Freedom of Information Act, arriva la rivoluzione trasparenza. Stop ai documenti inaccessibili

Dal 23 dicembre in vigore una legge che permette a chiunque di richiedere facilmente informazioni alle Pa. Uno strumento in più per i cittadini che potranno consultare dati e materiali finora non visionabili
Una veduta aerea del palazzo e degli uffici comunali a Trieste
Una veduta aerea del palazzo e degli uffici comunali a Trieste
Da domani, 23 dicembre, i triestini, gli abitanti della regione e in generale tutti gli italiani avranno un nuovo diritto. Potranno avere libero accesso ai documenti pubblici. Non parliamo di quelli già disponibili nella sezione “Trasparenza” dei siti Internet delle Pubbliche amministrazioni. No. Parliamo di informazioni che ci riguardano in prima persona, e che sono state finora chiuse in un cassetto.
 
A che punto è la mia richiesta di visita specialistica in ospedale? E i piani per il nuovo asilo nido? Perché il permesso di soggiorno tarda ad essere rinnovato? Quanto è sicura la mia scuola? Quanto è inquinata l’aria del mio quartiere? Quanto ha speso quel politico in cene e viaggi? Come sono state stilate le graduatorie del concorso pubblico? 
 
 
Sarà possibile sapere tutto questo grazie all’entrata in vigore del decreto 97/2016 (detto Foia, ovvero il Freedom of Information Act italiano), approvato a maggio e pienamente in vigore dal prossimo 23 dicembre, domani. La legge estende l’istituto dell’accesso civico a tutti i documenti delle pubbliche amministrazioni e dà a chiunque il diritto di richiedere, gratuitamente e senza necessità di motivazione, documenti, informazioni o dati di cui è stata omessa la pubblicazione. Il Comune o la Regione, per fare due esempi, avranno l’obbligo di rispondere entro 30 giorni.
 
Questo diritto è stato conquistato da una rete di attivisti, riuniti nella campagna Foia4Italy, in due anni di lotte e petizioni. La riforma ha permesso al nostro Paese di scavalcare persino gli Stati Uniti nella classifica mondiale che misura l’accessibilità di documenti, dati e informazioni detenuti dalle pubbliche amministrazioni (dal 97° al 54° posto del Right of Information Rating).
 
Ernesto Belisario, avvocato, è l’esperto di diritto delle tecnologie che un giorno ha convocato tutti a raccolta con una mail dall’oggetto inequivocabile: “Scriviamo insieme il Foia italiano e consegniamolo a Matteo Renzi”. Poco più di due anni dopo, il sogno si è fatto realtà.
 
«Questo diritto, che prima non avevamo, può essere esercitato anche su quei documenti per i quali non abbiamo un interesse diretto, come una gara d’appalto. Dobbiamo semplicemente farci capire e non c’è bisogno di nessun avvocato. Si applica anche alle società partecipate e il tutto avviene in maniera gratuita, salvo i costi di stampa dei documenti. L’amministrazione ha 30 giorni di tempo per risponderci», conferma l’avvocato Belisario. Si tratta quindi di una vera e propria rivoluzione. Prima il cittadino comune doveva avere un interesse “specifico, concreto e attuale” (legge n. 241 del 1990) per richiedere un qualsiasi documento.
 
Per esempio, poteva consultare tutte le carte di un concorso pubblico, per accertarsi della regolarità dei titoli dei candidati, solamente se parte di una graduatoria. Non sarà più così, da domani. Niente timori che la richiesta cada nel vuoto: salvo casi eccezionali, il silenzio-diniego non varrà più. Nel libro “Silenzi di Stato”, scritto con il giornalista Guido Romeo, Belisario racconta storie di trasparenza negata su informazioni non coperte da segreto di Stato il cui accesso, fino ad oggi, è stato negato. «Tutti almeno una volta nella vita abbiamo avuto una curiosità: capire quanto sono costati i lavori in piazza o conoscere il curriculum di chi occupa un ruolo pubblico. A volte però si ha paura dei “codicilli”, o che l’amministrazione reagisca male ad una nostra richiesta. Da domani non bisognerà neanche spiegare il perché, e si avrà diritto ad una risposta veloce e telematica. Se questo diritto però non viene utilizzato, non funziona», continua Belisario, esperto di digitalizzazione e trasparenza. Se la pubblica amministrazione ignorasse la richiesta, ci sono due rimedi extra-giudiziari facili e gratuiti: il cittadino potrà rivolgersi al difensore civico o al responsabile della trasparenza. 
 
Secondo Belisario «la trasparenza è corpo con due gambe: ne esiste una proattiva e una reattiva. Quando gli obblighi proattivi, come la pubblicazione di alcune informazioni sul sito Internet, non saturano i bisogni, allora abbiamo diritto a richiedere tutto il resto».
 
E l’amministrazione avrà ora il dovere di reagire positivamente. «I cittadini sono interessati ad informazioni semplici e scritte in maniera non burocratica. I comunicati stampa sono quello che l’amministrazione vuole dirci. Con il Foia scopriamo invece ciò che non vuole dirci». Anche se non è perfetta, la legge esiste ed il contesto sociale è favorevole. Associazioni come Libera organizzano perfino scuole di “cittadinanza monitorante”. «Le norme possono essere migliorate, ma ora la palla passa davvero alle persone», conclude Belisario. Come ha detto una volta il regista statunitense Michael Moore, «la democrazia non è uno sport da spettatori. Se tutti stanno a guardare e nessuno partecipa, non funziona più».
 

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