Frate contro francescano, scazzottata sull’altare al funerale: entrambi verso il processo

Nei guai un frate e il vicepresidente di un ordine religioso. La zuffa dopo un funerale solenne. Venerdì davanti al giudice
Lasorte Trieste 11/11/16 - Via Capitolina, Chiesa di S.Apollinare, Frati Cappuccini di Montuzza
Lasorte Trieste 11/11/16 - Via Capitolina, Chiesa di S.Apollinare, Frati Cappuccini di Montuzza

Il ring - nell’occasione - era stato il presbiterio della chiesa di Sant’Apollinare in via Capitolina. Il match, o meglio la scena tragicomica, era avvenuto durante un funerale solenne: l’ultimo saluto terreno a Flavia Ogrini Apollonio, ministra dell’Ordine francescano secolare, l’istituto religioso dei battezzati che aspirano all’ideale evangelico e seguono l’esempio di San Francesco. Contendenti dell’inedito e ovviamente incredibile match di combattimento proprio davanti all’altare - finito in parità (prognosi per entrambi 10 giorni) - erano stati frate Silvano Scolaro, 51 anni, e Marcello Giromella, classe 1925, vicepresidente dello stesso Ordine francescano secolare.

Entrambi venerdì compariranno davanti al gip Laura Barresi alla quale il pm Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio. Giromella è accusato non solo di lesioni, ma anche di interruzione di funzione religiosa. Frate Scolaro dovrà rispondere oltre che delle lesioni, anche del reato di minacce e infine di sequestro di persona. Perché dopo aver messo al tappeto Giromella lo aveva chiuso in sagrestia. Difensori gli avvocati Andrea Melon e Cristiano Gobbi per il vicepresidente e Francesco Oliva per il religioso.

Rissa in chiesa al funerale: frate e fedele rischiano il processo
L'altare della chiesa di Sant'Apollinaire (Lasorte)

La data dell’incredibile match è stata quella del 15 maggio 2013. Tutto era accaduto dopo la messa proprio davanti al feretro che era stato appena benedetto.

Ecco cosa era successo: al termine della cerimonia officiata da fra Galdino Fornasiero, Giromella si era avviato verso il pulpito vicino all’altare con un foglietto in mano. Voleva leggere pubblicamente un ricordo della defunta. Ma l’azione non era stata gradita dal religioso che con una mossa a sorpresa lo aveva bloccato. «Non hai nessun titolo per avvicinarti al podio in quanto non sei ministro dell’ordine», aveva intimato il frate.

Poi era passato alle vie di fatto afferrando violentemente il braccio dell’anziano il quale era rovinato sul pavimento. Ma Giromella non si era fatto cogliere alla sprovvista. Aveva reagito a suon di bastonate e aveva colpito alle gambe e alle braccia il frate che si era frapposto tra lui e il leggio.

Ma non era finita lì. Perché il frate - che evidentemente era più in forza - a un certo punto aveva preso per i baveri il fedele e, dopo averlo sbattuto contro il muro, lo aveva chiuso nella sagrestia e si era messo davanti alla porta per impedire che l’altro potesse in qualche modo tornare al pulpito e leggere quanto scritto sul foglietto ai fedeli in chiesa. I quali - non è difficile immaginarlo - erano come minimo stupiti e a quel punto forse anche impauriti. Addirittura - secondo quanto riportato nel capo d’imputazione - il frate aveva minacciato Giromella lanciandogli una sorta di anatema: «Io ti uccido», aveva urlato.

Il primo a sporgere querela era stato il giorno seguente Giromella. Poi anche fra Silvano aveva denunciato il fedele. Lo aveva fatto dopo una settimana chiedendo che la giustizia - terrena - sistemasse l’imbarazzante questione. Aveva riferito così la sua versione: «Insistendo per salire a recitare la preghiera - aveva spiegato il frate - quell’uomo con veemenza, violenza e gridando mi aveva minacciato con il bastone. Io ho cercato di spostarlo, cercando di farlo scendere e lui è inciampato su uno scalino cadendo a terra». Si era difeso dalle accuse: «Non è vero che l’ho rinchiuso in una stanza - aveva precisato -. L’ho esclusivamente fatto uscire dalla chiesa impedendogli di rientrare. Stavamo in un corridoio e se voleva poteva tranquillamente uscire e andarsene. Non l’ho rinchiuso e nemmeno trattenuto, gli ho solo vietato di tornare in chiesa anche per rispetto della defunta».

Venerdì la parola passa al giudice.

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