Furlanic, decide il Consiglio. Dubbi amletici per Pd e M5S
Ci sono 15 firme, quelle della quasi totalità (solo Maurizio Ferrara della Lista civica indipendente non ha sottoscritto il documento) dei consiglieri d’opposizione. E tanti dubbi, la quasi totalità dei quali abita tra gli scranni del Pd. Il partito che è la struttura portante della maggioranza di centrosinistra in Municipio, con i suoi 15 esponenti. Interrogativi che forse si scioglieranno solo in extremis, stasera nell’aula del Consiglio comunale (seduta al via alle 20, dopo la mezz’ora dedicata a interrogazioni e domande d’attualità), dove andrà in scena la resa dei conti sul caso Furlanic. Con il voto, a meno di clamorosi colpi di scena, alla mozione che propone di sfiduciarlo alla luce delle sue dichiarazioni pro-Tito e contro la posa di una targa per ricordare il 12 giugno 1945. Un documento che porta in calce i nomi di Franco Bandelli e Alessia Rosolen (Un’Altra Trieste), dei forzisti Everest Bertoli, Maurizio Bucci e Piero Camber, di Paolo Rovis (Pdl-Ncd) e Manuela Declich (Pdl), di Roberto De Gioia (Lci), di Roberto Antonione, Claudio Giacomelli e Carlo Grilli (Gruppo misto), di Alfredo Cannataro (Cannataro con Trieste e per Trieste), di Michele Lobianco (Lobianco Impegno civico) e anche dei due grillini Paolo Menis e Stefano Patuanelli.
Nel Pd la riflessione è aperta: seguire la linea del senatore Francesco Russo, che ha chiesto le dimissioni di Furlanic pre-voto di sfiducia, e votare con l’opposizione, determinando una spaccatura insanabile con la Federazione della Sinistra? Restare al fianco del presidente dell’aula? Lasciare liberi i singoli consiglieri di decidere in autonomia? O, ancora, adottare una strategia del non voto, con uscita dall’aula? Dubbi individuali nei dubbi collettivi: Marco Toncelli, capogruppo del Pd, è un fedelissimo di Russo e sarà disposto eventualmente a scostarsi dalla linea del senatore? Igor Svab, esponente della comunità slovena come Furlanic, cosa deciderà di fare se i colleghi di partito dovessero optare per la sfiducia? Di certo, partendo dalla base di 15 voti, ne bastano altri sei per arrivare a 21 su 41. Sel ha assicurato appoggio a Furlanic. Ma ci sono poi le incognite Decarli, Karlsen, Cetin, Bassi e pure Ferrara. «Ci prendiamo qualche ora di tempo per decidere il da farsi», si limita a osservare Toncelli.
Fra i democrat il dibattito non verte sulle questioni storiche, ma sull’opportunità di rilasciare certe dichiarazioni rivestendo un ruolo come quello del presidente del Consiglio comunale, come fatto appunto da Iztok Furlanic. C’è inoltre da chiedersi se e quanto potranno pesare nelle valutazioni del Pd le critiche mosse in passato dall’esponente Fds alla giunta Cosolini. Forse a togliere le castagne dal fuoco ci ha provato l’altro giorno Stefan Cok, il segretario provinciale del Pd, chiedendo implicitamente a Furlanic parole di «consapevolezza che esistono memorie diverse» da «riconoscere e rispettare». Chissà se il presidente del Consiglio comunale interverrà prima di discussione e voto stasera. Per il momento lo stesso Furlanic, incassato pure l’appoggio nazionale di Paolo Ferrero, osserva: «Nell’interpretazione che si dà il presidente dell’aula non dovrebbe esprimersi mai su questioni non condivisibili, quindi ad esempio mai dire se sia contrario o meno al rigassificatore. Difendo l’idea che un presidente possa avere le sue convinzioni politiche, non necessariamente condivise dalla maggior parte della città. Mi rendo conto che la mia posizione non è quella della città, ma anche io ho una testa. Lo statuto del Comune - prosegue Furlanic - non prevede articoli secondo cui il presidente del Consiglio deve avere una posizione super partes politicamente, bensì durante i lavori e nella loro gestione: sotto quell’aspetto non ho mai mancato». Comunque andrà stasera, «prenderò atto della decisione e poi vedremo cosa fare», aggiunge Furlanic prima di concludere così: «Non nego che nei 40 giorni siano successi fatti tragici, ma un conto è la liberazione della città dagli occupatori nazifascisti da parte di una forza alleata mentre quello che è successo dopo è un altro fatto storico, un altro argomento».
Quanto di nuovo al voto di oggi, i due consiglieri di M5S avevano avviato una consultazione in rete: «Abbiamo sottoscritto anche noi la mozione di sfiducia - spiega Paolo Menis -. Tuttavia, nei giorni successivi le reazioni alla nostra posizione sono state discordanti. Abbiamo quindi ritenuto opportuno chiedere agli attivisti come votare. Per questo motivo fino a giovedì (oggi, ndr) alle 17 è in corso una votazione sul meetup di Trieste».
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