Francesco, una laurea “a ostacoli” da 110 e lode

Un percorso non sempre roseo, fatto anche di pregiudizi tra i banchi di scuola e anche sul lavoro. «Ricordo quella volta in cui durante un tirocinio non mi avevano dato alcuna mansione specifica: per loro era solo un obbligo e un’esenzione fiscale sulle gambe». Ostacoli di percorso che non hanno tuttavia fermato Francesco Saltarin, 28 anni, della provincia di Rovigo, ipovedente ventesimista. Una malattia che ha dalla nascita: «Vedo meno di un decimo – racconta -, sono disabile grave da quando sono nato, fruisco della legge 104. Il mio percorso scolastico ha avuto alti e bassi: laurearmi e lavorare è un traguardo al di là delle aspettative, soprattutto se penso alle opinioni che avevano le maestre delle elementari e medie. Io vengo da un paesino, ma i miei hanno creduto tanto in me, anche nella forza di andare contro i pregiudizi. Per me questo traguardo è triplo».
Saltarin infatti può essere orgoglioso del suo percorso lavorativo, preceduto anche da un periodo di rappresentanza all’università e alcuni tirocini: «Grazie al sostegno ricevuto dalle strutture dell'università ho potuto laurearmi alla magistrale in Diplomazia e cooperazione internazionale con il massimo dei voti. Inoltre ho trovato una posizione come funzionario di corporate affairs in Generali, qui a Trieste». Un impiego questo che vede il giovane impegnato in un lavoro di segreteria: «Preparo i documenti che poi vanno sul tavolo del consiglio di amministrazione, ad esempio. Per me è una bella opportunità, anche se non è quello che esattamente ho studiato – spiega - e per questo ho dovuto studiare per conto mio un po’ di Giurisprudenza e diritto societario». Bisogna fare un po’ di passi indietro prima di arrivare ai 28 anni di oggi e andare a rovistare nel suo passato, osservando il contesto in cui viveva: «Suo figlio non è stupido», dicevano le docenti a scuola. E i miei genitori rispondevano: «No, semplicemente ci vede poco». «All’università per fortuna sono sempre stato trattato con i guanti».
All’ateneo triestino, nella sede goriziana, ha studiato Scienze internazionali e diplomatiche. «Ci ho messo sette anni per finire le superiori, altrettanti per terminare l’università». Ma a questo ritardo c’è una spiegazione. Tale tipo di disabilità affatica corpo e mente e richiede ore maggiori di studio rispetto a chi vede normalmente. «A causa della mia patologia non governo i muscoli dei miei occhi. Devo fare un’attività per cui il mio occhio non è progettato. Per cui il mio problema è che devo fermarmi diverse volte, riposarmi, ripartire e fare delle pause cadenzate per non affaticare la vista», osserva. «Questo dilata i tempi di studio prima e di lavoro ora. Esistono però degli audiolibri o dei libri trasformati in pdf che posso zoomare al pc, anche sul lavoro: io riesco a leggere con un carattere almeno di 18. Anche all’università ho avuto delle agevolazioni, non sul carico di studio ma sul tipo di modalità di sostenere esame. Non facevo gli scritti ma diversi orali, molto lunghi, anche da 90 minuti. L’ufficio disabili si è sempre prodigato per darmi una mano».
Per dare qualocosa all’università, in cambio di ciò che ha ricevuto, Francesco ha deciso anche di candidarsi come rappresentante degli studenti: il suo incarico è durato quattro anni.
Oltre a dei tirocini «dove non sempre è andato tutto bene, dove talvolta mi hanno messo a spostare i faldoni oppure fermo in una stanza a non fare nulla», Francesco è anche andato a Riga, in Lettonia, per uno stage all’ambasciata italiana. Lì ha incontrato pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per il centenario dell’Indipendenza del Paese. Alla fine resta un unico sogno: «Volevo fare il concorso diplomatico, ma la legge 104 non me lo permette». —
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