Frontale fra due tram, le motivazioni della condanna: «È passato col rosso e ha ignorato le informazioni»

Ecco i dettagli della sentenza per l’incidente del 16 agosto 2016 a Conconello. A uno dei due conducenti 8 mesi di reclusione in primo grado

Gianpaolo Sarti
Silvano Trieste 16/08/2016 Il frontale tra due Tram di Opicina
Silvano Trieste 16/08/2016 Il frontale tra due Tram di Opicina

TRIESTE. Un semaforo rosso non rispettato e una comunicazione radio non ascoltata con la dovuta attenzione. Ecco cosa aveva determinato il frontale tra i due tram avvenuto ormai cinque anni fa, il 16 agosto 2016. È da quella volta che la linea è ferma.

La ricostruzione dell’incidente, con tanto di responsabilità, emerge nella sentenza depositata in questi giorni, emessa in seguito al processo innescato al termine dell’inchiesta sul clamoroso sinistro.

La sentenza contiene le motivazioni che a giugno hanno portato il Tribunale di Trieste (collegio composto dai giudici Pier Valerio Reinotti, presidente, a latere Marco Casavecchia e Camillo Poilucci) a condannare in primo grado a otto mesi di reclusione uno dei due conducenti rinviati a giudizio, il cinquantenne Stefano Schivi (difeso dall’avvocato Andrea Valanzano). L’altro imputato, il collega Fulvio Zetto (difeso dagli avvocati William Crivellari ed Elisabetta Burla), era stato assolto. “Pericolo di disastro ferroviario colposo”, questo il reato per il quale Schivi è stato condannato.

Durante l’incidente, come accertato nell’indagine, erano in corsa quattro carrozze: la 402, condotta da Daniel Marchi, la 406 da Rodolfo Purich, la 405 da Schivi e, infine, la 404 manovrata da Zetto.

La 404 non era una vettura di linea, bensì di “prova”: il tram era uscito dal deposito per testare la tenuta di un cuscinetto di uno degli assi. Abitualmente sono solo tre i mezzi in servizio che fanno la spola tra Trieste e Opicina.

La quarta dunque quel giorno è un’eccezione. L’impatto si verifica nei pressi della curva di Conconello: la 405 di Schivi, che viaggia in direzione di Opicina, sosta alla fermata, attende l’incrocio con la 406 guidata da Purich che sta andando verso piazza Oberdan (è la fase del normale scambio con il convoglio in discesa) e la lascia passare. Ma la 406 è seguita a distanza dalla 404 che va in direzione del centro città. La presenza di questa vettura crea un fraintendimento nella comunicazione tra operatori. A scambio avvenuto, infatti, la 405 riparte per continuare la strada verso Opicina, ma sulla prima curva dopo Conconello si trova improvvisamente di fronte la 404 (la carrozza di prova) che sta scendendo a Trieste. Lo scontro è inevitabile.

Cosa è andato storto? «Non v’è dubbio che Schivi abbia sentito o potuto sentire la segnalazione inviata dal centro radio del prossimo ingresso in linea della quarta vettura (la 404)», si legge in uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza. «Tutti i testi sentiti nel processo (i colleghi), tranne Schivi, hanno riferito di aver sentito la comunicazione. E ove non abbia sentito, ciò sarebbe ascrivibile a una sua colpevole distrazione o negligenza». Il conducente, inoltre, sostiene di aver visto il semaforo rosso all’ultimo. Ma il fatto che non ci fosse un dispositivo in grado di interrompere la corrente elettrica nel caso due vetture avessero occupato lo stesso tratto di binario, «non elide la responsabilità di Schivi per essere passato con la lanterna proiettante verso di lui luce rossa».

«Siamo soddisfatti per l’assoluzione di Zetto, che ha tenuto una condotta ineccepibile», commenta l’avvocato Crivellari. «Dispiace che i 6 anni trascorsi da indagato non glieli restituirà nessuno». —


 

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