Frattini: superporto, va coinvolta Capodistria
Il ministro Franco Frattini riafferma l’appoggio totale da parte del governo al progetto Unicredit - Maersk per la realizzazione del gateway europeo dell’Alto Adriatico. In tempi brevi sarà siglata l’intesa Stato–Regione che permetterà la nomina del Commissario straordinario. Frattini: «Sinergia con Capodistria»
ROMA
«La Piattaforma logistica Trieste-Monfalcone è di interesse cruciale per l‘Italia e il Friuli Venezia Giulia ricopre una posizione di rilievo nel quadro strategico nazionale di proiezione infrastrutturale». Lo ha sostenuto ieri alla Farnesina il ministro degli Esteri Franco Frattini riaffermando l’appoggio totale da parte del governo al progetto Unicredit-Maersk per la realizzazione del gateway europeo dell’Alto Adriatico.
«In tempi brevissimi – ha aggiunto il ministro per i Rapporti con le regioni Raffaele Fitto – sarà siglata l’intesa Stato–Regione che permetterà la nomina del Commissario straordinario». E Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, ha sottolineato che in questo modo Monfalcone, che tra vent’anni arriverà a movimentare oltre tre milioni di teu, viene posta «al centro delle reti di traffico transeuropee in diretto contatto con le regioni ricche del Nord e quelle emergenti dell’Est Europa».
Come impedire che la concorrenza aggressiva già manifestata dal porto di Capodistria che obbedisce a una diversa legislazione ed è l’unico porto commerciale di un’intera nazione, sfoci in una competizione selvaggia?
«Abbiamo già contattato le autorità slovene – ha affermato il ministro Frattini –. Questo progetto richiede infatti anche un loro coinvolgimento per creare una sinergia con Capodistria. I ministri degli Esteri e dei Trasporti della Slovenia si sono già detti particolarmente interessati a saperne di più su questo progetto. Il sistema del Nord Adriatico deve realizzare una sinergia piena perché gli interessi sono convergenti. Lubiana non ha alcun interesse a una competizione senza regole. Un accordo che faremo con la Slovenia farà sì che anche l’Austria non possa in via pregiudiziale servirsi dello scalo sloveno, anziché di quelli italiani».
E Ghizzoni stesso ha preannunciato: «Siamo aperti a collaborazioni anche con altre realtà», citando però solo i porti di Venezia e di Genova. Gongolanti a fine cerimonia il presidente e il direttore dell’Azienda speciale per il porto di Monfalcone, Enrico Sgarlata e Sergio Signore, e i sindaci di Monfalcone Gianfranco Pizzolitto e di Gorizia Ettore Romoli.
E se il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ammoniva a considerare Trieste e Monfalcone come un tutt’uno, l’Autorità portuale di Trieste non ha mandato a Roma alcun rappresentante (anche pochi giorni fa il presidente dell’Authority Claudio Boniciolli ha definito una “favola” il Progetto Unicredit) ne è uscito deluso e amareggiato anche il presidente della Camera di commercio Antonio Paoletti: «Trieste non compare proprio. Dobbiamo rassegnarci ad avere solo turismo nautico?».
In effetti il piano prevede 775 milioni di euro per Monfalcone e zero euro per Trieste in investimenti privati. Le assenze alla presentazione fin nel febbraio scorso a Trieste, le prese di posizione contrarie o titubanti da parte di politici triestini di entrambi gli schieramenti, da ultimo le tre indicazioni da parte delle amministrazioni locali per la presidenza dell’Authority (Monassi, Dipiazza e Boniciolli) di personaggi considerati per nulla caldi nei confronti del progetto del superporto, avrebbero indotto Unicredit a mollare anche le trattative con la To Delta di Pierluigi Maneschi che ha in concessione il Molo Settimo fino al 2031 per arrivare a un superterminal Maersk Trieste–Monfalcone che probabilmente era l’ipotesi originaria.
Ieri nel corso della cerimonia alla quale erano presenti anche il governatore Renzo Tondo, i parlamentari regionali Antonione, Saro, Gottardo e Rosato, Carlo Merli, amministratore delegato di Apm terminals Italia (Gruppo Maersk) ha annunciato che quello di Monfalcone sarà il primo terminal automatizzato d’Italia (ce ne sono una quindicina soltanto in tutto il mondo) e che la sola Maersk porterà 800 mila–1 milione di teu all’anno. «Ma i big carriers che arriveranno – ha aggiunto – saranno due o tre e ognuno di essi curerà un paio di linee dal Far East».
Poi le merci viaggeranno per il 60 per cento via treno (fin sulla banchina arriveranno ben otto binari dove si potranno allestire convogli lunghi 750 metri). Ciò sarà possibile grazie al coinvolgimento di European rail shuttle, il più grande vettore del settore trasporto container su ferrovia, anch’esso controllato da Maersk, che opererà in joint venture con Trenitalia cargo. E la presenza ieri alla presentazione anche dell’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mauro Moretti, è stata un elemento in più a sostegno della concretezza di questa ipotesi.
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