Fratelli Prioglio, aria di crisi. Nove lavoratori in mobilità

Pesano la chiusura della Dogana di Prosecco e l’ingresso della Croazia nell’Ue. La Cgil guarda alle opzioni della “cassa” in deroga o dei contratti di solidarietà
Di Giovanni Tomasin
Paolo Giovannini, Trieste, 23/03/2013, Dogana di Prosecco.
Paolo Giovannini, Trieste, 23/03/2013, Dogana di Prosecco.

Posti di lavoro a rischio per nove spedizionieri della Fratelli Prioglio di Prosecco. La decisione dell’Agenzia delle Dogane di chiudere la stazione in loco e il prossimo ingresso della Croazia nell’Unione europea sono un destro-sinistro che ha portato l’azienda a comunicare ai sindacati l’intenzione di mettere in mobilità alcuni dei suoi dipendenti. Decisione cui le sigle intendono rispondere con una trattativa volta a impedire la rottura definitiva del legame fra i lavoratori e l’azienda.

La notizia viene da Maurizio Kneipp della Cgil: «Con l’ingresso di Zagabria nell’Unione rischia di ripetersi quanto avvenuto nel 2004 con la Slovenia - spiega -. Allora centinaia di persone che operavano in settori legati al confine persero il posto di lavoro. Ora sta succedendo lo stesso».

Un quadro generale che Kneipp non esita a definire «gravissimo» e che «nel caso della Fratelli Prioglio è aggravato dalla chiusura della Dogana a Prosecco. Con essa la società perderà gli affari legati ai traffici con la Turchia».

L’azienda ha comunicato al sindacato che in seguito alla scomparsa della Dogana dovrà spostare la sua sede all’autoporto di Fernetti, dove però esistono già numerosi operatori dello stesso settore: «Questo è un ambito in cui il cliente si conquista con il rapporto personale e di fiducia - spiega Kneipp -, per cui la Fratelli Prioglio teme di incontrare difficoltà a trovare nuovi spazi».

La trattativa potrebbe non essere facile: «Il contratto degli spedizionieri, quello dei nove lavoratori interessati, non prevede alcuni ammortizzatori ordinari - dice il sindacalista -. Noi però in aziende simili siamo riusciti a utilizzare la Cig in deroga o il contratto di solidarietà. Credo si possa fare anche in questo caso, bisognerà consultare la Regione».

Le istituzioni, lamenta la Cgil, non hanno pensato per tempo a strumenti di riconversione per i lavoratori del settore: «Siamo fortemente preoccupati perché la crisi sta assestando colpi forti a un segmento importante dell’economia provinciale e regionale - dice Kneipp -. Memori delle esperienze degli anni scorsi, avevamo avvertito le istituzioni. C’è stata una risposta sul fronte degli ammortizzatori sociali, ma è mancato un percorso che trovasse nuove collocazioni a questi lavoratori altamente specializzati».

L’esempio viene dalla vicina Slovenia: «Lì gli esuberi sono stati assorbiti dallo Stato nelle strutture pubbliche di dogana. Vero è che da noi le regole sono più strette, però è un percorso da cui si poteva trarre ispirazione».

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