Frutti di mare vietati lungo la costa istriana
Al bando vendita e consumo da Salvore a Punta Barbariga. Rilevata la presenza di una biotossina
POLA L'ispettorato croato di veterinaria ha vietato la raccolta e la vendita di frutti di mare e conchiglie provenienti dalla costa istriana occidentale. Il drastico provvedimento fa riferimento al monitoraggio effettuato il 25 maggio dall'Istituto oceanografico di Spalato che aveva evidenziato la presenza nei frutti di mare di una specie potenzialmente tossica di fitoplancton.
In primo luogo la biotossina DSP, o sindrome diarroica da molluschi bivalvi che una volta ingerita provoca diarrea e vomito. Ancora in fase di accertamento invece la presenza di due neurotossine che provocano amnesia e paralisi, precisamente la ASP e la PSP. Da anni però nel mare istriano non se ne trova traccia. Il divieto riguarda tutta la costa occidentale dell’Istria, da Salvore a Punta Barbariga. L’autorità veterinaria della Croazia non si sbilancia sulla durata del divieto. Si parla comunque di un massimo di 10 giorni, periodo entro il quale grazie alle correnti e al più intenso movimento del fare dovuto alle condizioni meteo piuttosto instabili,si abbasserà la concentrazione di fitoplancton.
Intanto la campionatura dei frutti di mare viene effetuata ogni 72 ore e dopo due risultati negativi consecutivi, la misura verrà revocata. Gli allevatori del settore non sembrano più di tanto sorpresi del provvedimento. «Sono misure - dicono - intese innanzitutto a tutelare i consumatori, nel rispetto dei rigorosi standard imposti dall’Unione europea». Standard che devono trovare applicazione anche da queste parti se si vuole un giorno poter esportare i frutti di mare sul mercato comunitario, al momento off limits per gli allevatori croati.
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