Frate taglieggiato si impicca in canonica
SPALATO Veniva descritto come un francescano buono, umile, semplice, che prima di spendere un soldo della Chiesa lo rigirava tre volte nelle mani, un religioso che faceva del bene ai poveri e dava sempre consigli saggi ai bambini e ai giovani. Fra Petar Rastocic, 62 anni, parrocco di Igrane (località di villeggiatura nella riviera di Macarsca, a sud di Spalato), è stato trovato impiccato martedì scorso nel cortile della sua casa parrocchiale. Il perito medico legale di Spalato, e così pure la polizia, hanno dichiarato che sul corpo del parrocco non c'erano segni di violenza e che la morte era stata provocata da impiccagione. Un atto assolutamente contrario a quanto professa la Chiesa, che ha lasciato inconsolabili le 300 anime di questa parrocchia dalmata. Inconsolabili e scioccati i fedeli di Igrane, ma non del tutto sorpresi in quanto don Petar sarebbe stato negli ultimi mesi nel mirino di due sconosciuti, probabilmente (queste le voci) una coppia di estorsori.
Proprio negli ultimi tempi, il francescano aveva perso il sorriso, appariva ansioso e addirittura nella predica di circa un mese e mezzo fa aveva pronunciato una frase capace di lasciare di stucco i presenti alla funzione: «Cari parrocchiani – aveva detto – voi non avete alcuna responsabilità di quanto sta accadendo. Purtroppo il vostro umile servo di Dio è caduto in un buco profondo, dal quale non riesce più a risollevarsi». Lì per lì tutti si erano stupiti della dichiarazione, ma nessuno aveva pensato a qualcosa di male. Poi sono cominciate a circolare voci di un periodo di depressione in cui sarebbe caduto il francescano, anche se qualcuno era già convinto che don Petar avesse a che fare con due malintenzionati. La coppia di sconosciuti era stata vista giungere a Igrane un paio di giorni prima del suicidio e a bordo di una macchina con targhe di Ragusa (Dubrovnik).
I due credevano di essere soli assieme al religioso nell’abitazione parrocchiale ma poi era arrivata improvvisamente una persona e la coppia si era allontanata in tutta fretta, sgommando in direzione di Ragusa. Fra Petar aveva avuto queste parole nei confronti del compaesano: «Ti ringrazio, la tua presenza mi ha salvato». A settembre il francescano aveva denunciato il furto di 40 mila kune (circa 5300 euro), denaro appartenente alla Chiesa e sparito dalla sua casa. Gran parte della gente di Igrane è convinta che don Petar avesse dato i soldi ai due sconosciuti. Il caso è tuttora aperto presso la questura di Spalato. «Quanto accaduto è orribile – così Emil Talijancic, presidente della Comunità locale di Igrane – Avevo notato in questi mesi un cambiamento d’umore nel nostro parrocco, ma il suicidio proprio no, è una cosa che ci lascia profondamente addolorati e anche preoccupati». Fra Petar veniva giudicato come l’esatto opposto di fra Sime Nimac, sotto processo a Spalato per essersi impossessato abusivamente di un milione e 300 mila euro e dopo avere venduto 40 mila ettari di terreno di proprietà ecclesiastica.
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