Fusione CariFvg-Intesa, posti di lavoro salvi
Nessun contraccolpo occupazionale per i dipendenti dell’ex banche venete. «Gestione sostenibile»
Il destino delle filiali isontine delle ex banche venete si fa largo nella scacchiera della delicatissima partita che condurrà la Cassa di risparmio del Fvg alla fusione in Intesa Sanpaolo. Nella nostra provincia sono coinvolte le ex filiali della Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca attive a Gorizia, Monfalcone e Cormòns, entrate in Cassa di risparmio lo scorso 26 giugno. Al pari dei colleghi di CariFvg, i dipendenti delle ex banche venete non dovrebbero subire contraccolpi occupazionali in seguito alla nuova fusione. «Il Gruppo sta già assegnando dei servizi in tutto il territorio del Friuli Venezia Giulia per assorbire l’occupazione in eccesso» spiega Caterina Dotto, segretaria First Cisl del Gruppo Intesa Sanpaolo, la Federazione italiana reti dei servizi del Terziario, «come un ufficio reclami e servizi di compliance. Il tutto pur di assicurare una gestione sostenibile, come la definiamo noi, del tema occupazionale. E questa strategia riguarderà ovviamente anche le ex filiali isontine della Popolare di Vicenza e Veneto Banca». La sindacalista è appena rientrata da Milano dove ha partecipato proprio al confronto con il Gruppo Intesa Sanpaolo sulle strategie occupazionali, nelle quali rientra anche il piano per i pensionamenti. «Nelle filiali del Friuli Venezia Giulia l’età media dei lavoratori è abbastanza elevata» ha riferito, «quindi dovremmo poter contare su diversi colleghi in uscita». Al momento, però rimane ancora difficile lanciarsi in ipotesi senza conoscere quali saranno i contenuti del progetto di riorganizzazione delle filiali del Fvg e del nuovo piano industriale di Intesa, documenti attesi per il prossimo anno, tra febbraio e marzo. Ad anticiparli, tra novembre e dicembre, dovrebbe essere la delibera con cui il Gruppo formalizzerà il processo di accorpamento di CariFvg. Il condizionale è d’obbligo, ma ancora per poco. «La delibera è stata già rinviata tante volte - evidenzia Dotto - ormai ce l’aspettiamo. È nell’aria, anche se conferme ufficiali al momento non ci sono». In attesa della delibera anche il responsabile provinciale della First Cisl, Dario Tigani. «Di questa fusione si parlava ormai da anni» racconta, «era stata persino già inserita nel piano industriale che scadrà in dicembre, salvo poi assistere al salvataggio delle due banche venete. Una manovra imprevista che ha dilatato i tempi dell’accorpamento. Adesso stiamo arrivando al dunque. Da un punto di vista professionale, non ci aspettiamo disagi né per la clientela né per i lavoratori. Sul piano sentimentale, invece, dispiace un po’ vedere scomparire il marchio». E qualche ombra, infatti, inizia ad avvolgereil destino della sede di corso Verdi, che dovrebbe sì rimanere attiva, ma che vedrà sparire la sede legale di CariFvg, che dal momento della fusione farà capo direttamente alla sede centrale di Milano. «I lavoratori resteranno tutti a Gorizia gli uffici di corso Verdi, oltre al disbrigo delle pratiche della sede legale, sono carichi di lavoro per le normali mansioni. Un surplus di lavoro che dal giorno della fusione verrà meno».
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