Friuli Venezia Giulia in prima fila nella corsa ai vigneti

Boom di richieste per la riconversione dei terreni. A pesare è anche l’effetto di una nuova normativa dell’Ue

L'antico adagio latino "in vino veritas" andrebbe forse aggiornato in un più concreto "in vino pecunia". In Italia e in Friuli Venezia Giulia in particolare è corsa ai vitigni. Tutti vorrebbero riconvertire le proprie colture e produrre il più remunerativo vino. Lo dimostrano i numeri del ministero delle Politiche agricole relativi alle richieste per nuovi impianti di vigneti.

Secondo il focus dell'Informatore agrario in uscita domani, a livello nazionale le domande di quest'anno sono state 25 volte superiori alla superficie disponibile, quasi 165mila ettari a fronte di una disponibilità di 6.621 ettari. Su 21 regioni, 17 hanno superato di almeno tre volte il plafond previsto; con il Veneto a fare la parte del leone. Lì le richieste di nuovi vigneti hanno riguardato quasi 91mila ettari. Sul secondo gradino del podio c'è appunto il Fvg, seguito dalla Puglia. Ed ecco poi Sicilia, Emilia Romagna e Toscana. Da noi sono state presentate domande per complessivi 29mila ettari a fronte di un esistente di circa 24mila. In termini percentuali significa che se, per assurdo, si dovesse dare il via libera a tutti, il vigneto regionale crescerebbe del 121%. Uno sproposito.

«Gelo nelle vigne, intervenga la Regione»

Ovviamente, così non sarà. Perché ci sarà una ripartizione in percentuale. Le domande sono l'effetto della nuova normativa europea entrata in vigore lo scorso anno. Fino al 31 dicembre 2015 il diritto di impianto di un vigneto si poteva acquistare o vendere con un atto privato, ma il regolamento Ue - il numero 1308 del 2013 - ha cambiato le carte in tavola e ha previsto l'avvio, dal primo gennaio 2016, di un nuovo sistema di "autorizzazioni" per gli impianti viticoli. Questo prevede il rilascio - previa richiesta - di autorizzazioni nel limite massimo annuo dell'1% della superficie vitata nazionale. Lo scorso anno la superficie complessiva messa a disposizione per le richieste di autorizzazioni è stata pari a 6.376 ettari, corrispondente all'1% della superficie potenziale dichiarata al 31 luglio della precedente campagna. In Fvg gli ettari disponibili erano 240, ma le richieste sono state 50 volte superiori (12mila ettari). Quest'anno gli ettari richiesti per il Fvg sono passati addirittura da 12mila a 29mila.

A spiegare i motivi di questo boom è il presidente regionale di Coldiretti Dario Ermacora. Secondo il quale da un lato a invogliare a nuovi vigneti c’è l’exploit delle bollicine. E dall’altro c’è che «il meccanismo è distorto. Le richieste vengono fatte non in base alle reali necessità, ma in base al terreno che si ha a disposizione perché se chiedi 100 poi avrai due. Lo scorso anno sono stati premiati i furbi, così quelli che si erano comportati in modo corretto hanno fatto i furbi a loro volta. Ma i numeri non corrispondono alle necessità. E non ci sono nemmeno i terreni o le piante per soddisfare tali necessità».

Ermacora invita le istituzioni a trovare un meccanismo di distribuzione che sia legato alle reali necessità delle aziende e che ripartisca le quote in base alla storia e non in modo indiscriminato. Il presidente Coldiretti parla poi appunto di un «Effetto prosecco e pinot grigio». A spiegarlo nel dettaglio è però Bruno Augusto Pinat, membro del Comitato nazionale di coordinamento per la certificazione della vite del ministero per le Politiche agricole. «Il fatto - dice - è che oggi chi produce carne si mangia la stalla, chi fa latte si mangia anche la casa e chi fa cereali ha bisogni di grandi superfici e non monetizza. La frutta è in crisi anche lei, così l'unico settore che produce reddito è quello vitivinicolo».

 

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