Friuli Venezia Giulia alle urne il 6 maggio

Indicazione data per certa in Consiglio in caso di voto nazionale fissato a marzo Deposito delle liste il primo aprile. Ultimo bilancio di Palazzo a quota 19 milioni 
Foto Bruni 24.02.13 Elezioni 2013:buona affluenza domenica mattina
Foto Bruni 24.02.13 Elezioni 2013:buona affluenza domenica mattina

TRIESTE. C’è una data per le elezioni regionali 2018. Dipende (anche) dalle decisioni di Sergio Mattarella per quel che riguarda le politiche. Ma l’intenzione, se il presidente della Repubblica, come pare probabile, indicherà il voto nazionale il 4 o il 18 marzo, è di chiamare alle urne gli elettori del Friuli Venezia Giulia domenica 6 maggio, l’ultima data utile secondo lo Statuto regionale, oltre che il quarantaduesimo anniversario del terremoto in Friuli.

Il risiko elettorale puntato sul 2018
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L’indicazione non è ancora ufficiale. Se ne è parlato ieri nella riunione dei capigruppo e poi, sempre nei corridoi, in Ufficio di presidenza. L’opposizione ha chiesto informazioni, la maggioranza ha fatto trapelare l’ipotesi: il 6 maggio sarebbe segnato in rosso nell’agenda di Debora Serracchiani. A meno di sorprendenti svolte verso un election day che il centrosinistra non considera opportuno vista l’aria che tira a livello nazionale, la prima domenica di maggio pare la più adatta per il rinnovo del Consiglio regionale.

La questione è innanzitutto normativa. La data delle elezioni è prevista dallo Statuto all’interno di una finestra lunga sei settimane. All’articolo 14 della Carta Fvg si precisa che il Consiglio regionale è eletto per cinque anni, che il quinquennio decorre dalla data delle elezioni e che la successiva tornata, indetta dal presidente della Regione, potrà avere luogo a decorrere dalla quarta domenica precedente e non oltre la seconda domenica successiva al compimento del quinquennio.

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Udine 19 Febbraio 2016 convegno con tondo Petrussi FOTO Turco Massimo

Si tratta dunque di ritornare al 2013, e di ripescare l’appuntamento che regalò a Serracchiani la presidenza della Regione d’un soffio su Renzo Tondo. Allora si votava ancora in due giorni e la scelta cadde sul 21 e 22 aprile. Retrocedendo di quattro domeniche, secondo dettato statutario, si arriva al 25 marzo, l’apertura di una finestra chiusa proprio domenica 6 maggio.

Dopo di che ci sono le motivazioni politiche. A Roma le soluzioni praticabili sembrano due. Nel caso di scioglimento delle Camere tra Natale e Capodanno le elezioni per il Parlamento si terranno il 4 marzo. L’alternativa, con uno scioglimento dopo il 6 gennaio, è il 18 marzo. Con un voto così anticipato, l’opzione election day tramonterebbe definitivamente. Non risulta infatti che Serracchiani intenda cedere alla richiesta del centrodestra di un turno unico politiche-regionali, e dunque dimettersi prima della scadenza del mandato come fece Riccardo Illy nel 2008 con la motivazione del risparmio per le casse pubbliche. Anzi, stando alle mezze parole di ieri in Consiglio, il centrosinistra starebbe appunto valutando l’idea di votare per la Regione il più lontano possibile dalla politiche. Addirittura nell’ultima data utile. Lo conferma, tra l’altro, la decisione di fissare gli ultimi giorni di lavoro in aula il 17, 18 e 19 aprile. Tenendo poi conto che domenica 29 aprile è inserita all’interno del lungo ponte del 1 maggio, ecco che il 6 maggio pare l’incastro perfetto.

Se così sarà, il decreto di indizione delle elezioni dovrà essere pubblicato non oltre il quarantacinquesimo giorno antecedente la data stabilita per la votazione, e dunque prima del 22 marzo e le liste andranno presentate tra il 31 marzo e il primo aprile, mentre il nuovo Consiglio si riunirà entro venti giorni dalla proclamazione degli eletti. Il 6 maggio, a quel punto, sarebbe pure la domenica del voto amministrativo (12 i Comuni interessati, Udine il più importante), da individuare all’interno della finestra 15 aprile-15 giugno disciplinata dalla legge 19 del 2013.

L’Ufficio di presidenza del Consiglio ha intanto approvato l’ultimo bilancio interno di previsione della legislatura. I fondi chiesti alla giunta ammontano a 19 milioni, un terzo dei quali per il funzionamento dell’aula. Al solito molto consistente (l’anno scorso si sfiorarono i 7 milioni) la quota per i vitalizi, con un ritocco all’insù (attorno al 3%, fa sapere il presidente Franco Iacop) giacché il primo luglio 2018 termineranno sia la riduzione prevista dalla Lr 2/2015, sia il blocco della rivalutazione annuale inserita nella 3/2014. Tra le voci del bilancio compaiono tra l'altro “informatizzazione" (836mila euro), “vigilanza” (453mila euro), “pulizie sedi" (365mila), “cancelleria e manutenzione impianti tecnologici" (135.500), ”noleggio fotocopiatrici” (132mila). Previsti quasi 347mila euro di contributi ai gruppi e 226mila euro per le spese di rappresentanza.

 

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