Frena la corsa dei fallimenti, non in Fvg
TRIESTE. Ancora un segnale di ripresa per l’industria. Fallimenti in frenata per le imprese italiane: tra gennaio e novembre dello scorso anno le procedure fallimentari aperte dalle aziende hanno registrato un calo vicino al 5%. Lo rileva Unioncamere, precisando che si tratta del risultato migliore dall'inizio della crisi. Un segnale, sottolinea il presidente Ivan Lo Bello, «certamente positivo», che «ci conferma che il sistema produttivo italiano sta uscendo dalla grave crisi degli ultimi anni».
E il sottosegretario allo sviluppo economico Simona Vicari parla di «l'ennesimo segnale della ormai innegabile ripresa in atto». Nei primi undici mesi del 2015 le procedure fallimentari aperte dalle aziende sono state 12.583, contro le 13.223 del corrispondente periodo del 2014: un calo del 4,8% che segna segna un'inversione di tendenza rispetto al trend degli ultimi 4 anni.
Comunque rispetto alla struttura imprenditoriale italiana, che conta circa 6 milioni di imprese registrate negli archivi delle Camere di commercio, il fenomeno delle aperture di procedure fallimentari riguarda un numero di imprese molto limitato, nell'ordine di 2,1 unità ogni mille. Il calo dei fallimenti - emerge dai dati di Unioncamere e Infocamere - riguarda tutte le principali forme giuridiche, con l'eccezione di un lieve incremento nelle cooperative e consorzi.
Il settore che contribuisce maggiormente in termini assoluti è il commercio (3.186 fallimenti aperti, 25,3% del totale); seguono le costruzioni (22,4%) e l'industria manifatturiera (21,1%). Le attività dei trasporti e magazzinaggio invece sono quelle con la più alta esposizione al rischio di fallimento.
A livello geografico, infine, la regione con il maggior numero di procedure aperte in termini assoluti è la Lombardia (2.633), che è anche la regione con il tasso di fallimento più elevato; seguono nella classifica per numero di procedure il Lazio (1.461) e il Veneto (1.162).
Più delicato il quadro in Friuli Venezia Giulia che registra un incremento percentuale del +19,1%, a fronte di un numero di procedure ben più contenuto rispetto, ad esempio, al Veneto. Le procedure aperte in Fvg nel periodo sono state 237, contro le 199 dell'anno precedente; il tasso di fallimento è 2,3.
La crisi non sembra invece finita per il mondo dei lavoratori autonomi. A lanciare l'allarme è Confesercenti, secondo la quale tra il 2007 e il 2015 si è registrata una vera e propria emorragia di posti di lavoro «indipendenti» con una perdita di 522.000 occupati tra gli autonomi (-10%). L'occupazione dipendente dà segnali di ripartenza, ma il mondo degli autonomi continua a scontare gli effetti della crisi e delle chiusure delle piccole imprese, spiega l'associazione dei commercianti.
A livello europeo, tuttavia, l'Italia resta tra i Paesi con la maggior incidenza di autonomi sul totale dei lavoratori: secondo Eurostat nel nostro Paese nel 2014 ammontano al 22,2% (in calo dal 24% del 2005).
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