Friuli e Isontino in rivolta contro l’aeroporto “triestino"

Raffica di critiche alla scelta della spa di intitolare lo scalo al capoluogo regionale. Fontanini: «La solita “triestinata” fuori luogo». Romoli: «Scelta di cattivo gusto» IL SONDAGGIO
L'aeroporto di Ronchi
L'aeroporto di Ronchi

 

TRIESTE. Adesso che l'aeroporto di Ronchi o del Friuli Venezia Giulia sta per diventare più semplicemente l'aeroporto di Trieste, si alzano le barricate a tutela di Savorgnan di Brazzà, l'esploratore ripescato nella storia quando, nel 2007, la giunta Illy decise di ribattezzare lo scalo regionale. Lo fa l'autonomista Pietro Fontanini come l'assessore ai Trasporti di quella legislatura, Lodovico Sonego. Mentre la politica si divide. E la provincia di Gorizia, escluso il capogruppo del Pd Diego Moretti, protesta. «Lo scalo di Ronchi è l'aeroporto di tutta la regione, non solo di Trieste e la denominazione c'è già: Pietro Savorgnan di Brazzà», sottolinea il presidente della Provincia di Udine commentando l'operazione avviata dai vertici della società di puntare sul brand "Trieste". Dopo di che Fontanini tuona contro «la solita "triestinata" fuori luogo che infastidisce il popolo del Friuli e non rende onore alla figura di un grande esploratore, uomo molto conosciuto per le sue imprese specialmente in Africa, in omaggio al quale è stato intitolato lo scalo, scelta fatta sicuramente non a caso».

 

Addio al nome impossibile: nasce l'aeroporto "Trieste"
L'aeroporto di Ronchi

 

Anche Sonego difende l'attuale denominazione. Nel 2007, citando l'ordinanza dell'Enac, da assessore dichiarava: «La decisione dell'ente nazionale valorizza giustamente la memoria di un friulano che è stato un grande viaggiatore e che in Africa è tuttora ricordato con affetto ed ammirazione». E ora, da senatore dem, non mancano i toni critici nei confronti del nuovo corso: «C'è chi ha sostenuto che l'Impero austroungarico sia crollato perché aveva sbagliato nome, ma quella era una metafora letteraria, colta e profonda, non il fondamento manageriale di un'azienda che gestisce un aeroporto che fabbrica perdite. Vedo che il management dello scalo regionale pensa di risanare un'azienda in profondo rosso cambiando nome. È una strategia che passerà agli annali del business e verrà presto citata come best practice dai manuali di tutte le università».

Sonego prosegue ancora con ironia: «Tutti sanno del resto che i volumi di traffico di Venezia e di Roma derivano dall'intitolazione: merito di Marco Polo e Leonardo da Vinci. Savorgnan di Brazzà è più fiacco». Allargando il tiro, il senatore del Pd ribadisce la tesi della vendita: «Il nuovo management si inventa cortine fumogene perché non ha una credibile strategia industriale. I recenti accordi per ridurre l'orario di lavoro sono un modo per gestire la ritirata, non per programmare la crescita. L'unica via possibile di crescita credibile è la privatizzazione di una società da integrare in un sistema aeroportuale di dimensioni più grandi. Il resto sono chiacchiere, perdita di tempo e di soldi pubblici. Ma, mentre cittadini e imprese ripianano perdite consistenti ogni anno con il bilancio della Regione - conclude -, Serracchiani continua la politica di Tondo».

A contestare è pure la politica di Gorizia, città e provincia. «Se queste sono le riforme...credo si potesse pensare a qualcosa di più incisivo», dice Ettore Romoli parlando di «sgarbo» verso il territorio e di «cattivo gusto» nei confronti «del più grande esploratore che abbiamo avuto». Ci saranno passi ufficiali per manifestare il dissenso? «Non lo so ancora, ma di sicuro il problema di Ronchi non è il nome o la sala vip, ma quello di conquistare voli e recuperare traffico. Con gli escamotage non si va lontano». Meno dura, ma comunque perplessa, Silvia Altran, sindaco di Monfalcone: «Già ci si riferisce all'aeroporto con il nome di Trieste, ma un passo così concreto sul piano del marketing meritava un minimo di concertazione e bon ton istituzionale». Le ragioni di marketing, «pur comprensibili, non possono essere le sole a regolare questi cambiamenti», interviene anche il capogruppo di Fi Riccardi Riccardi. «Non conosco la posizione della giunta, ma mi pare si potesse trovare una soluzione diversa. Non abbiamo certamente bisogno di accendere incendi».

Per Moretti, invece, capogruppo goriziano del Pd, «la prima preoccupazione è che lo scalo sia messo in condizione di crescere. La "targa" Trieste? Pur con le legittime preoccupazioni che una scelta del genere può comportare in un territorio identitario come il nostro, deve essere funzionale al miglior risultato in termini di competitività. Evitiamo polemiche inutili e pensiamo allo sviluppo».

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