Fumata grigia sui lavori a Cattinara, chiesti altri documenti all’impresa
Si sono incontrati per prendere di petto l’ormai prolungato stop ai lavori di rifacimento dell’ospedale di Cattinara. Ma il summit tra l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi e il commissario dell’Azienda sanitaria triestina Antonio Poggiana si è concluso con una fumata grigia. Dopo aver fatto il quadro di una situazione che si protrae da settembre, il vicepresidente della giunta Fedriga e il manager hanno deciso infatti di chiedere altra documentazione tecnica all’impresa di costruzioni Clea. Come spiega lo stesso Riccardi, le nuove carte dovrebbero arrivare nei prossimi giorni. Non è tuttavia dato a sapere se le ulteriori delucidazioni permetteranno di sciogliere il nodo gordiano.
Per il momento tutto rimane dunque congelato, nonostante lavori fermi da mesi e una diffida formale che l’AsuiTs ha fatto pervenire a Clea a fine dicembre, chiedendo di fornire a stretto giro tutti gli elementi necessari a dare o meno il via libera al progetto esecutivo, che i costruttori veneti non riescono a farsi approvare dallo studio genovese Rinacheck, che svolge in questo frangente il ruolo di organismo valutatore indipendente. E se nemmeno la nuova documentazione dovesse bastare, l’Azienda sanitaria ha già fatto sapere di essere pronta ad «adottare ogni opportuno provvedimento conseguente» a propria tutela. Formula che profila il possibile ricorso ai legali, per chiedere la risoluzione del contratto: un passo che avrebbe conseguenze al momento non prevedibili sul destino del cantiere, che prevede la ristrutturazione delle due torri esistenti e la costruzione di una terza torre per ospitare il nuovo Burlo Garofolo, ma che al momento ha registrato solo lo smantellamento di cinque piani della torre medica e la realizzazione del tunnel che collega la centrale termica al punto dov’è prevista la costruzione della struttura dedicata all’ospedale infantile.
La questione è delicatissima, con in ballo un appalto da 140 milioni e lavori che dovrebbero durare sette anni, ma che hanno già cominciato ad accumulare un sensibile ritardo dopo aver richiesto sei anni di preparazione tra realizzazione del progetto, gara per l’affidamento e successivi ricorsi. Il punto sta tutto nelle difficoltà di Clea nell’ottenere l’ok dall’organismo di valutazione indipendente incaricato di esaminare la rispondenza tra quanto previsto nella gara d’appalto e le soluzioni tecniche messe in campo dall’impresa. L’AsuiTs ha pressato a lungo Clea prima di affidare la partita ai propri legali, ma le mosse informali non hanno sortito effetto: da qui la scelta di arrivare all’ultimatum della diffida.
Se Clea offrirà le spiegazioni tecniche che permetteranno di superare l’impasse e verificare la congruità tra progetto esecutivo e costo dell’opera, i lavori potranno rimettersi in moto. Se invece le indicazioni saranno ritenute insufficienti dall’organismo di valutazione indipendente, all’AsuiTs non resterà che seguire la strada della risoluzione del contratto. Con un probabile braccio di ferro legale che potrebbe prolungarsi per anni. —
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