Frode sul vino Sauvignon, perquisite dai Nas 17 cantine fra Collio e Colli orientali

Blitz dei Carabinieri dei Nas su disposizione della Procura di Udine. Tra le 17 aziende sottoposte a perquisizione e presenti nelle zone del Collio e dei Colli orientali del Friuli, figurano anche i nomi di etichette molto note e con un vasto mercato commerciale

UDINE. Sognava di passare alla storia come l’inventore del Sauvignon più buono e più profumato del mondo. Di trovare, cioè, la formula magica che avrebbe permesso a qualsiasi produttore di esaltare il sapore del proprio vino e di lanciarlo nel gotha dell’enologia. E in parte, Ramon Persello, 39 anni, di Attimis, consulente bioclimatico tra i più noti in Friuli e, soprattutto, genio della chimica, pareva anche esserci riuscito. Questo, almeno, è ciò che sostiene la Procura della Repubblica di Udine, che attorno ai suoi esperimenti e alla cerchia di aziende agricole di riconosciuta fama che – stando alla tesi accusatoria – da lui si rifornivano, ha costruito un’inchiesta in grado di stravolgere gli equilibri dell’economia vitivinicola, e non solo, regionale.

Gettando un’inquietante ombra su una delle eccellenze indiscusse del Friuli Venezia Giulia. Al centro della bufera giudiziaria, l’ipotesi che in 17 aziende (due delle quali di fuori regione), tutte sottoposte ieri a perquisizione da parte dei carabinieri del Nas di Udine, sia stato impiegato un esaltatore di aromi non previsto dal disciplinare di produzione di vini Doc. Una “Sauvignon connection”, insomma. Il sospetto, codice penale alla mano, si traduce nelle ipotesi di reato di frode nell’esercizio del commercio e vendita di sostanze alimentari non genuine.

IL TRUCCO A quella “pozione dei desideri” Persello lavorava da tempo. Lo sapevano tutti e lui, considerato un prodigio della chimica, non ne faceva mistero. Del resto, nulla gli proibiva di provare e riprovare a mescolare gli ingredienti, alla ricerca del mix che avrebbe migliorato il gusto dei vini. Tanto più in una terra che del Bianco, complice anche la campagna pubblicitaria con cui una decina d’anni fa il fotografo Oliviero Toscani lanciò le etichette del Collio, ha fatto la propria bandiera. Il guaio è che i suoi esperimenti avrebbero dovuto restare tali.

E invece, stando alle indagini sin qui condotte dagli investigatori, l’intruglio che Persello realizzava in casa con l’aiuto di sua moglie, combinando tra loro il lievito preso dal laboratorio in cui lavora, a Corno di Rosazzo, e un amalgama di altri ingredienti “top secret”, finiva poi per entrare nelle botti di Sauvignon e, in misura minore, anche di Pinot bianco, di un gruppo non proprio ristretto di “amici” produttori. Un “elisir” – a sottolinearlo è la stessa Procura – comunque non dannoso per la salute umana. Le perquisizioni eseguite ieri, in contemporanea, in tutte le aziende agricole con le quali l’“Archimede dei vini” risultava tenere contatti puntano proprio a trovare elementi probatori capaci di confermare un quadro già di per sè abbastanza definito.

Da ciascuna delle cantine, i carabinieri del Nucleo antisofisticazione e sanità sono usciti con una serie di campioni di vino, che dovranno ora essere analizzati e rivelare se e con quali sostanze, qualora dovessero emergerne tracce, siano stati contraffatti.

GLI INDAGATI I primi a finire sul registro degli indagati sono stati i nomi di Persello e di sua moglie Lisa Coletto, 41 anni, di Udine. È alla loro porta che la Polizia giudiziaria ha bussato, già nella giornata di sabato, con il primo di una lunga serie di decreti di perquisizione.

Ed è lì che sono stati acquisiti i riscontri che hanno permesso agli investigatori non soltanto di proseguire lungo la pista tracciata, ma anche di formulare una possibile rosa di ulteriori indagati. I produttori, appunto, con vigne e aziende tra la zona del Collio e quella dei Colli orientali del Friuli, e tutti più o meno blasonati.

