Frate recidivo, terzo caso di violenza a Gorizia. Una denuncia presentata un anno fa

Vittima una 34enne, ma non si conoscono gli sviluppi giudiziari. L’avvocato Bassi: «Verificherò lo stato del procedimento»
Bumbaca Gorizia 20_09_2016 Ospedale, messa inizio attività © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 20_09_2016 Ospedale, messa inizio attività © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA Leggendo quelle righe, si materializza davanti agli occhi una scena già vista. Cruda e disgustosa. Stessi comportamenti, stessi abusi, stesso modus operandi: accattivarsi la fiducia di una persona in evidente stato di difficoltà per poi dare libero sfogo alle più basse pulsioni sessuali, sfruttando la sua debolezza.

Le righe in questione sono quelle della denuncia che una 34enne straniera, residente a Gorizia da parecchio tempo, ha presentato al comando provinciale dei carabinieri il 17 maggio 2017. Un racconto circostanziato in cui si tira in ballo fra Valentino Weldemariam, sospeso e immediatamente allontanato da Gorizia per aver molestato sessualmente una donna nella sagrestia della cappella del San Giovanni di Dio. È il terzo caso, dopo quello documentato da “Le Iene” e dopo la denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Bergamo da una donna del luogo.

Tuteleremo l’identità della 34enne a sua garanzia. La chiameremo Giovanna, nome di fantasia. Il suo difensore è Riccardo Bassi, avvocato del Foro di Gorizia. È lui a leggere, per sommi capi, i contenuti della querela di cui, ad oggi, non ci sono notizie relativamente a eventuali sviluppi. La trentaquattrenne cita tre incontri. Il primo, datato 8 aprile 2017. Era di mattina. Giovanna aveva concordato telefonicamente un incontro con il frate, a cui avrebbe voluto confidare le difficoltà legate al suo stato di salute. È stata ricevuta nel suo “ufficio” (la sagrestia) al San Giovanni di Dio. «Ho cominciato a parlare dei miei problemi e, inizialmente, mi è sembrato di avere di fronte una persona buona, comprensiva, che voleva realmente offrirmi aiuto e sostegno. Mi abbracciava innocentemente, mi diceva di stare tranquilla, sentivo che potevo riporre fiducia in lui».

Qualche giorno dopo, un nuovo incontro. Completamente diverso. Con quel tenero abbraccio che è diventato una tenaglia. «In quell’occasione chiuse la porta a chiave. Mi prese per un braccio, mi strinse forte a sé, tentò di baciarmi e palpeggiarmi». Un comportamento simile, se non uguale, agli altri due casi. «Non dire niente», il suo invito. Poi, la donna è riuscita a uscire dalla “gabbia”. Il 6 maggio 2017, il terzo incontro. «Gli ha detto di desistere dal suo comportamento ma lui ha chiuso nuovamente la porta - racconta l’avvocato, sintetizzando il contenuto della denuncia -. Le ha messo la mano sulla bocca e tentava di baciarla». Contemporaneamente ha iniziato a palparle il seno, prendendole la mano e portandola sui suoi genitali. A quel punto, la trentaquattrenne ha iniziato a divincolarsi ed è riuscita a scappare dalla sagrestia. Con il frate che le prometteva soldi in cambio del silenzio.

L’avvocato Bassi fa sapere che verificherà lo stato del procedimento. Per rendere giustizia a Giovanna. —


 

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