Fullin porta “Sissi a Miramar”
di Corrado Premuda
wTRIESTE
Che cosa direbbe oggi Carlotta del Belgio vedendo in che stato versa il parco del castello di Miramare che suo marito Massimiliano d’Asburgo aveva fatto costruire con tanto amore? Forse reagirebbe imbracciando una baionetta per sparare agli insopportabili cocai che continuano a imbrattare la statua della sfinge appena ripulita o si lamenterebbe per i pochi biglietti staccati dai visitatori della sua famosa dimora. Così almeno si comporta la Carlotta reinventata da Alessandro Fullin nel suo ultimo libro, il divertente “Sissi a Miramar” (Mgs Press, 94 pagine, 9.50 euro), in uscita in questi giorni.
Si tratta del primo testo scritto in dialetto triestino da Fullin che si riappropria definitivamente della sua parlata natale: un primo avvicinamento al triestino c’era stato nell’ultimo romanzo del prolifico autore e attore, “Ho molto tempo dopo di te”, in cui i titoli delle sdolcinate canzoni di un fantomatico paese del Sudamerica mescolavano uno spagnolo maccheronico al nostro dialetto.
La storia di “Sissi a Miramar” comincia con una Carlotta molto triestinizzata, nei modi, nel pensare e nella lingua, che insieme alla fedele governante Ottilia cerca di campare sfruttando il castello lasciatole dal defunto marito; una donna pratica, nervosa e sbrigativa che non smette di ricordare: «Qua l’unica mata riconossuda de tuti son mi. Del resto la pension i me la ga concessa solo per questo: invalidità mentale!».
A sconvolgere la tranquilla vita del castello arriva prima la notizia dell’assassinio di Sissi e poi, a seguire, la stessa Sissi in carne ed ossa, scampata all’attentato anarchico e felice di poter far credere al mondo di essere morta per ricostruirsi una vita in incognita... a Miramare! Da lì la storia prende il largo mescolando con maestria episodi vecchi e nuovi dell’immaginario di Trieste e giocando con pregi e difetti dei triestini, ma soprattutto coi loro tic e i loro luoghi comuni.
Ecco Carlotta prendere a cannonate le imbarcazioni della Barcolana (“Qua semo nel parco marino: con tute quele barche i me spaventa i sardoni!”), o lamentarsi per la concorrenza turistica del castello di Duino e degli sloveni con le loro grotte di Postumia, e Sissi – appassionata di esercizio fisico – intenta a trascinare la cognata a passeggio fino a Montegrisa (dove la stanchezza provoca visioni di un santuario a forma di formaggino) e poi suo malgrado folgorata dall’incontro con un affascinante rivoluzionario: niente meno che Guglielmo Oberdan. E via con una carambola di intrecci e di leit-motiv locali (come la mitica Dionea, l’aumento del prezzo dei pesci, o il nostro giornale, Il Piccolo, da cui Sissi apprende inorridita l’arrivo a Trieste dell’odiata suocera, l’arciduchessa Sofia, attesa per inaugurare le nuove vetrine di Cosulich) tutto rigorosamente scritto nel dialetto triestino che anche Sissi parla a perfezione perché le balie della corte di Vienna vengono proprio dalla nostra città.
Il libro, illustrato in copertina da un indovinato disegno di Giovanni Battistini, nasce dall’omonimo testo radiofonico scritto da Fullin per la Rai regionale e curato da Mario Mirasola e Paola Spinelli e sarà presentato venerdì 15 novembre alla libreria Ubik. Il giorno dopo, invece, il testo arriverà sul palcoscenico del teatro Bobbio con una versione che vedrà impegnati, accanto a Fullin, Ariella Reggio (che firma anche l’affettuosa prefazione del libro), Adriano Giraldi ed Emanuela Grimalda, che aveva già dato la sua voce a Sissi alla radio.
©RIPRODUZIONE RISERVATAd
Riproduzione riservata © Il Piccolo