Francesco Russo: «La politica mostri coraggio e modernizzi questa regione»

Il senatore dem annuncia una raccolta firme e rilancia: «Ridicole le guerre di campanile. Il Friuli può essere un alleato. La presidente Debora Serracchiani? In questo caso ha cercato la mediazione»
Francesco Russo
Francesco Russo

TRIESTE. Senatore Russo, quanti sono i capoluoghi di regione del Friuli Venezia Giulia?

Nel mondo globalizzato ci guardano e non capiscono quando parliamo di queste cose. Interessa altro. Un centro di ricerca internazionale, un imprenditore cinese, un protagonista dello shipping mondiale quando deve decidere se investire e scommettere sul Fvg si preoccupano di verificare se ci sono infrastrutture moderne, amministrazioni efficienti, giovani di talento formati in buone scuole e università. Noi come rispondiamo? Con dibattiti campanilistici che monopolizzano le pagine dei giornali e occupano una sessione del Consiglio Regionale per produrre una mozione incomprensibile. Non un grande biglietto da visita.

È naturale e scontata la spoliazione di ruolo e competenze subita e tollerata da Trieste negli ultimi decenni?

Trieste ha perso ruolo e peso economico, politico e demografico perché per troppi anni non ha approfittato delle occasioni. Udine, invece, lo ha fatto, e pure bene. Ultimamente ci siamo impegnati a fondo per cambiare marcia e superare un immobilismo che ha quasi divorato il territorio: se penso a come la città ha trattato Fiat e Generali quando volevano investire in Porto Vecchio non posso non definire una scelta miope. Ma non si recuperano decenni di nulla pensando che la competizione sia con il Friuli. Che può e deve essere però un alleato prezioso se si ricomincia a programmare e a progettare in modo ambizioso, condiviso e senza gelosie e sovrapposizioni.

La città metropolitana serve davvero? E a chi?

A cittadini e imprese. Stiamo rilanciando il porto, il turismo, il Porto Vecchio, ma abbiamo bisogno di strumenti istituzionali più moderni. Perché le economie di scala in ambito portuale con Monfalcone e Capodistria significano più investimenti, un aumento del gettito fiscale e opportunità di lavoro per le imprese regionali, non solo triestine. In un periodo in cui i Comuni fanno fatica a gestire la manutenzione ordinaria, accedere ai fondi europei dedicati alle città metropolitane può contribuire a maggiori risorse per rifare strade, finanziare le imprese, abbassare le tasse, promuovere l’occupazione.

Sergio Cecotti: «Triestini, occhio ai politici. Sicuri che ci sappiano fare?»
Sergio Cecotti

Perché non si è fatta la città metropolitana pur essendo prevista dallo Statuto regionale come facoltà?

Purtroppo non l’unico caso in cui negli ultimi vent’anni la politica ha peccato di coraggio. Ricordo a qualche critico, appunto, che la previsione è contenuta nella legge Iacop ancora in vigore. Spero la mia iniziativa costringa a entrare nel merito.

Che garanzie ci sono che il nuovo assetto non si traduca in un altro carrozzone?

La città metropolitana non solo non crea, ma anzi taglia burocrazia: unificare l’erogazione di servizi su un territorio più vasto significa risparmiare denaro da poter utilizzare a favore di aree depresse. Ciò che il presidente di Confindustria Fvg ha chiesto alla politica.

Ma che ne facciamo, istituzionalmente, del Friuli?

Credo che progressivamente tutto il Fvg debba cominciare a pensarsi come un’unica area metropolitana: la mia proposta di un unico Porto regione andava proprio in questa direzione. Abbiamo gli stessi abitanti della provincia di Brescia, già oggi gli studenti triestini e udinesi fanno i pendolari fra le due sedi, per godersi uno spettacolo teatrale o una partita di calcio in regione ci si mette meno tempo di un abitante di Roma o di Londra. Non è assurdo continuare con i campanili?

La bocciatura del Consiglio Fvg sulla sua iniziativa parlamentare è stato un voto friulano contro Trieste?

Non so se è stato un voto contro qualcuno o contro qualcosa, sicuramente non è stato un voto a favore del futuro del Fvg. Emblematico che nessuno sia stato capace di spiegare perché la città metropolitana non vada istituita. Tutti si sono nascosti dietro al “metodo Russo”, argomentazione piuttosto debole.

Ma la partita resta aperta?

Non è mai stata chiusa: la mozione del Consiglio non incide in nessun modo sul percorso parlamentare. Ma non è Francesco Russo a doverla giocare, sono i cittadini triestini. Per questo ho lanciato una petizione online che continuerà con una raccolta firme in città. Spero che il sindaco Cosolini sia con me ai banchetti.

Ritiene che anche Serracchiani stia dalla parte di chi non vuole rinnovare l’assetto istituzionale?

La presidente sta insistendo sul tema del rinnovamento e della modernità della regione. A partire dalle sue istituzioni. Forse in questo caso ha prevalso la ricerca dell'equilibrio e della mediazione. Ma so per certo che crede nella necessità di dare a Trieste gli strumenti per renderla protagonista assoluta.

Sergio Cecotti dubita che la classe politica sia all’altezza del cambiamento. Che ne pensa?

Antico male della politica: tutti i gli ex, anche quelli di qualità come Ceccotti, tendono a pensare che chi viene dopo di loro non sia all’altezza. Pazienza. Io preferisco i fatti alle parole. Dicevano anche che nessuno sarebbe mai riuscito a sdemanializzare Porto Vecchio.

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