A cominciare da Roberto Snidarcig, che con la sua “Tiare” di Dolegna del Collio, l’anno scorso è riuscito nientedimeno che ad aggiudicarsi l’oro mondiale. Oltre a lui, a ricevere la visita dei militari dell’Arma, nella mattinata di ieri, sono stati anche Adriano Gigante, dell’omonima azienda agricola di Corno di Rosazzo, Valerio Marinig, di Prepotto, Paolo Rodaro, di Spessa, Pierpaolo Pecorari, di San Lorenzo Isontino, Michele Luisa, della “Tenuta Luisa” di Corona, Anna Muzzolini, dell’“Azienda agricola Iole” di Prepotto, Roberto Folla, dell’“Azienda agricola Cortona” di Villa Vicentina, Luca Caporale, dell’“Azienda agricola Venchiarezza” di Cividale, Federico Stefano Stanig, dell’“AZienda agricola Stanig fratelli” di Prepotto, Andrea Visintin, dell’“Azienda agricola Magnas” di Cormons, Cristian Ballaminut, titolare di un’azienda a Terzo d’Aquileia, Cristian Specogna, dell’“Azienda agricola Specogna Leonardo” di Corno di Rosazzo, Gianni Sgubin, della “Società agricola Ferruccio Sgubin” di Dolegna del Collio, e Filippo Butussi, della “Valentino Butussi” di Corno di Rosazzo. Perquisizioni sono state inoltre eseguite nelle sedi di due tenute di fuori regione: l’“Azienda vinicola F.lli De Luca”, di Remo De Luca, a Mozzagrogna (Chieti) e la “Castel Rio Società agricola” di Ficulle (Terni), amministrata da Valentino Cirulli. Nell’inchiesta sono rimaste coinvolte anche Francesca Gobessi, 65 anni, di Udine, ed Emanuela Zuppello, 55, di Torreano, in quanto colleghe di Persello nel laboratorio di analisi in cui lavora.

LA SOFFIATA A mettere in moto la macchina investigativa, neanche a dirlo, sono stati delatori interni al mondo del vino. Non c’è da stupirsi, naturalmente: vedevano i loro diretti concorrenti accumulare premi su premi e hanno deciso che era ora di farla finita e di svelare quello che, a loro avviso, era il “segreto” di tanta bravura. In Procura, a raccogliere e dare forma alle segnalazioni è stato il pm Marco Panzeri.

Lo stesso che, un paio di anni fa, aveva scoperchiato il caso del latte contaminato da aflatossina M1. «Ci siamo mossi sulla base di elementi serissimi, in maniera mirata – ha affermato il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo –. Eravamo stati messi in guardia da chi, in questo stesso settore, lavora in modo onesto. Da alcuni produttori del Sauvignon – continua – che seguono fedelmente il disciplinare e che si erano accorti che alcuni competitors esaltavano irregolarmente gli aromi del vino».

Alla soffiata erano seguiti i primi accertamenti, poi la perquisizione a casa di Persello e, a seguire, l’individuazione dei suoi possibili complici. La “road map” della Procura, però, non prevedva di tornare in campo a così stretto giro di posta. «Siamo stati costretti ad accelerare i tempi e anticipare a oggi (ieri, ndr) le perquisizioni nelle aziende agricole – ha spiegato De Nicolo –, perchè avevamo avuto sentore che la notizia stava per trapelare. Esisteva il rischio concreto di una fuga di notizie. E questo, come intuibile, avrebbe vanificato l’efficacia delle perquisizioni». Il destino, però, ha voluto che la giornata di ieri fosse anche quella dell’inaugurazione di Friuli Doc.

Una «sciagurata coincidenza» che De Nicolo ha tenuto a chiarire come assolutamente non voluta: casuale, quindi, e del tutto slegata da collegamenti giudiziari. «Non volevamo guastare la festa a nessuno e avremmo preferito aspettare la fine della manifestazione – ha precisato il procuratore –, come era accaduto nel caso dell’indagine sul prosciutto di San Daniele».

Non meno chiaro l’obiettivo dell’inchiesta. «La nostra preoccupazione primaria – continua De Nicolo – è la tutela sia dei consumatori, che ci sentiamo di rassicurare in ogni caso, visto che le sostanze con le quali il Sauvignon è stato contraffatto non sono dannose per l’uomo, sia dei produttori che si attengono ai disciplinari e che, per fortuna, sono la maggioranza. Chi non lo fa va scovato e isolato. E le indagini proseguono proprio in questa direzione, alla ricerca di eventuali altri trasgressori».

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