Fuga in Carinzia, tentazione a Nordest

Il viaggio di un gruppo di imprenditori: «La crisi colpisce duro e bisogna pur sopravvivere»
Di Marco di Blas

UDINE. Se la montagna non va a Maometto… La “montagna” nel nostro caso è l’Entwicklungsagentur Kärnten (Agenzia per lo sviluppo della Carinzia). Di solito è lei che scende in Italia a caccia di imprenditori disposti a investire oltreconfine, allettati da migliori possibilità di lavoro. Questa volta invece è Maometto che ha fatto il viaggio inverso: 54 imprenditori del Nordest, che a bordo di un pullman si sono recati in Carinzia, per cercare di capire perché là fare impresa sia più semplice – molto più semplice – che in Italia.

“L’idea è nata davvero per caso”, racconta Sandro Venzo, vicepresidente della Venzo Stampi Srl di Bassano (12 dipendenti, 1,3 milioni di fatturato): «Il collega Livio Vuerich, della Compositech di Martignacco, mi aveva fatto vedere una brochure dell’agenzia carinziana, in cui si illustravano le condizioni di lavoro delle aziende nel loro Land: fisco, burocrazia, finanziamenti, incentivi, mercato del lavoro flessibile. Una distanza siderale rispetto a noi, quasi da non credere. Per un momento ho pensato di essere su scherzi a parte». Venzo ne ha parlato con qualche imprenditore delle sue parti. È venuta voglia di andare a vedere, per toccare con mano il “miracolo”. Sono stati fatti girare un paio di messaggi in Facebook, tra duecento imprenditori medio-piccoli del Nordest, pensando di fare un salto in Carinzia con un paio di macchine. La risposta è stata immediata e imprevedibilmente numerosa, tanto che si è reso necessario noleggiare un pullman. «In tutto ci siamo trovati in 54 – riferisce Venzo – Se avessimo aperto le adesioni a chiunque, avremmo dovuto organizzare un’autocolonna. È un segno evidente del profondo malessere diffuso nelle nostre imprese».

I titolari delle aziende partecipanti alla “spedizione” rappresentavano un migliaio di lavoratori, per un fatturato di 100 milioni. Meta del viaggio è stata la sede dell’Agenzia per lo sviluppo della Carinzia, nel Parco tecnologico alla periferia di Klagenfurt. Lì sono stati ricevuto dalle responsabili per il mercato italiano, le stesse persone che di solito organizzano gli incontri di promozione nella nostra regione, nel Veneto e, di recente, anche in aree più lontane come Varese. C’era anche l’avv. Enrica Maggi, origini trevigiane, ormai trapiantata in Austria, con studio legale a Klagenfurt e a Vienna, che ha spiegato in termini molto concreti come nasce un’impresa da quelle parti e come vive. In tutto, l’incontro è durato 4 ore. Si è registrato anche in questa occasione la sorpresa e quasi l’incredulità che si sono viste anche negli incontri con gli imprenditori in Italia. Non tanto per il fatto che in Austria l’imposta sulle società è al 25% e non esiste l’Irap, quanto perché “là ci sono poche regole, ma chiare e certe – osserva Venzo – regole che non cambiano quando cambia il governo”.

La comitiva nordestina è rimasta colpita soprattutto dalla certezza nei pagamenti, nei tempi brevi per i rimborsi Iva, nella snellezza della burocrazia (che consente di mettere in piedi una società in una settimana), nella bassa criminalità.

Insomma, tante buone ragioni per andarsene dall’Italia? «No – risponde Venzo – non siamo andati in Carinzia con questo intendimento. Noi vogliamo restare in Italia, abbiamo delle responsabilità nei confronti dei nostri collaboratori. Ma vogliamo fare di tutto perché anche qui le cose cambino, per assomigliare di più all’Austria. Serve un segnale forte dalla politica. Se qui un’azienda è in difficoltà, è morta. Se va bene, deve trovare un’alternativa o altrimenti è costretta a delocalizzare. Ne parleremo con i nostri politici, perché questo non accada».

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