Friulani e isontini “conquistati”. Uno su due abiterebbe a Trieste
E alla domanda su un eventuale trasferimento per lavoro un terzo degli italiani risponde di sì
TRIESTE La città, per così dire, “va alla grande”: pulita, efficiente, accogliente, cosmopolita e sicura. Questi infatti sono i tratti che le riconoscono gli italiani, ma soprattutto - e in misura ancora più accentuata - gli italiani che l’hanno visitata.
Insomma il “percepito” della città di Trieste è altissimo e noi tutti - cittadini, operatori economici, decisori pubblici con il sindaco naturalmente in testa – dobbiamo esserne fieri, perché tutto ciò naturalmente genera traffici, incontri, commercio, scambi, turismo, vale a dire tutte quelle cose che resero Trieste “grande” e che noi per mezzo secolo, credevamo fossero sopite o scomparse.
Il nostro micragnoso interrogarsi sul declino della città, il nostro pessimismo mitteleuropeo, talvolta alcuni vissuti vittimistici nei confronti della Madre Patria, davvero sono fuori luogo: l’Italia e gli italiani ci amano, ci ammirano e soprattutto ci riconoscono qualità e virtù – due su tutte, “sicurezza” e “pulizia” – che ahimè nel resto del Paese sono merce rara. Il nord infatti vede costantemente minacciata la sua “sicurezza” e il sud conosce un “degrado” che non trova risposta.
A tale “percepito” esterno, si allinea sia la conoscenza di primissima mano che hanno i nostri cugini friulani e giuliani e lo stesso vissuto che di Trieste hanno coloro che la abitano: i cosiddetti “triestini”. Con alcune sensibili differenze tuttavia e con delle leggere diversità che contribuiscono a sfatare un altro stereotipo: non solo le genti giuliane e friulane non pensano male di noi, ma ci ammirano se possibile anche con maggior trasporto degli “italiani”.
Trovano infatti la città accogliente, sicura, efficiente in misura più marcata della media, ma più di ogni altra cosa, sono stupiti e affascinati dal nostro “cosmopolitismo” e dalla nostra “vivacità”. L’unica perplessità è relativa alla sua pulizia: non che la trovino sporca (il voto è un 6,6), ma diciamo che non mettono pulizia e nitore ai vertici del loro vissuto. Un rilievo che emerge anche più nettamente fra la popolazione autoctona che a Trieste passa le sue giornate: la pulizia, dicono gli incontentabili triestini, lascia a desiderare (voto 6,2) ma per loro fortuna tutto il resto è straordinariamente “a bola”: la città è accogliente, è uno splendido miscuglio di razze (?) e culture (“cosmopolita” voto 8,4), è “sicura” (tutti gli echi delle campagne elettorali sono perduti) ed è – a differenza di come possono credere gli altri - “diversa dal resto d’Italia” (voto 8).
Sistemata Trieste, diamo un’occhiata ai triestini. Anche in questo caso, il percepito esterno appare positivo, ma forse leggermente meno favorevole del vissuto della città: Trieste infatti raccoglie un voto medio pari a 7,2 mentre i “triestini” si fermano a 6,8, forse il frutto di un incontro con noi “locali”, necessariamente frettoloso, legato alla brevità della sosta e delle possibilità di incontro. Comunque sia, a parere degli “italiani” siamo “grandi lavoratori”, “ossequienti alle regole” e moderatamente “riservati”. La sensazione, con tutta franchezza, è che sia ancora al lavoro un antico, ma potente stereotipo….insomma, “L’Austria iera un paese ordinato” sembra ancora agire sotterraneamente. Vero o falso che sia – gli stereotipi contengono entrambe le due facce della medaglia - quello che in qualche modo colpisce è che esso agisce anche più potentemente su noi stessi: ci crediamo infatti decisamente “rispettosi delle regole”, “grandi lavoratori”, “gente seria” ma dalla “mentalità apertissima” (voto 7,9) e per di più siamo “spiritosissimi” (voto 7,8).
Va bene così e possiamo continuare a credere in questa auto-immagine del resto suffragata anche dai nostri cugini friulani che nell’insieme introducono due soli elementi di dubbio su “grandi lavoratori” (voto 6,4) e su “riservati” (voto 5,5), quasi a dire che non la smettiamo mai di raccontare i fatti nostri al prossimo.
In sintesi i triestini mostrano di avere un’enorme opinione di sé e della propria città, opinione che con alcune sbavature che abbiamo messo in rilievo, viene confermata da chi ha una conoscenza di prima mano della città, da chi l’ha visitata e da chi la sogna da lontano. Resta sul tappeto un gigantesco problema: un terzo degli italiani di fronte all’ipotesi di un trasferimento per lavoro a Trieste si dice prontissimo ad accettarlo e ahimè la percentuale sale al 47% fra friulani, goriziani, isontini eccetera eccetera. Un esodo biblico se dovesse verificarsi e dopo….Trieste addio!
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