Fuoriuscita di Iridio 192, indaga la Procura. Operai ricoverati e sotto controllo medico

Polizia, Vigili del fuoco e ispettori del lavoro chiamati a fare luce sull’incidente giudicato anomalo di una settimana fa
Bonaventura Monfalcone-13.08.2019 Cimolai-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-13.08.2019 Cimolai-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

MONFALCONE Sono ancora incerte le dinamiche che hanno portato otto giorni fa alla fuoriuscita dalla sua sede della sorgente di Iridio 192 in un capannone della Cimolai, dove tre operai di una ditta esterna, la Control srl di Ravenna, dediti in quel momento a radiografare le saldature di un grande recipiente in pressione, «hanno subìto danni da irraggiamento» e per questo sono stati «ricoverati agli ospedali di Ravenna e Gorizia», ma la Procura isontina vuole vederci chiaro. Per questo motivo è stato aperto un fascicolo, al momento contro ignoti, e affidate le indagini a vigili del fuoco, polizia e ispettorato del Lavoro, che ancora sono in corso e proseguiranno nei prossimi giorni. Tra le ipotesi di reato al vaglio degli investigatori, anche l’eventuale omissione di misure di sicurezza sul posto di lavoro. Da verificare inoltre il pozzetto contenitore della sorgente radioattiva, di proprietà della ditta.

Fuoriuscita di Iridio durante un controllo coinvolti tre operai, «nessun pericolo»


Da esperti l’incidente viene in qualche modo valutato come “anomalo”, poiché normalmente chi si trova a dover interagire con sostanze potenzialmente nocive ha un’elevata formazione e specializzazione, dunque anche in caso di imprevisto risulta pronto a intervenire adottando procedure collaudate e corrette. Martedì 6 agosto la fuoriuscita dell’Iridio 192, elemento chimico radioattivo, è avvenuta da una macchina per gammagrafia impiegata per effettuare le lastre ai raggi X. Capita infatti che il committente di un’opera chieda verifiche dettagliate sulle saldature, a garanzia della tenuta del prodotto.

Come viene chiarito dal comando dei vigili del fuoco di Gorizia, che ha «escluso la presenza di contaminazione ambientale all’interno dello stabilimento» dopo aver svolto l’altro ieri, proprio a seguito dell’infortunio, puntuali verifiche radiometriche in collaborazione con personale Arpa, la procedura in simili casi prevede, per il recupero del materiale, «l’utilizzo di pinze di una certa estensione», in modo da frapporre una ragionevole distanza tra persona e sostanza, e «l’impiego di un dosimetro». Tutti aspetti ora da verificare. Preliminarmente però gli investigatori dovranno accertare se l’operaio ricoverato a Ravenna, l’unico che avrebbe «riportato ustioni alle mani», secondo i vigili del fuoco, sia effettivamente ricorso alle pinze oppure abbia maneggiato direttamente o tramite una pezza il materiale fuoriuscito dalla sua sede di sicurezza.

La macchina per gammagrafia, in gergo e tra gli addetti ai lavori “maialino”, non è di grandi dimensioni. Presenta un tubo a proboscide discretamente esteso la cui punta viene fissata sul punto della saldatura da fotografare. Quando il tutto viene sistemato, con telecomando, si dà impulso alla sorgente di uscire dalla sede interna e poi questa percorre, sull’incavo della proboscide, in una sorta di guida, tutto il tubo. Ciò fino a toccare, per un dato tempo programmato a seconda del tipo di lavoro, la superficie individuata. Qui la procedura è meramente meccanica. Al termine della radiografia, sempre con comando a distanza, la sorgente viene fatta ritrarre. Gli incidenti solitamente si verificano in queste fasi; la sorgente, di fatto una piccola sfera, può infatti uscire dalla canaletta.

A ogni modo, stando a fonti aziendali, l’esposizione dell’Iridio 192 di otto giorni fa sarebbe «durata pochi secondi» e, quanto agli ambienti lavorativi, le verifiche con i contatori Geiger, usati «solo in via precauzionale», avrebbero dato esito negativo non rilevando valori significativi di radioattività. Ma a seguito dell’incidente appunto tre operai della Control «hanno subito danni da irraggiamento e sono stati ricoverati negli ospedali di Gorizia e Ravenna». Il primo operaio a rivolgersi alla struttura sanitaria romagnola è stato quello venuto più a “contatto”, o meglio risultato più prossimo, alla sorgente di Iridio 192. Si sarebbe presentato per via di «ustioni alle mani». Ciò ha fatto scattare, dall’ospedale, l’allarme. Le condizioni di salute dell’uomo, a seguito dei fatti, dovranno essere monitorate anche nei prossimi anni, per sicurezza. Poi, circa 24 ore dopo il fatto di via Timavo, gli altri addetti della Control impegnati in quell’operazione, autonomamente, si sono rivolti al presidio di Gorizia, dove sono stati ricoverati nel reparto di Medicina. I due uomini sono stati controllati anche da personale della Medicina del lavoro. Pure loro, meno esposti, saranno seguiti. Stando a quanto ribadito ieri dal direttore dello stabilimento Cimolai di Monfalcone (Alessandro Ros), che si è confrontato con i vertici della Control, «gli operai ora stanno tutti bene». —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo