Futuro green per il Porto vecchio di Trieste: ecco come sarà il nuovo parco urbano con 680 alberi
Svelato l’ambizioso progetto del futuro parco lineare da sviluppare con i 21 milioni del Pnrr. Pressing su Roma per l’iter dell’appalto: cantiere a inizio 2024 e fine dei lavori entro il 2026
TRIESTE Il Comune ha svelato il più ambizioso progetto di parco urbano che Trieste abbia visto dai tempi dell’Austria Ungheria. L’architetto Alfonso Femia ha illustrato nel dettaglio il progetto del parco lineare, un’area verde da 59 mila metri quadrati compresa fra l’odierno parcheggio del Molo IV e il terrapieno di Barcola, lungo l’asse su cui dovrebbe passare la cabinovia. Un’opera appunto ambiziosa, con cui il Comune intende dare la linea dello sviluppo dell’antico scalo a partire dallo spazio pubblico. I tempi, imposti dal Pnrr che finanzia il tutto con 21 milioni di euro, prevedono l’apertura del cantiere a inizio 2024 e la fine dei lavori entro il 2026.
L’opera è stata presentata ieri in sala Luttazzi dall’architetto Femia affiancato dal collega triestino Giovanni Damiani, che assieme al paesaggista Michelangelo Pugliese ha collaborato al progetto, e dal dirigente comunale Giulio Bernetti. In prima fila il sindaco Roberto Dipiazza con gli assessori competenti Everest Bertoli ed Elisa Lodi.
I progettisti hanno dovuto tener conto di diversi elementi problematici, oltre ai tanti vincoli già presenti nello scalo: il primo è il fatto che il parco verrà realizzato prima del recupero dei magazzini, ragion per cui è previsto che le zone verdi a ridosso dei palazzi siano rimovibili, così da consentire i lavori. L’altro è il passaggio della cabinovia, che inevitabilmente condiziona la possibilità di far crescere alberi, e per cui si è pensata la soluzione del “vivaio”.
Ecco, in sintesi, le linee portanti del progetto. Il parco comprenderebbe un’area lineare di tre chilometri, suddivisa in due aree dallo spiazzo del Tcc e della Centrale idrodinamica. In programma ci sono due piazze, 1,9 chilometri di pista ciclabile in collegamento da Barcola al centro, 680 alberi, 2.450 metri di superficie d’acqua, 3.500 metri di terreni per lo sport e circa 200 posti bici (il 25% con ricarica elettrica).
La prima area è il cosiddetto “asse natura”, che inizia con uno spazio verde nello spiazzo del Molo IV, dov’è prevista la stazione della cabinovia di Fuksas, e arriva alla piazza del Centro congressi attraverso il viale centrale del Porto vecchio: la scelta dei progettisti è mantenere i binari ferroviari (come indicato dalla Soprintendenza) e usarli anzi per disegnare i percorsi ciclabili e pedonali e gli spazi verdi che occuperanno il “boulevard”. I tondi degli scambiatori diventano il disegno delle piazze e determinano gli incroci. Tutto il percorso sarà attraversato da corsi d’acqua, per cui è previsto un sistema innovativo di recupero.
L’inizio del viale è proprio davanti alla stazione Fuksas, laddove partono le cabine, e quindi non è accessibile: sarà occupato da uno specchio d’acqua con canneto ispirato al Lisert.
Nella parte successiva la cabinovia si alza e il parco torna a essere percorribile, con un giardino a grosse placche di verde a diversa altezza: «Un giardino didattico di essenze e profumi ma anche di tecnologia», spiegano i progettisti. La parte successiva prevede che la pavimentazione attuale sia parzialmente demolita, così da consentire alla vegetazione di crescere liberamente: il progetto lo definisce «un giardino minerale che nel tempo si trasformerà sempre più in un’area verde». Sarà percorribile tramite passerelle in legno, e comprenderà delle piazze, incluso uno spazio per le bocce e addirittura delle colline artificiali.
Tra i magazzini 18 e 20 è attesa quindi una piazza da circa seimila metri quadrati, che includerà un prato da 600 metri, aree pavimentate in gomma e cemento da gioco, arredi, fontane e punti di ricarica per mezzi elettrici. Lo spazio successivo, detto il “labirinto”, è in effetti un dedalo di siepi tanto in voga nei palazzi signorili d’un tempo, attraversato da una pista da corsa. Nel tratto successivo tornano le colline artificiali con aree attrezzate per lo svago.
L’ultimo ambiente targato “asse natura” è la “landa del sommaco”, dove verranno inserite rocce e vegetazione carsiche per riprodurre l’ambiente tipico del sommaco.
La seconda parte del progetto è il cosiddetto “asse barcolano”, che si sviluppa su una fascia di circa 500 metri, alle spalle dei bagni, tra il parcheggio di Barcola, la stazione Bovedo della cabinovia e la rotonda. Si prevedono una ciclabile a doppio senso e una pista pedonale: il verde arricchisce tutto il percorso.
L’edificio della locanda Zaninovich, uno dei più preziosi e malconci manufatti architettonici del Porto vecchio, verrà riqualificata e diventerà uno spazio di orientamento. Il magazzino 11, invece, verrà impiegato per il ciclo naturale di gestione del parco.
Ha commentato Femia: «Un progetto importante, coerente con le intenzioni dell’amministrazione e con il master sviluppato da Andreas Kipar che, in questa prima attuazione, connette parti di città a partire dagli spazi pubblici, realizzando spazi continui attrezzati. Un luogo accogliente che induce e suggerisce l’esplorazione della linea costiera, conservando la memoria storica dell’impianto asburgico».
Entusiasta il primo cittadino: «Un bel momento, entro ottobre partirà la demolizione della Tripcovich, poi consegneremo il cantiere del Museo del mare, e in questi mesi abbiamo calato migliaia di tubi di infrastrutturazione. Il Porto vecchio mi sta facendo impazzire in positivo».
L’ingegner Bernetti ha dato lumi sui tempi: in giugno il Comune ha aderito all’accordo quadro con il ministero per la stazione unica appaltante. «Dovevano individuare le ditte entro luglio ma non l’ha ancora fatto. Noi siamo pronti a procedere, se necessario anche in autonomia. È una questione che andrà risolta nelle prossime settimane». È il difficile passaggio delle opere Pnrr dalla carta al cantiere. —
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