Frutta e verdura super bio nell’oasi di Lussinpiccolo

Lei ha lasciato il lavoro da architetto e lui quello di responsabile nel settore auto per aprire a Cunski un’azienda agricola che segue fedelmente i ritmi della natura

TRIESTE. Un terreno di due ettari da coltivare e il metodo Organic forest, sistema concepito in Francia dall’agronomo e omeopata Michel Barbaud. Ma prima ancora il mare e una barca a vela. In mezzo i loro cani Fortunato, Fiume e Mia. E la cucina macrobiotica. Questo è il mondo di Daniele Roccoberton e Giovanna Parolin che hanno preso casa e aperto l’azienda agricola “Losinbio” a Lussinpiccolo dal 2013. Hanno trovato il loro paradiso esattamente nella località di Cunski per coltivare prodotti seguendo l’agricoltura organica - senza dunque alcun additivo chimico e quindi diversa dalla biologica che ammette fino a tre residui chimici - e i tempi di quella biodinamica.

Veneti, trapiantati per amore e purezza della terra nell’isola croata, dove coltivano frutta e verdura. Si sono conosciuti in mezzo al mare Adriatico e, dopo un anno, i loro destini si sono nuovamente incrociati. Lui ex responsabile nel settore auto, lei architetto che per un importante studio di Mestre girava il mondo. Hanno impacchettato il loro passato e si sono dedicati alla natura a 360 gradi dal 2010. E da due mesi arrivano con il loro stand anche a Trieste, in piazza Ponterosso, richiamati dai triestini che in estate diventano lussiniani e li hanno conosciuti nella piazza di quel mercato. “Losinbio” appunto è il nome della loro azienda agricola e il concetto, che hanno raccolto dal modo di coltivare di Organic Forest, è molto innovativo e particolare. «Alla base c’è un compost naturale che ha bisogno di nove mesi per crearsi naturalmente, come la foresta ha il proprio humus per far stare bene le piante - spiega Daniele -, così lo realizziamo noi per far crescere i prodotti». Gli elementi principali sono strati di materia naturale adagiati in vasche di circa 60 centimetri dove crescono zucchine, finocchi e tanto altro.

Elementi tra cui legno e fogliame, a cui Daniele inocula macerati di erbe ricchi di enzimi e lieviti a base di farine. Si creano così tantissimi microganismi su cui nascono i funghi, «che estraggono le tossine del legno e creano la fermentazione e il terreno adatto per questa coltura». E soprattutto la terra così vive di carbonio, anziché d’azoto, che invece si sviluppa con le coltivazioni derivanti dall’utilizzo di deiezioni, insomma di letame. Il risultato? «Le piante sono più vigorose, hanno una qualità organolettica migliore e sono meno attaccabili dai parassiti e inoltre restituiscono a chi le consuma più energia» aggiunge Daniele. È l’uomo che rappresenta le braccia dell’azienda, mentre Giovanna si occupa di ordini, comunicazione, cucina macrobiotica, della trasformazione dei prodotti in ottimi piatti.

Lei vuole vivere fino a 130 anni. «Il cibo può salvaguardare la mia salute, se coltivato rispettando alcuni tempi, necessari per riuscire ad avere i benefici migliori. Ora ad esempio, come detta la natura, mangiamo rape, biete, finocchio, cavoli, porri, verze» spiega. Anche il resto del loro nutrimento segue gli stessi dettami. «Mangiamo la carne qualche volta ma solo se “coltivata” a casa, tante uova e cereali». Si svegliano alle 6 d’estate e alle 8 d’inverno, con una colazione senza ansia. Giovanna tiene corsi di Macrobiotica, Daniele organizza tour nei suoi orti. Hanno abbandonato «il mondo della quantità per un mondo di qualità» e ci credono. Le prove dei benefici le traggono dai clienti: «Quando fanno 60 chilometri per comprare da noi i nostri prodotti».

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