Fugge dopo un tentativo di furto in una casa a Trieste, ma scappando precipita nella corte: è grave

È accaduto questo pomeriggio, di oggi mercoledì 25 dicembre, all'interno di un palazzo di via Tigor 11

Gianpaolo Sarti
La corte di via Tigor dove è precipitato il ladro
La corte di via Tigor dove è precipitato il ladro

 

Fugge dopo un tentativo di furto in casa. E mentre scappa scivola da una grondaia precipitando per terra nella corte interna. È accaduto questo pomeriggio, di oggi mercoledì 25 dicembre, all'interno di un palazzo di via Tigor 11.
Il ferito è un giovane presumibilmente dell'Est, ma non aveva documenti addosso. È stato portato all'ospedale di Cattinara con diverse fratture alle gambe e varie lesioni, ma non rischia la vita. È in prognosi riservata.

 

Il ladro mentre entra dall'abbaino nella casa di via Tigor a Trieste ripreso da una casa di fronte

Sul posto la Polizia di Stato, oltre all'ambulanza e l'automedica del 118.
Sono stati gli agenti a chiamare i sanitari: a un certo punto, mentre stavano cercando il ladro - evidentemente erano stati allertati dagli inquilini del condominio - hanno sentito un tonfo. E poi urlare.

Era il ladro che, cercando di scappare calandosi dalla grondaia, era caduto nella corte interna dell' edificio. Non è chiaro da che piano e quindi da quanti metri. Ma l'altezza era indubbiamente significativa, viste le fratture. Il malvivente non ho agito da solo, ma con un complice che però è riuscito a dileguarsi.

I ladri sono passati dal lucernaio del pianerottolo dell'ultimo piano. Il vetro, infatti, è ora in frantumi. È atteso ora l'intervento dei Vigili del fuoco per la messa in sicurezza del lucernario.
Indaga la Polizia.

Gli inquilini dell'appartamento, una giovane coppia di Pordenone, sono arrivati in questo momento in casa - alle ore 17 di questo pomeriggio - e hanno scoperto il tentativo di furto, avvenuto alle 12.55. Sono sotto choc.
Hanno trovato le finestre spalancate e la porta forzata.
«Pazzesco quello che è successo, è sconvolgente - spiegano - non tanto per quello che ci potevano rubare, cioè niente, ma è una violenza della nostra intimità». 

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