Frattini: la sinistra condiziona Illy sulla base di Aviano

«Sarebbe una follia svelare gli accordi Usa-Italia». E boccia il reddito di cittadinanza
UDINE
Renzo Tondo gli offre un calice. «È Tocai, vero?» chiede Franco Frattini. Poi, tra un saluto e una stretta di mano, racconta dell’esordio alla Farnesina con un incontro-scontro proprio sul nome del vino: «Avevo di fronte il ministro ungherese, Laszlo Kovacs, in seguito mio collega a Bruxelles». È andata com’è andata, si sa: «Ma, anche se non si chiamerà più Tocai, quant’è buono...». È l’ora di pranzo. E l’ex ministro su cui Silvio Berlusconi fa affidamento o per gli Esteri o per gli Interni si gode un bagnetto di folla. Il primo, da capolista alla Camera, in Friuli Venezia Giulia.


Lo accolgono big, supporter e volontari del Popolo della libertà che, in viale Duodo a Udine, inaugurano con frico, salame e formaggi della Carnia il quartier generale del candidato presidente. Frattini scherza. Saluta. Parla con Ettore Romoli, Roberto Antonione, Roberto Menia, Isidoro Gottardo e i tanti amici «ritrovati»: «Ho iniziato la mia vita politica nel ’96 proprio in Friuli Venezia Giulia. Ci torno con grande piacere, dopo tre anni e mezzo in Europa, per dare una mano al mio Paese. E aiutare Renzo a diventare presidente». Tondo, sotto i nuovi manifesti da cui promette «più concretezza», ricambia: «Franco è un valore aggiunto.


Ci darà una mano a battere Illy e un centrosinistra che gli contrappone Cesare Damiano, un ex ministro che proviene dalla Cgil, e non ha mai fatto mistero di voler abolire la legge Biagi. In seguito, ci darà una mano dal governo». In effetti, sin dal giorno in cui apre la sua campagna elettorale, il vicepresidente della commissione europea non lesina gli sforzi. Premette che non farà attacchi personali a Illy, «perché lo stimo e perché l’avversario si rispetta», ma politici sì. E ne dà un robusto assaggio: boccia nuovamente la «finta» Euroregione che il presidente uscente porta avanti. Ma boccia anche il «presunto» federalismo fiscale; la specialità rifondata sul plurilinguismo; la legge di tutela del friulano «che il governo ha impugnato perché è andata oltre la legge nazionale 482 che, peraltro, si può rivedere».


Eppoi, boccia il reddito di cittadinanza: «Non mi piace. Noi preferiamo incentivare e pagare chi lavora di più». Non è finita. Frattini denuncia con forza le contraddizioni e il pedaggio che Illy paga alla «sinistra estrema»: il reddito di cittadinanza ne è una prova. Il programma, a pagina 18, un’altra: «Ho letto con stupore che il presidente, immagino perché costretto proprio dalla sinistra radicale, si impegna a perseguire ”la trasparenza degli accordi internazionali che regolamentano la base di Aviano”. Sarebbe una follia. Vorrebbe dire solo fare un favore ai terroristi». Affiancato da Tondo e dagli undici referenti locali di partiti e partitini confluiti nel Pdl, Frattini non dimentica un richiamo al Ppe. E alla coerenza e coesione di un centrodestra «che ha firmato la carta dei valori».


Ma soprattutto avanza le sue proposte mettendo fisco, federalismo fiscale, infrastrutture, sicurezza e ricerca ai primi posti. Annuncia il pagamento dell’Iva dopo la riscossione della fattura e la detassazione degli straordinari. Assicura fermezza nella lotta al crimine e all’immigrazione clandestina e auspica l’aumento dei Cpt anche perché «ce lo impone l’Unione europea». Candida Trieste, il cui polo scientifico «è noto in tutto il mondo», a ospitare una delle sedi del futuro network europeo di ricerca «che intende fare concorrenza al Mit di Boston». Garantisce il federalismo fiscale: «Qui se n’è parlato impropriamente. Federalismo fiscale non è il trasferimento dell’onere di riscuotere i tributi, ma il potere di armonizzare qualitativamente e quantitativamente le aliquote. Ed è quello che noi faremo, con legge costituzionale, fornendovi gli strumenti per superare il problema di differenziale fiscale con la Slovenia».


Ma è sull’Euroregione - avversata non nella sostanza ma nella forma illyana - che Frattini si sofferma di più: «Non può tagliare fuori Slovenia e Lombardia. Né ridursi ad associazione privatistica con la Carinzia». Giancarlo Galan non condivide? «Rispetto le opinioni di tutti. Ma, dopo tre anni e mezzo a Bruxelles, ribadisco che la vera Euroregione è un’altra, parte dal basso, prevede negoziati e accordi politici di ampio respiro. Gli amici sloveni, ad esempio, sono inquieti: non si può imporre Trieste capitale». E poi, incalza l’ex ministro, perché il governo Prodi non ha attuato il regolamento comunitario? Perché non ha ceduto competenze all’istituenda casa comune? «Non so cos’è successo ma l’intoppo è indubbiamente politico». C’è spazio per un’ultima battuta. Illy, nel nuovo libro, lancia l’allarme sulla perdita del Nord? «Il centrosinistra, il Nord, l’ha già perso. E credo che lo perderà anche stavolta». Brindisi finale con Tondo, il Tocai, e una promessa: «Lo rifaremo tra meno di un mese. Per la vittoria».

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