Funi da record, Redaelli punta al raddoppio

L’ad: già fatti altri investimenti sullo stabilimento triestino. Ed entro la fine dell’anno verrà installato un nuovo gigantesco macchinario
Operai della Redaelli con la fune dei primati
Operai della Redaelli con la fune dei primati

Una nuova linea di produzione in uno stabilimento che è il più avanzato al mondo nel suo settore e che nel giro di pochi anni farà aumentare di alcune unità anche gli occupati. Succede anche questo nella Trieste della crisi e per giunta avviene in una fabbrica che fa riferimento a Alexej Mordashov, il magnate russo che con la Severstal aveva acquistato la Lucchini, finita travolta dai debiti che hanno messo in ginocchio anche la Ferriera di Servola. L’azienda è la Redaelli, controllata dal gruppo russo Severstal-Metiz e insediatasi cinque anni fa sul canale navigabile di Zaule (con un investimento allora di 12 milioni): produce le funi più lunghe e resistenti del mondo per l’attracco delle piattaforme offshore per l’estrazione di petrolio e gas. «Lo stabilimento Redaelli di Trieste è il più avanzato al mondo per la produzione di funi d’acciaio per il settore offshore, un investimento del 2009 che ha dato ottimi risultati - spiega l’amministratore delegato della Redaelli, Maurizio Prete - La domanda dell’industria dell’estrazione offshore non accenna a rallentare nel prossimo decennio e in Redaelli prevediamo nei prossimi anni di raddoppiare la produzione. Già in questi mesi abbiamo fatto altri investimenti sullo stabilimento triestino - aggiunge Prete - con la pianificazione di una nuova linea di produzione. Infatti entro fine anno - annuncia - verrà installato un gigantesco estrusore per l’applicazione di guaine di materiali plastici a funi d’acciaio».

Primato da Guinness Redaelli: ecco la fune più pesante del mondo

Per tre volte consecutive, tra il 2011 e il 2013, lo stabilimento triestino è entrato nel Guinness dei primati con la fune più pesante del mondo: l’ultima aveva un diametro di 158 millimetri, oltre 4 km di lunghezza e un peso superiore a 430 tonnellate. Gli ingegneri della Redaelli conoscono anche le ricette segrete per ottenere leghe di acciaio resistentissime e le macchine dell’impianto triestino sono state modificate per arrivare dove i competitor, che pur avrebbero tentato di copiare le innovazioni apportate nello stabilimento sul Canale navigabile, non possono arrivare. «Per essere sempre un passo avanti dobbiamo continuare a evolverci, ecco perché abbiamo in mente di raddoppiare la produzione a Trieste a brevissimo», ha detto l’amministratore delegato specificando: «Considero la continua innovazione tecnologica un requisito indispensabile per il settore industriale. Il nostro know how, la nostra tecnologia tutta italiana, sono le leve che ci consentono di mantenere a livello internazionale il vantaggio competitivo».

Nel 2013 Redaelli ha fatturato 85 milioni, nel 2014 è prevedibile supererà quota 90. Lo stabilimento di Trieste nel 2009 rappresentava meno del 10% del fatturato, oggi galoppa verso la metà dei ricavi totali. Dal terminal situato di fronte allo stabilimento, gestito dalla Artoni-Samer, partono non solo i motori Wärtsilä, ma anche le gigantesche bobine che possono essere movimentate solo via mare destinazione finale soprattutto Mare del Nord, Cina, Corea, Golfo del Messico, Brasile. Storicamente la Redaelli ha legato il proprio nome alla costruzione del più grande ponte sospeso d’Europa: lo Storebaelt in Danimarca e al London Eye, simbolo di Londra. Ha anche fornito funi e cavi a tre stadi dei recenti mondiali di calcio in Brasile.

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