Fuga con la minorenne, Pozzecco in aula
TRIESTE È arrivato il giorno del giudizio per Manuel Pozzecco, l’uomo di 34 anni salito alla ribalta delle cronache nel luglio scorso per la “fuga d'amore” con una ragazzina di 14 anni, con la quale aveva avuto rapporti sessuali. L’udienza davanti al gip Laura Barresi è stata fissata per il prossimo 9 giugno.
Pozzecco che è difeso dall’avvocato Maria Genovese dovrà rispondere di accuse pesantissime: violenza sessuale, sottrazione di minore e cessione di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa infatti l’uomo avrebbe anche drogato la vittima per approfittare di lei. Una tecnica, hanno rivelato le indagini della Squadra mobile coordinate dal pm Maddalena Chergia, già sperimentata con altre “prede”, tutte ragazzine che frequentavano l’area verde di strada di Fiume e la zona all’inizio della pista ciclabile a San Giacomo. Per riuscire ad avvicinarle, il 34enne si era pure travestito da cartomante. Prima leggeva loro le carte, pronosticando futuri incerti e pericolosi. Poi, dopo averle spaventate, si offriva di consolarle, mettendo la loro testa sulle sue ginocchia e accarezzandole.
La fuga con la ragazzina di 14 anni porta la data del 20 luglio scorso, giorno in cui la madre della minorenne aveva lanciato un appello su Facebook. In breve la notizia della scomparsa aveva fatto il giro del web. «Chiunque fosse certo di averla vista è pregato di avvisare immediatamente le forze dell'ordine. Molto probabilmente è insieme a una persona adulta - aveva scritto la madre aggiungendo un appello alla figlia -. Ti aspettiamo a braccia aperte, ci manchi da star male... Se sei lontana e non sai come tornare, chiama il 113 o a casa. Ti amiamo tanto». Subito erano scattate le indagini della Squadra mobile. Dopo quattro giorni, durante i quali c’erano state numerose segnalazioni a Monfalcone, Grado e infine a Gorizia, gli agenti erano riusciti infine a rintracciare i due nei pressi di piazza San Francesco nel centro della città isontina, vicino alla mensa dei frati cappuccini. Poi il lieto fine attorno alle 13 del 24 luglio, quando la ragazzina era stata fermata dagli agenti di una pattuglia della Squadra volante mentre camminava a Gorizia assieme all’uomo. Individuare e poi raggiungere la coppia, però, non era stato facile.
Perché Manuel Pozzecco aveva spento il telefono cellulare togliendo addirittura la batteria per evitare di essere individuato attraverso la rete. I due, così si è poi saputo, erano stati notati dagli agenti che avevano con loro nella volante la foto della ragazzina. Li avevano avvicinati, chiedendo loro i documenti. Così in pochi minuti era finito l’incubo che aveva tenuto con il fiato sospeso i genitori, ma anche centinaia di amici e “navigatori” che avevano letto l'appello disperato della madre su Facebook.
Manuel Pozzecco è un personaggio noto alle cronache cittadine. Nel gennaio dello scorso anno, ad esempio, aveva sostenuto di essere stato aggredito selvaggiamente da un gruppo di sette profughi afghani in piazza Libertà. «È accaduto tutto in pochi minuti. Era quasi mezzanotte, ero seduto su una panchina e stavo aspettando una persona. A un certo punto uno straniero mi si è avvicinato e ha iniziato a provocarmi», aveva raccontato. Un episodio allarmante, che aveva procurato all’uomo numerosi manifestazioni di solidarietà da parte esponenti politici pronti a sfruttare la storia per dimostrare e che i profughi sono violenti e pericolosi. Fra i primi a schierarsi allora in favore della presunta vittima era sceso in campo il pugile Fabio Tuiach, fresco di elezione in Consiglio comunale tra i banchi della Lega. Peccato, però, che la storia raccontata da Pozzecco fosse completamente inventata, come dimostrato dalle forze dell’ordine nel giro di pochissimi giorni.
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