Fra ristori, migranti e Recovery Plan, Fedriga apre la partita con il nuovo esecutivo
TRIESTE Il governo torna almeno in parte “amico” e il presidente Massimiliano Fedriga attiva subito i canali della diplomazia interna al centrodestra. Il governatore è stato ieri in visita a Roma per presentare le istanze del Friuli Venezia Giulia al segretario della Lega Matteo Salvini, alla ministra per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. A tutti è stato lasciato un dossier di priorità, dove figurano in particolare la riscrittura dei patti finanziari con lo Stato, il confronto con le Regioni sul Recovery Plan, il contenimento della rotta balcanica e il nodo dei Ristori per le imprese montane del turismo. Fedriga ha inoltre sentito telefonicamente il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini.
Al momento non ci sono impegni formali: «L’esecutivo Draghi si è formato da pochi giorni – dice Fedriga – e si è trattato di colloqui interlocutori». Il confronto è per ora soprattutto con gli esponenti del centrodestra, ma il governo è frutto di una maggioranza trasversale e il presidente del Fvg assicura che «l’importante è portare a casa i risultati, senza guardare in faccia ai colori».
Il primo incontro romano è quello con Salvini, cui Fedriga ha chiesto di spingere sugli indennizzi alle attività ricettive danneggiate dalle chiusure e sull’approvvigionamento di vaccini. Ma in casa Lega il tema dell’immigrazione resta centrale e il Capitano si è impegnato a ottenere più controllo sul confine con la Slovenia, perché la primavera si avvicina e con lei la ripresa della rotta balcanica. A gestire il nodo ci sarà ancora la ministra degli Interni Luciana Lamorgese, criticatissima dal Carroccio per tutta la durata del Conte bis, ma Fedriga è convinto che il Viminale cambierà linea: «C’è una maggioranza diversa, che deve tenere in equilibrio le diverse sensibilità politiche, e spero che questo aiuti ad avere maggiore incisività sul confine orientale. L’immigrazione resta un capitolo aperto e va tenuta molto monitorata».
Almeno ufficialmente, non si è parlato di sottosegretari: per la Lega Fvg sono papabili Vannia Gava e Mario Pittoni, ma Fedriga chiarisce che «non ne abbiamo accennato, se ne occupa il segretario regionale Marco Dreosto».
A seguire il presidente ha visitato la ministra Gelmini, che gestirà i rapporti Stato-Regioni per conto del governo. In discussione ci sono la gestione della pandemia, ma ancor di più il rinnovo dei patti finanziari con il Fvg. Fedriga ha ricordato che «la firma sarebbe dovuta arrivare entro settembre» e concordato con l’esponente di Forza Italia una ripartenza «rapida e decisa». L’ultima richiesta è stata la pronta nomina dei tre designati del governo nella Commissione paritetica, cui la giunta regionale intende porre subito la questione del ritorno alle Province elettive e dell’assunzione diretta di alcune competenze sulle scuole del Fvg. Quello con Gelmini è «un rapporto di conoscenza di molti anni» e sarà fondamentale per Fedriga, che da mesi viene dato in procinto di sostituire l’emiliano Stefano Bonaccini alla guida della Conferenza Stato-Regioni, che oggi conta 14 presidenti di centrodestra su 21.
Il tour de force romano si è concluso in serata con la stretta di mano con Giorgetti, di cui Fredriga ha condiviso la sterzata europeista impressa alla Lega e l’ingresso del Carroccio nel governo Draghi. Anche se il presidente del Fvg continua a ripetere che «la fiducia l’ha decisa Salvini e non c’è stato certo bisogno di convincerlo». Con l’erede di Stefano Patuanelli al Mise, Fedriga ha fatto «il quadro di tutto il territorio parlando di sviluppo industriale e innovazione». Non è poi mancato il riferimento al porto di Trieste, di cui il governatore ha parlato invece al telefono con il ministro Giovannini. —
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