Fuori dalla giunta regionale i rinviati a giudizio

Pronto il codice etico voluto dalla governatrice Serracchiani. Dimissioni obbligatorie per gli assessori chiamati ad affrontare il processo

TRIESTE. In 20 articoli un modello di comportamento dell’amministratore pubblico. Un insieme di regole che vanno al di là degli obblighi di legge. Un codice etico, così lo chiama la giunta regionale, che servirà a evitare gli imbarazzi che hanno attraversato pure la legislatura in corso.

Debora Serracchiani ha già chiuso la partita. Sembrava che la delibera slittasse alla prossima settimana ed è invece già confezionata. Tanto che il suo contenuto viene pubblicato nel sito della Regione Fvg. Articolo dopo articolo, principio dopo principio. Un elenco di pratiche virtuose che vincolano presidente e assessori a una buona politica, alla ricerca dell'efficacia e dell'efficienza dell'azione amministrativa, al contenimento dei costi senza pregiudicare la qualità. E soprattutto all'imparzialità, allo spirito di servizio, alla trasparenza, alla lealtà, alla responsabilità, evitando qualsiasi conflitto di interesse.

È stata Serracchiani a portare avanti l’iniziativa con convinzione. «Abbiamo voluto andare oltre le norme, che già ci sono – spiega –, superando anche quanto espresso nella formula del giuramento con cui ciascuno si impegna a esercitare il proprio ufficio al solo scopo del bene inseparabile dello Stato e della Regione». Il risultato è l’introduzione di principi di comportamento «dall'alto valore etico e morale – prosegue la presidente –, una sorta di codice deontologico del pubblico amministratore che chiarisce, in maniera forse più puntuale di quanto già non fosse, quali sono le azioni non opportune di chi gestisce la cosa pubblica».

Entrando nel dettaglio dell’articolato, non si dice più di tanto ciò che è vietato fare (ci pensano già le norme), ma si chiariscono gli obblighi morali, vale a dire ciò che, tanto più per un politico, è opportuno non fare: ricercare vantaggi personali, accettare regali (salvo quelli di modico valore, il tetto è quello dei 150 euro, e in ogni caso non sotto forma di denaro), aderire ad associazioni o organizzazioni i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento dell'incarico, decidere su questioni che coinvolgono coniuge o parenti più prossimi. Fermi restando i principi etici generali della buona fede, dell’imparzialità, della trasparenza, della responsabilità, della ragionevolezza, del rispetto delle disciplina di bilancio, dello spirito di servizio.

Più nel concreto il membro di giunta si impegna anche a garantire le presenze alle riunioni e alle sedute settimanali, a motivare il personale, a usare gli strumenti a sua disposizioni per esclusive esigenze di servizio, a vigilare sulle misure di prevenzione degli illeciti nell’amministrazione, a denunciare intimidazioni e tentativi di corruzione. Ma anche – ed è una convinzione di Serracchiani sin dalla campagna elettorale che viene ora messa nero su bianco – a dimettersi in caso di rinvio a giudizio per reati di corruzione, concussione, mafia, estorsione, riciclaggio, traffico illecito di rifiuti e quanto di altro è inserito all’articolo 1 del codice di autoregolamentazione approvato dalla commissione parlamentare antimafia. «Sono profondamente convinta - aggiunge la presidente della Regione Fvg - che chi amministra deve avere ben chiaro di dover fornire un servizio di alto valore sociale, cui profondere impegno nel rispetto assoluto dell'istituzione che rappresenta e dell'interesse della nostra comunità locale».

E ancora, citando l’articolo 19: «Violare i vincoli imposti da questo Codice significherebbe spezzare il rapporto fiduciario con chi ha conferito l'incarico e quindi, prima di tutto, con i cittadini elettori che hanno il diritto alla buona politica». Tutti d’accordo. Presidente e assessori aderiscono al testo tramite sottoscrizione volontaria. Un’adesione, si legge all’articolo 20, che «assume il valore di un patto etico stipulato con gli elettori».

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