro-dalmati, ospitati precariamente nel Magazzino 18, dove piove dentro e dove non è garantibile la pubblica fruizione.
Comunque, queste intenzioni rischiano di essere mera accademia se il ministero per i Beni culturali non dà l’assenso alle modifiche relative all’accordo operativo intervenuto il 9 ottobre 2017 tra il dicastero, la Regione Fvg, il Comune, l’Autorità portuale, accordo che a sua volta dava attuazione alla delibera-madre del Cipe, la 3/2016.
La risposta ministeriale deve arrivare in Regione e la Regione informerà il Comune. A ieri non c’erano novità. È vero che in mezzo c’era agosto, mai stato un acceleratore della patria burocrazia. Però il tempo passa. E qualcuno comincia a pensare a uno strumento amministrativo per sbloccare l’impasse: l’accordo di programma Regione-Comune-Autorità. —
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