Funghi tossici, si aggrava anche il padre
Dopo la bimba spostata a Padova, l’uomo è stato trasferito all’ospedale di Udine in vista di un possibile trapianto di fegato
Udine 6 Giugno 2020. Ospedale Civile al tempo dell' emergenza Covid 19. © Foto Petrussi
TRIESTE Si sta facendo sempre più drammatico il quadro clinico della famiglia di origini moldave intossicata dall’Amanita phalloides, un fungo velenoso ritenuto mortale dalla letteratura scientifica. Padre, madre, figlia e nonna, che abitano a Trieste in uno stabile di via Molino a Vento, lo hanno mangiato a cena mercoledì sera assieme a dei “chiodini” raccolti durante una passeggiata in Carso, lungo i sentieri di Duino. Sono ricoverati da giovedì mattina. E gli effetti, man mano che trascorrono i giorni, si stanno manifestando.
Le condizioni sono peggiorate in particolare per la bambina, che ha 10 anni, e per il papà cinquantunenne. La bimba, che ha iniziato a stare molto male fin da subito, è stata spostata l’altro ieri dal Burlo all’ospedale di Padova: la paziente, fanno sapere dalla pediatria, ora è stabile ma grave. È in insufficienza epatica. La tossicità dell’Amanita, infatti, distrugge il fegato. La piccola rischia il trapianto: è il motivo per cui è stata trasferita a Padova. Al momento c’è ancora una funzionalità epatica residua, precisano fonti sanitarie. La situazione, insomma, è in evoluzione.
Nelle ultime ore è peggiorato anche il papà. Il cinquantunenne ieri è stato trasferito dalla Medicina d’urgenza di Cattinara alla Rianimazione dell’ospedale di Udine, proprio in vista di un possibile trapianto di fegato. Sono stabili invece, pur nella loro criticità, le condizioni sia della madre di 45 anni che della nonna di 73.
Le tracce dell’Amanita phalloides sono state rinvenute grazie agli accertamenti del Dipartimento di prevenzione (Struttura complessa Igiene degli alimenti e della Nutrizione) che ha disposto una consulenza micologica sugli avanzi della cena. L’analisi al microscopio, in effetti, ha identificato la presenza di spore del fungo mortale. La specie, nota anche sotto il nome di “Angelo della morte”, contiene amatossine ed è letale. Gli esperti hanno identificato anche un altro fungo: un “Lepiota”, dotato di spore fusiformi allungate e ritenuto tossico. Un esemplare è stato trovato nella spazzatura dell’alloggio in cui abita la famiglia. Non è detto quindi che sia finito nel piatto. Ma è un dato, questo, che ad oggi ormai appare quasi un dettaglio visto l’avvelenamento da Amanita phalloides, già in corso da giorni. Basta ingerire poche decine di grammi per rischiare la vita.
La famiglia ha confuso il fungo con altri comunemente commestibili. In genere, infatti, l’Amanita phalloides appare con il cappello verde, ma talvolta si presenta bianco. E può assomigliare agli innocui chiodini (innocui se cotti correttamente, altrimenti sono tossici). Mamma, papà, figlia e nonna hanno accusato i primi sintomi dell’intossicazione di notte. Sintomi che si sono fatti progressivamente sempre più acuti con vomito, diarrea, nausea e fitte allo stomaco. Tanto che sono stati necessari l’intervento dell’ambulanza e il ricovero d’urgenza. —
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