Fratelli-coltelli, passa da Trieste la battaglia che divide i massoni
Battaglia mediatica per la terza ricandidatura di Gustavo Raffi, l’avvocato di Rimini già appellato Papa-Re. I suoi detrattori sul sito www.grandeoriente-libero.com lo tacciano addirittura di stalinismo
Enzio Volli, decano degli avvocati triestini e tra i massimi esperti internazionali di diritto marittimo, è stato da lui nominato Gran maestro onorario ed è divenuto così uno dei «testimonial» dell’Italia massonica, Claudio Bonvecchio per anni docente di Scienze politiche all’ateneo triestino e oggi oratore del Consiglio dell’Ordine del Goi, lo difende a spada tratta su «Erasmo notizie», bollettino d’informazione del Grande Oriente d’Italia.
Passa per Trieste la feroce battaglia mediatica con cui i massoni italiani si stanno scannando riguardo alla terza ricandidatura di Gustavo Raffi, l’avvocato di Rimini già appellato Papa-Re, al vertice della prima obbedienza massonica italiana al cui vertice si è insediato nell’ormai lontano 1999. Già prima lo accusavano di essere di sinistra, ora i suoi detrattori sono usciti massicciamente allo scoperto per impedire la sua rielezione e sul sito www.grandeoriente-libero.com lo tacciano di tutto, addirittura di stalinismo.
«Non fosse per il fatto che dieci anni sembrano tanti, forse troppi - dice Renzo Sagues, triestino amministratore di stabili, presidente del Collegio dei Maestri venerabili del Friuli Venezia Giulia - Raffi da Trieste avrebbe la grande maggioranza dei voti». Nel tempio di corso Saba l’urna che verrà aperta il primo marzo potrebbe però presentare al suo interno qualche sorpresa, ma solo per il fatto che quindici anni da Gran Maestro a molti sembrano realmente un’enormità. Dei 210 «fratelli» del Goi in Friuli Venezia Giulia (120 solo a Trieste), voteranno all’incirca 150, quanti cioè hanno già raggiunto il terzo grado, quello di maestro.
Gli altri cinquanta sono ancora ai primi due gradini: apprendisti o compagni. Rispetto ad altre regioni che hanno un numero di «muratori» molto superiore, si tratterà di un pacchetto di voti esiguo, difficilmente in grado di far pendere il piatto della bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
Che sia legalmente possibile ricandidarsi per un terzo mandato, con altri cinque anni sullo scranno principe, Raffi se l’è fatto certificare con un dotto parere giuridico espresso da un pool di superesperti di cui logicamente faceva parte anche Volli. Molti massoni triestini sostengono che la città gli deve molto. Del resto il suo legame con Trieste Raffi l’ha esplicitato già quattro mesi dopo la sua elezione, nel luglio 1999, presentandosi alle logge locali e facendosi fotografare in piazza Unità in jeans, ray-ban e senza cravatta.
Per concludere musicalmente le celebrazioni massoniche del settembre di quell’anno stava pensando, anziché al «solito» Mozart, a Vasco Rossi. Poi in qualche modo lo costrinsero a «ripiegare» su Paolo Conte. «La massoneria ha snobbato la New Age: è stato un grave errore», fu una delle sue prime dichiarazioni. Da Gran Maestro la sua prima decisione fu invece quella di annullare il Piano massonico di accoglienza per i pellegrini del Giubileo già preparato dal suo predecessore, Virgilio Gaito. Secondo lui la massoneria non è mai abbastanza anticlericale.
I candidati alla carica di Gran maestro sono, oltre a Raffi, il romano Mario Di Luca, il torinese Giorgio Losano, il milanese Antonio Catanese. Gli avversari di Raffi considerano quella di Catanese, attuale Gran Tesoriere del Goi, una lista civetta presentata da un «compagno di merende» di Raffi.
L’attuale Gran Maestro è stato accusato tra l’altro di essersi fatto aumentare, già al momento della sua elezione, l’indennità da 185 a 250 milioni di lire all’anno (tale è rimasta oggi anche se in euro) e di godere di anacronistici privilegi quali carte di credito oro, cuoca personale, arredi lussuosi.
«Pago il coraggio - commenta Raffi - con cui mi sono opposto al ritorno del passato che significa anche P2». Se vinceranno i suoi avversari torneranno a prevalere nel Goi le linee della tradizione e della riservatezza e difficilmente ad aprile il Tempio triestino tornerà ad aprirsi alla cittadinanza.
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