Fucili sloveni contro due triestini, il presidente Pahor: va fatta chiarezza

LUBIANA Rivelazioni che suggeriscono come le prime denunce fossero sostanziate. Mezze ammissioni dell’esercito che parla di «indizi» sempre più consistenti. E il Capo dello Stato che si muove affinché sia fatta completa luce sulla questione. Sono gli ultimi sviluppi del caso fatto emergere per primo dal quotidiano Primorski Dnevnik, che ha raccolto la testimonianza di una coppia di triestini con doppia cittadinanza italiana e slovena, fermati in maggio - è stato il racconto dell’uomo - nei pressi del confine fra Italia e Slovenia, in territorio sloveno, da uomini in divisa, uno dei quali con un mitra puntato. Attimi di tensione, poi le scuse: «Cercavamo i črni», i migranti, hanno detto, sempre nel racconto della coppia.
Il presidente della Slovenia, Borut Pahor, ha fatto sapere ieri di aver chiesto «un esaustivo rapporto scritto» su quanto avvenuto nell’area della Val Rosandra, un caso che ha provocato polemiche e richieste di chiarimenti da Roma, tra sospetti che si trattasse di paramilitari, altri che puntavano l’indice sulle forze regolari e secche smentite di Lubiana. Nel giorno indicato, aveva assicurato il ministro della Difesa Matej Tonin dopo una prima indagine, non c’erano membri delle forze armate slovene in quella località.
Ma che ci sia del vero nella questione è stato suggerito dalla richiesta di una rapida inchiesta imparziale sul caso da parte appunto di Pahor. Il caso, data la sua «natura», richiede un’approfondita investigazione e risultati chiari, hanno concordato ieri il Presidente sloveno e il ministro Tonin (sempre più nel mirino dell’opposizione), ha fatto sapere lo stesso Pahor via Twitter. La mossa del Capo di Stato sloveno arriva dopo che l’altra sera alcuni media locali avevano anticipato che, secondo le risultanze delle indagini e secondo ordini di servizio dell’esercito, nella zona dove passeggiava la coppia erano effettivamente in servizio dei soldati nel giorno in cui sarebbe avvenuto il fermo. Secondo l’emittente Pop Tv, uno dei militari sarebbe stato persino identificato. Anche fonti solitamente bene informate hanno detto ieri a Il Piccolo che nell’incidente sarebbero coinvolti «due militari», come confermerebbero i primi risultati di un’inchiesta del ministero degli Interni.
Le ultime rivelazioni hanno spinto l’esercito sloveno a intervenire ieri sul tema con una conferenza stampa dove è stata suggerita la bontà dello scenario del coinvolgimento di militari nel caso. Un portavoce delle forze armate di Lubiana, Marjan Sirk, ha ammesso che «ci sono sempre più indizi che il fatto sia realmente accaduto» e che è nell’interesse dello stesso esercito sloveno chiarire il tutto. Ma «non posso commentare eventi specifici sino alla fine delle indagini», ha concluso dicendo che un’inchiesta meticolosa è in corso e la confusione iniziale starebbe in un errore sulla data dell’episodio. Inizialmente si parlava dell’8 maggio, in realtà tutto sarebbe accaduto il 7, quando effettivamente ci sarebbero stati militari sloveni nell’area in chiave anti-migranti.
«Vogliamo chiarire cosa è accaduto», ha confermato il capo di Stato maggiore dell’esercito sloveno, generale Robert Glavas, che ha assicurato che tra i suoi sottoposti non sono ammessi eccessi ma si è opposto all’idea delle forze armate sul banco degli imputati. Dal 2015 a oggi, ha detto, militari sloveni hanno «compiuto più di 110mila azioni differenti di sostegno alla polizia in difesa del confine e mai abusi di potere sono stati riscontrati», è sbottato . Aggiungendo che quella al confine italiano sarebbe eventualmente la prima. —
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