Furto e appropriazione indebita, nei guai manager di McDonald’s

Accusato di aver tenuto gli introiti di due giornate (4 mila euro) e di aver rubato 640 euro al fine di allontanare i sospetti sui soldi non versati nella cassaforte
Bonaventura Monfalcone-07.09.2018 Emisfero e McDonald-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-07.09.2018 Emisfero e McDonald-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE. Prima la sottrazione di 4 mila euro, il guadagno di due giornate al Mc Donald’s di via Pocar a Monfalcone. Poi la sparizione del fondo cassa, 640 euro, avvenuta la notte del 12 settembre 2016. Tutto riconducibile ad uno stesso autore, il manager del locale di ristorazione Alessio Kliba. L’uomo a processo è accusato di appropriazione indebita e furto, rappresentato dall’avvocato Franco Crevatin. Parte offesa è Simone Dominioni, legale rappresentante della Prodromo che ha in gestione l’attività di ristorazione cittadina.

La ricostruzione dei fatti è emersa durante l’ultima udienza al Tribunale di Gorizia davanti al giudice monocratico Fabrizia De Vincenzi, la pubblica accusa rappresentata dal pm Michele De Cesco, mentre per la difesa era presente l’avvocato Sara Nicastro. In sostanza, l’imputato non avrebbe mai versato i due incassi nell’apposita cassaforte in dotazione al locale e avrebbe eseguito il furto per allontanare i sospetti circa la sparizione dei 4 mila euro.

La direttrice del Mc Donald’s di Monfalcone, Pamela Cascelli, in aula ha spiegato la gestione dei soldi. In un ufficio era situata la cassaforte, composta da due cassette, per il deposito del fondo cassa e per il versamento degli introiti giornalieri inseriti in buste numerate, che poi venivano prelevate dagli agenti privati, dipendenti della Mondialpol al quale s’era appoggiata l’attività di ristorazione.

L’apertura della cassetta preposta agli incassi può avvenire attraverso due chiavi, l’una in custodia dei manager del Mc Donald’s, all’epoca erano sei, compreso Kliba, l’altra agli operatori della sicurezza. Per la cassetta del fondo cassa, invece, bastano le chiavi in dotazione ai manager, ma sono necessarie modalità specifiche per poterla aprire.

La direttrice era stata avvisata del furto dal manager che la mattina del 12 settembre aveva aperto il locale. Era stata lei a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Il locale era buio, il manager, ha testimoniato successivamente in aula, prima di entrare s’era apprestato a disattivare l’allarme interno, che invece aveva attivato.

«Evidentemente la sera prima non era stato inserito», ha osservato. Accese le luci, s’era diretto verso l’ufficio notando la porta aperta e la cassaforte spalancata. Aveva appurato che la collega, la sera prima aveva regolarmente eseguito tutti i passaggi necessari prima di chiudere il locale, compresa l’attivazione dell’allarme.

L’uomo aveva quindi visionato le immagini registrate dalle telecamere interne, finché s’era imbattuto nell’incursione notturna: «Verso le 4 si nota una persona entrare nel locale, disattivare l’allarme e aprire la cassaforte.

Una figura a volto coperto, non ha forzato neppure l’entrata d’ingresso», insomma sapeva muoversi ed era a conoscenza dei codici. Il teste ha poi spiegato che mancavano le banconote del fondo cassa, i 640 euro: «Quella mattina – ha aggiunto – sono arrivati gli agenti della Mondialpol per prelevare gli incassi. Nel controllare il riepilogo degli importi, mi sono accorto che non c’erano due buste», i 4 mila euro in questione. Il pm gli ha sottoposto un fotogramma della videoregistrazione: «Quest’uomo ha un naso pronunciato, è compatibile con quello dell’imputato?».

Il teste ha riposto: «Potrebbe essere, ma non posso confermare che si tratti di lui». Il maresciallo maggiore dei carabinieri, Guglielmo Occhipinti, ha ripercorso le indagini. Il 12 settembre il manager era arrivato al Mc Donald’s alle 5.50, la cassaforte era spalancata e la cassetta delle buste era stata manomessa, presumibilmente con un cacciavite.

Mancavano gli incassi del 7 e 8 settembre, i carabinieri avevano pertanto visionato le immagini registrate delle due giornate. «Le buste non erano mai state inserite in cassaforte, quindi non erano state asportare la notte del furto», ha affermato il teste. I carabinieri erano risaliti all’abitazione di Kliba, in via del Mulino. Vi avevano rinvenuto un borsone, pantaloni e cintura compatibili con quelli riprodotti nel filmato delle telecamere. «I soldi però non sono mai stati trovati».—


 

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