Furti in casa, presa banda di serbi Ladri intercettati: c’è poco da rubare

Registrate le lamentele dei malviventi: «La crisi si vede anche negli appartamenti» La polizia li ha scovati dopo avere individuato l’auto con cui portavano il bottino al ricettatore
Di Corrado Barbacini
Lasorte Trieste 19/07/10 - Inseguimento Via Errera, Polizia con un fermato, Foto di Samuele Maria Semi
Lasorte Trieste 19/07/10 - Inseguimento Via Errera, Polizia con un fermato, Foto di Samuele Maria Semi

«Con questa crisi nelle case si trovano sempre meno roba e soldi da rubare». Parole di questo tenore sono state intercettate nel corso dell’indagine della squadra mobile che l’altra sera ha portato all’arresto di tre cittadini serbi, mentre un quarto è tuttora ricercato. Sono ritenuti dal pm Antonio Miggiani gli autori di una serie di furti messi a segno in varie case a Trieste – e in particolare nella zona di via Felluga - durante i mesi di settembre e ottobre scorsi. Si tratta di Alexks L., 49 anni, Nenad P. 22 anni e Goran M., 30 anni (dei tre cognomi sono state fornite solo l’iniziale per ragioni investigative).

I tre serbi sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere del gip Laura Barresi. Il primo era già in carcere al Coroneo dopo una condanna definitiva a 4 anni e 8 mesi. Gli altri due sono stati individuati dagli agenti della Mobile nella zona di Noale. Poi all’arresto hanno collaborato i carabinieri della stazione della cittadina del veneziano.

L’indagine è scattata nella prima metà di ottobre dopo un furto che era stato messo a segno in un appartamento in via Rossetti 65. I malviventi erano entrati nell’abitazione razziando oro, preziosi e denaro. La vettura dei malviventi (una Fiat Stilo con targa serba) era stata successivamente individuata dagli agenti della sezione “reati contro il patrimonio” nella zona di via Felluga. E da lì era scattato il monitoraggio da parte degli investigatori. Che, in breve, erano riusciti identificare i sospetti. Poi sono state attivate le intercettazioni. E la Stilo è stata seguita dagli agenti fino a Mestre. Dove le scie elettroniche del rilevatore Gps installato dai poliziotti triestini nel corso delle indagini hanno portato fino al ricettatore del bottino rubato a Trieste.

Ma c’è di più. Ai serbi finiti in carcere viene anche attribuita la ricettazione di alcuni monili oggetto di un altro furto messo a segno a Muggia in quegli stessi giorni.

Le indagini del pm Antonio Miggiani puntano ora a individuare il quarto sospettato. L’ipotesi è che sia fuggito sapendo che l’aria nella zona di Trieste e di Noale (viveva con Nenad P. e Gorad M.) si era fatta pesante. Per questo motivo le ricerche sono state attivate anche all’estero.

Ma, secondo la polizia, quella individuata e sgominata era una banda di ladri che ha battuto il territorio con precisione definita scientifica. Sopralluoghi, analisi dei rischi e infine il colpo. Ma hanno fatto un passo falso. La loro auto ha sostato troppo a lungo nelle zone che la mobile teneva d’occhio. È bastato a quel punto attivare le intercettazioni. E quella frase che si riferiva alla crisi ha convinto gli agenti. Si lamentavano perché c’era poco da rubare. Ora non ruberanno più.

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