Fuga di notizie, indagato anche il pm Frezza
Mastelloni alza ancora l’asticella e va a pescare la nuova vittima direttamente in casa sua. Cioè in procura, a tre metri dal suo ufficio. Le intercettazioni «selvagge» che ha ordinato hanno fatto una nuovo bersaglio nella guerra all’informazione. Questa volta un bersaglio particolarmente importante. Il numero 2, Federico Frezza. Colpito dopo l’ex capo della squadra mobile Roberto Giacomelli, il capitano Fabio Pasquariello, comandante del nucleo investigavo dei carabinieri e quello del reparto operativo dell’Arma colonnello Antonio Garritani.
Anche Frezza è stato raggiunto da un avviso di garanzia firmato, questa volta per ragioni di competenza territoriale sugli uffici giudiziari triestini, dalla collega Rossella Poggioli della procura di Bologna. Anche Frezza come Giacomelli, Pasquariello e Garritani, è accusato di essere uno dei “pusher” del nostro cronista di giudiziaria Corrado Barbacini, indagato pure lui. Tutto ciò fa parte dei rischi del mestiere, soprattutto quando si vuole puntualmente raccontare cosa succede in città stando un passo avanti agli altri.
Insomma il giro del “rapporti proibiti” scoperto da Mastelloni si allarga a macchia d’olio. Con conseguenze in questo caso inimmaginabili sui rapporti tra le istituzioni ma anche e soprattutto all’interno dello stessa procura della Repubblica. Quello che è al momento certo è la dimostrazione concreta del tentativo di tappare la bocca a stampa, forze dell’ordine e agli altri magistrati. Come del resto mesi fa il procuratore capo aveva annunciato con una circolare inviata riservatamente a tutti i suoi pm e ai corpi di polizia intimando il segreto su tutte le indagini, nessuna esclusa.
A svelare i “rapporti proibiti” tra Barbacini e, questa volta, il pm Frezza sono state alcune tra le numerose e costose intercettazioni telefoniche disposte nel settembre dello scorso anno dal procuratore capo e dal sostituto Antonio Miggiani. Frezza è accusato di aver comunicato a Barbacini che la polizia, da lui stesso incaricata, aveva proceduto al sequestro nell’area Ezit di via Pietraferrata delle roulotte utilizzate da un gruppo di rom ai quali poi era stato offerto di dormire al Teresiano. Ma anche di aver rivelato, sempre al cronista di giudiziaria, il fatto che lui stesso, coordiando le indagini della polizia, aveva individuato due ungheresi che agivano nella città di Baja accusati di traffico di clandestini. Infine il capo d’accusa senza dubbio più singolare fa riferimento a un articolo sempre di Barbacini tratto da un comunicato stampa inviato alla redazione dallo stesso pm Frezza nelle funzioni di capo (quando Mastelloni era in ferie) riguardante la donna accoltellata in via Alpi Giulie. Nel comunicato il pm indagato aveva espresso il proprio disappunto sul fatto che i carabinieri lo avevano avvisato con ritardo di alcune denunce della stessa vittima del fatto di sangue. Anche questa azione è ritenuta una rivelazione di segreto d’ufficio, una pericolosa fuga di notizie.
«Si tratta di notizie non coperte da segreto, in quanto già note agli indagati. - ha detto ieri il pm Frezza - Per esempio si parla di un sequestro già eseguito. Spiegherò (ndr, alla collega di Bologna) questo aspetto che è decisivo. E spiegherò - a dimostrazione della mia condotta trasparente - anche che nel caso della donna accoltellata sono stato io in qualità di procuratore facente funzioni a inviare una nota ufficiale alla stampa».
Nelle scorse settimane la gamba tesa del procuratore Carlo Mastelloni ha causato la fuga (non di notizie ma in questo caso di esperti investigatori) da Trieste. Oltre all’ex capo della Mobile Roberto Giacomelli finito allo Sco di Roma (con un ruolo di primo piano), viene dato per imminente l’addio di Fabio Pasquariello e Antonio Garritani per incompatibilità ambientale.
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