Rubati 4.600 euro in casa in via Emo a Trieste: donna incinta si sente male
La scoperta del furto ha sconvolto la proprietaria di casa, in gravidanza, che è stata accompagnata al Pronto soccorso dal marito per accertamenti

La zona tra piazzale Rosmini e San Giacomo è finita nuovamente nel mirino dei ladri. Dopo il colpo in via Venier, di inizio mese, stavolta i malviventi sono entrati in un’abitazione di via Emo, la strada che collega la parte bassa di via San Marco con l’incrocio tra via Negrelli e via Navali.
È successo martedì, nell’orario compreso tra le 11 di mattina e le 18 del pomeriggio, cioè quando i proprietari non erano a casa.
Per introdursi nell’appartamento i ladri hanno forzato la porta di ingresso utilizzando degli arnesi. Hanno rovistato dappertutto, mettendo a soqquadro gli ambienti. Alla fine sono riusciti a trovare 4.600 euro in contanti e un iPad. Quindi hanno nascosto il malloppo, sono usciti dall’alloggio e si sono dileguati facendo perdere le proprie tracce.
I proprietari dell’abitazione quando sono rincasati si sono subito resi conto dell’accaduto, a cominciare proprio dai segni sulla porta. E quindi hanno allertato le forze dell’ordine. Una donna in gravidanza che abita in quell’appartamento si è sentita male dall’agitazione, per fortuna senza conseguenze per lei e per il bambino in grembo. La signora è stata comunque accompagnata in pronto soccorso direttamente dal marito.
Sul posto è intervenuta una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Guardiella. Oltre al furto dei soldi e dello strumento informatico, i militari hanno costatato anche dell’altro: i malviventi avevano tentato, invano, di aprire una cassaforte, al cui interno sono custodite delle armi, regolarmente detenute dal titolare.
Da quanto risulta non è emerso alcun elemento utile per risalire ai ladri. Nessuna traccia e nemmeno immagini: né l’abitazione né l’area limitrofa sono coperte da sistemi di video sorveglianza.
C’è un dettaglio, però, che ha destato sospetto e che la coppia ha fatto notare ai Carabinieri. Sul fianco del campanello della porta d’ingresso c’era una scritta, anzi un segno: una piccola croce. Prima del furto non c’era.
Si tratta di un sistema, già documentato più volte e in vari rioni della città (tanto del centro, quanto della periferia), con cui i componenti delle bande – evidentemente organizzate – si parlano tra loro. Piccoli cerchi, croci (come in questo caso), linee e altri tratti spesso impercettibili, come ad esempio anche i filamenti di colla, che servono ai ladri per “marchiare” le abitazioni dove conviene colpire; o quelle i cui proprietari sono spesso assenti per lunghe ore della giornata.
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