Fra negozi e ristoranti riesplodono i prezzi in Istria e Dalmazia

L’alta stagione turistica ha portato a un’impennata dei listini lungo le coste malgrado la riduzione dell’Iva in vigore da gennaio
Tourists walk the streets of the old town of Dubrovnik, Croatia, 28 June 2013. Croatia will join the European Union on 1 July 2013 with fireworks and fanfare, but also many questions about whether it is ready to live up to the standards to which it professes. ANSA/STRINGER
Tourists walk the streets of the old town of Dubrovnik, Croatia, 28 June 2013. Croatia will join the European Union on 1 July 2013 with fireworks and fanfare, but also many questions about whether it is ready to live up to the standards to which it professes. ANSA/STRINGER

RAGUSA (DUBROVNIK) Le associazioni dei consumatori tacciono, il governo croato pure ed ecco puntualmente in estate esplodere i prezzi lungo le coste di Istria e Dalmazia, gonfiati dalla presenza dei turisti. Si impennano i listini di frutta e verdura, ma anche le cifre richieste in ristoranti e locali vari. Tantissimi gli esempi che in questi giorni riportano i principali media del Paese. Se per una pizza di piccola dimensioni si sborsano nel centro di Spalato 90 kune (12,20 euro circa), ne servono ben 120 (16,3 euro) per un umile piatto di sardelle e patatine fritte sull’isoletta di Clarino, in Dalmazia. E ancora 120 kune occorrono per un banale hamburger da consumare sullo Stradone, la centralissima e storica passeggiata di Ragusa (Dubrovnik).

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Veduta di Ragusa (Dubrovnik)


Rovigno resta sul podio delle città più costose: basti pensare ai 6,8 euro segnalati per un chilogrammo di pesche nettarine. Anche a Pola i prezzi sono schizzati alle stelle, con un chilo di semplici pomodori che costa 22 kune (3 euro), oltre il doppio di quanto richiesto a Osijek, capoluogo della Slavonia.

Si potrebbe continuare, ma tirando le somme non ha avuto dunque alcun effetto in Croazia il calo (in vigore da gennaio) dal 25 al 13% dell'aliquota Iva per frutta, verdura, carne e pesce. I prezzi sono rimasti inalterati e ad approfittare del taglio all'imposta sono stati solo produttori e commercianti. Hrvoje Gregurić, presidente dell'Assocroata dei produttori di ortaggi, ha ammesso che la categoria ha tradito le attese dei consumatori: «Credevamo che la riduzione della tassa – ha dichiarato – avrebbe ridato fiato alla produzione nazionale. Invece continuiamo a importare prodotti dalle vicine ex repubbliche jugoslave, presentandoli con il marchio di Made in Croatia».

Anche sul fronte dei ristoranti intanto l’impennata dei prezzi è notevole. Ha fatto notizia l’episodio che ha visto una coppia di turisti australiani - ma di origini croate - vedersi presentare in un ristorante della Dalmazia un conto di 1100 kune, circa 149 euro, per due porzioni di branzino e mezzo litro di vino. Quando uno dei coniugi, in lingua croata, ne ha chiesto il motivo, uno dei camerieri ha candidamente risposto che pensavano trattarsi di una coppia di americani. E come per miracolo il conto è sceso di svariate centinaia di kune. —


 

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