Fucile puntato sulla coppia triestina, Lubiana esclude la presenza dell'esercito e si rafforza l'ipotesi paramilitari
TRIESTE. Nessun militare sloveno era presente nel giorno dell'inquietante episodio che si è verificato lungo il confine italo-sloveno in Val Rosandra. Dopo un'attenta verifica dei registri dei pattugliamenti congiunti lungo il confine, dove l'esercito supporta l'attività della polizia nel controllo del territorio, il ministero della Difesa a Lubiana ha emesso nel tardo pomeriggio di oggi, lunedì 25 maggio, un comunicato nel quale ricostruisce data e luogo del controverso "incontro ravvicinato" che ha coinvolto una coppia di triestini con doppia nazionalità, italiana e slovena, fermati e poi rilasciati: notizia che è stata resa pubblica dal Primorski Dnevnik.
Secondo quanto scritto nel comunicato, l'episodio è avvenuto fra le 10 e le 11 dell'8 maggio scorso a Mihele, un insediamento di circa 30 abitanti che rientra nel comune di Erpelle-Cosina, e in quel giorno non risulta alcuna presenza di membri delle forze armate slovene nella località dell'incidente, come confermato anche dal registro della polizia di Stato che coordina il pattugliamento.
Il comunicato elenca per l'occasione i compiti svolti dall'esercito nel pattugliamento del confine e precisa che solo i membri che hanno completato una formazione speciale per tali compiti sono inviati in missione a supporto della polizia per la protezione più ampia del confine di Stato.
A questo punto si rafforza l'ipotesi che a fermare la coppia triestina siano stati dei paramilitari.
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