Frati a Gorizia, incubo coronavirus finito, ma la mensa resta blindata

È guarito il cappuccino rimasto contagiato dopo il decesso di fra Aurelio Il servizio pasti va verso la normalità, forse fin dalla prossima settimana
Bumbaca Gorizia 21.06.2020 Mensa ai Cappuccini © Foto Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 21.06.2020 Mensa ai Cappuccini © Foto Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Tutti negativi. Compreso il frate che era risultato positivo al tampone, pur non accusando mai, fortunatamente, alcun tipo di sintomo.

È tornato il sereno da alcuni giorni al convento dei Cappuccini di piazza San Francesco, a Gorizia. Quel nemico subdolo e invisibile di nome Covid-19 non è più il convitato di pietra. Il virus se n’è andato, ha tolto (finalmente) il disturbo e ha riportato calma e tranquillità in una delle comunità religiose più amate e apprezzate della città.

Mensa dei Cappuccini blindata a Gorizia: «Blasotti era il frate della porta accanto»
La consegna per asporto del pranzo dopo la chiusura della mensa (Bumbaca)


«Stiamo tutti bene», fa sapere un frate, lo stesso che aveva dovuto vivere, per un periodo, in isolamento per aver portato in auto il cappuccino risultato poi positivo al tampone. «Il test, finalmente, ha dato esito negativo. Un po’ d’ansia c’era, inutile negarlo». L’ammalato era rimasto in convento, confinato nella propria stanza e sotto stretto controllo del personale medico. Oggi, il convento è nuovamente Covid free.

La lente d’ingrandimento sulla comunità dei Cappuccini entrò in azione in seguito al decesso, a causa delle complicazioni legate proprio al Covid-19, di padre Aurelio Blasotti. Una notizia che fu accolta con vivo cordoglio e sincero dispiacere da tanti goriziani che l’avevano conosciuto e apprezzato in tutti questi anni di permanenza nel capoluogo isontino.

Morto dopo il contagio padre Blasotti confessore dei Cappuccini di Gorizia


Il suo fisico era già debilitato da una serie di patologie di natura cardiaca e polmonare. Il coronavirus fece il resto. Avrebbe compiuto 72 anni in questi giorni, era originario di Gemona del Friuli, confessore ufficiale e figura di spicco dei Cappuccini del convento di Gorizia.

Nel frattempo, la mensa dei poveri, continua a lavorare in modalità Covid-19. Il servizio, solitamente offerto dai padri Cappuccini, ha sospeso ormai da domenica 22 marzo il suo operato, a tempo indeterminato. E continua ad essere la Caritas diocesana a sopperire acquistando trenta pasti completi dalla ditta “Digma Service”, che fornisce anche il Nazareno, e li distribuisce per asporto ai poveri.

Nel convento dei Cappuccini di Gorizia un altro frate positivo e uno in quarantena
Il convento dei frati cappuccini in piazza San Francesco e, a destra, padre Aurelio Blasotti morto dopo il contagio di Covid-19 (Foto Pierluigi Bumbaca)


Italiani, stranieri, residenti, richiedenti asilo, uomini e donne (anche se poche, ma ci sono) sono i commensali che, ogni giorno, anche ieri mattina giornata domenicale, si presentano attorno alle 11.30 davanti alla porta della mensa.

In fila ordinata, mantenendo oggi il distanziamento sociale, attendono il proprio turno, scambiano due parole, leggono un giornale trovato da qualche parte. Qui ricevono non solo un piatto di cibo attualmente “da asporto” ma una testimonianza di umanità, di vicinanza e comprensione. Negli ultimi anni, dapprima per colpa della crisi economica che ha ridotto all’osso le possibilità di consumo di molte persone, poi per l’arrivo in città di numerosi richiedenti asilo, il numero di persone che quotidianamente si appoggia al servizio mensa dei padri Cappuccini è cresciuto. Ed è diventato un punto di riferimento per la tante persone che sono in difficoltà e non ce la fanno più.

«Probabilmente - fanno sapere i frati Cappuccini - dalla prossima settimana torniamo con la gestione classica della mensa, ovviamente rispondendo a tutti i dettami del distanziamento sociale. Stiamo ragionando su come organizzarci al meglio». —

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