Francesco Giuseppe, l’ultimo monarca

di JEAN-PAUL BLED
Al tramonto della sua vita, Francesco Giuseppe si autodefinì l' "ultimo monarca della vecchia scuola". Di tutti i sovrani europei dell'epoca, egli è colui che ha regnato più a lungo. Salito al trono il 2 dicembre 1848 all'età di soli 18 anni, quando la società austriaca non si era ancora ripresa dai moti rivoluzionari, muore il 21 novembre 1916, nel mezzo della Grande Guerra. L'eccezionale durata del suo regno spiega il titolo scelto per la mostra a lui dedicata a Vienna in occasione del centesimo anniversario della sua morte: "L'imperatore eterno" ("Der ewige Kaiser").
Anche il suo mito, nato prima ancora che egli morisse, è riconducibile alla lunghezza del suo regno, così estesa che per i suoi sudditi era impossibile immaginarsi un futuro senza di lui. I suoi 68 anni sul trono furono caratterizzati da una serie impressionante di stravolgimenti politici, economici, sociali e culturali. Nel mezzo di ciò, la figura di Francesco Giuseppe è un punto fisso, un polo di equilibrio attorno al quale ruota quella strana galassia che è la monarchia asburgica.
Il suo lungo regno può venir letto come una successione di sfide. Dopo la rivoluzione del 1848 l'Austria vive momenti difficili. La crisi a oriente del 1853-1856 provoca la rottura, irreversibile, con la Russia. In due fasi, nel 1859 e nel 1866, avviene la sua espulsione dalla penisola italiana. La battaglia di Sadowa (Königgrätz) comporta la sua cacciata dalla Germania, lasciando via libera alla Prussia. La riconciliazione col nuovo impero tedesco avverrà senz'altro, ma nell'alleanza siglata nel 1879 Vienna sarà rapidamente relegata in secondo piano. A questi fallimenti si aggiungono le dure prove causate dalle vicende familiari. Francesco Giuseppe è colpito da diversi lutti brutali. In primo luogo, il 19 giugno 1867 ha luogo l'esecuzione di suo fratello Massimiliano, imperatore del Messico. Il 30 gennaio 1889 il figlio Rodolfo si toglie la vita nella residenza di caccia di Mayerling; l'11 settembre 1898 la moglie, l'imperatrice Elisabetta (la celebre Sissi), viene uccisa a Ginevra da un anarchico italiano. Il 28 giugno 1914, infine, il suo nipote ed erede al trono, l'arciduca Francesco Ferdinando, è assassinato a Sarajevo dal nazionalista serbo Gavrilo Princip. Una serie di duri colpi, anche se non tutti della stessa gravità per il Kaiser. Queste prove, sempre affrontate con grande dignità, hanno contribuito a rafforzare il culto formatosi attorno alla sua persona. Le feste organizzate in tutto l'impero in occasione dei giubilei del 1898 e del 1908, in occasione prima del cinquantesimo e poi del sessantesimo anniversario della sua ascesa al trono, sono indicative dei sentimenti dei suoi sudditi. Questo attaccamento beneficia anche dell'abnegazione con la quale Francesco Giuseppe si dedica all'adempimento dei propri doveri. Con lui, l'uomo si nasconde sempre più dietro il suo ruolo pubblico. I sudditi lo sanno, e ricambiano con riconoscenza e rispetto. Si alza alle quattro del mattino per iniziare la giornat. a di lavoro, quando la maggior parte di essi dorme ancora. La sua vita è così regolare che tutti sanno in qualunque momento della giornata cosa stia facendo, e dove si trovi. La sua figura tutelare non troneggia soltanto negli edifici pubblici, ma anche in numerose abitazioni private. Francesco Giuseppe è celebrato come colui che tiene insieme i vari popoli sotto il suo dominio, una funzione fondamentale in una monarchia multinazionale nella quale non può esservi altro legame fra le nazionalità che quello del patriottismo dinastico. È però un ruolo difficile, e Francesco Giuseppe ha cercato a lungo la formula che potesse permettergli di unire i propri popoli. A differenza di quanto tentato all'indomani della rivoluzione del 1848, finisce per prendere la decisione di stringere un'intesa privilegiata con gli ungheresi, sfociata nel compromesso del 1867 che riorganizza la monarchia su base dualistica.
Questo accordo reggerà fino alla Grande Guerra, assicurando a Francesco Giuseppe la stabilità che aveva cercato invano dal 1848. Il compromesso, però, ha conseguenze negative: il dualismo è una vera e propria bomba a scoppio ritardato. I rapporti di forza fra Vienna e Budapest si rovesciano, spingendo gli ungheresi ad alzare costantemente le loro richieste, al fine di stabilire fra le due metà della monarchia un semplice rapporto di unione personale. Cosa altrettanto grave, il compromesso scontenta le altre nazionalità, che si ritengono danneggiate da un sistema che avvantaggia gli ungheresi. Ne risulta un malessere che crescerà costantemente man mano che ci si avvicina alla Grande Guerra.
Eppure la secessione è reclamata soltanto da piccole minoranze. Di fatto, malgrado i conflitti fra le nazionalità, l'inizio della Prima guerra mondiale vede il patriottismo dinastico attorno alla figura di Francesco Giuseppe mantenere la propria vitalità. Al pari degli altri Paesi belligeranti, l'Austria-Ungheria conosce il fenomeno dell'"unione sacra". I popoli della monarchia rispondono all'appello lanciato loro il 29 luglio 1914. Si tratta però di un canto del cigno: diviene subito evidente che il conflitto sarà più lungo del previsto, e ciò avrà effetti deleteri, minando la solidarietà creatasi durante l'estate del 1914. Quando Francesco Giuseppe muore il 21 novembre 1916, il dubbio è già radicato: fra i viennesi che vogliono essere presenti alle sue esequie per un ultimo saluto al loro imperatore, in molti devono domandarsi se i funerali non siano quelli, anticipati, della vecchia monarchia. E tuttavia il mito di Francesco Giuseppe ha resistito alle sfide e al tempo, a quella sconfitta e al collasso della monarchia che avrebbero potuto distruggerlo. Come ha ben dimostrato Claudio Magris, gli scrittori se ne sono impossessati. Di contro alla barbarie che si è abbattuta sull'Europa, il suo mito ispira Il mondo di ieri di Stefan Zweig; da parte sua, Joseph Roth scrive che Francesco Giuseppe è l'imperatore della sua gioventù, e la sua figura è il cuore della Marcia di Redetzky. Quando infine le truppe hitleriane fanno il loro ingresso a Vienna nel marzo del 1938, l'eroe de La cripta dei cappuccini va a raccogliersi sulla tomba del vecchio imperatore.
(Nella foto, Francesco Giuseppe con la moglie Sissi)
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo